fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it – di GIOVANNI LONGO E MASSIMILIANO SCAGLIARINI
Non lontano da Molfetta c’è una ex sala ricevimenti ormai abbandonata dove dovrebbe sorgere un albergo. E poi una palazzina nel cuore di Bitritto, e una serie di locali commerciali e di appartamenti sparsi in vari quartieri periferici di Roma. È da qui che si deve partire per raccontare la storia dell’ultimo tentativo – fallito – del presidente Mino Giancaspro per trovare i 3 milioni necessari a salvare il Bari.
Con quel contratto, l’acquirente diventa debitore di 3,7 milioni di euro nei confronti di Kreare. E quello stesso giorno, con una Pec, Giancaspro cede 3 di quei 3,7 milioni virtuali alla Fc Bari, altra controllata della Kreare. Un passaggio di carte con cui il patron biancorosso avrebbe voluto completare la ricapitalizzazione, ma che si è scontrata con il «no» da parte del collegio sindacale: la delibera del 6 giugno prevedeva infatti un «versamento», dunque denaro, e non conferimenti di qualsiasi genere.
Da lunedì scorso Giancaspro è in giro per l’Italia. È stato a Milano, dove ha incontrato tra l’altro persone vicine alla proprietà della Cremonese. E, con quel contratto in mano, sta cercando una banca disponibile ad erogare un anticipo sufficiente a salvare la società biancorossa. Fino ad ora con le banche non gli è andata bene. Il tentativo di farsi finanziare dalla Banca Popolare di Bari, dove è stato introdotto dall’imprenditore edile Pino Ricci (padre di un suo giocatore delle giovanili), si è concluso con l’apertura di un fascicolo di indagine per ostacolo alla vigilanza: quel canale è evidentemente chiuso. Giancaspro ha buoni rapporti in Mps, con cui fino a qualche settimana fa aveva in piedi trattative relative ai debiti della fallita Finpower (a proposito: ieri nel sottobosco impazzito del calcio barese si era diffusa la notizia di un’istanza di fallimento presentata da Finpower nei confronti della Kreare, ma è una bufala trattandosi solo di un atto di citazione). Di certo la situazione complessiva, i riflettori che si sono accesi sulle operazioni di Giancaspro, certo non aiutano: quando si deve parlare di soldi il contesto migliore è il silenzio.