Crac Ferri, assolti dopo 16 anni gli imprenditori di Corato: bancarotta costò il posto a 3mila dipendenti

fonte: CHIARA SPAGNOLO – bari.repubblica.it

Assolti dopo sedici anni e una lunga vicenda giudiziaria, che ne ha travolto l’impero economico: i fratelli Ferri di Corato (Antonio, Filippo, Francesco e Riccardo) non dovranno scontare alcuna condanna per il crac da 70 milioni che dal 2002 travolse le loro imprese, che all’epoca occupavano tremila dipendenti.

La Corte di Cassazione ha annullato, senza rinvio, la condanna emessa dalla Corte d’appello di Bari nel 2017, dichiarando estinte le ipotesi di bancarotta. Al lavoro da anni un pool di legali composto dagli avvocati Massimo Chiusolo, Giuseppe Iacobellis, Ludovico Mangiarotti, Enrico Martucci, Francesco Mascoli, Michele Paciulli e Ruggiero Sfrecola, che hanno chiesto e ottenuto il ribaltamento della sentenza nonostante la richiesta di conferma da parte della procura generale.
La vicenda del crac Ferri assume oggi ancora più importanza perché gli imprenditori di Corato – stando a quanto hanno denunciato alla Procura di Lecce – sarebbero tra le vittime del sistema corruttivo messo in piedi, negli anni passati, negli uffici giudiziari di Trani e di cui sarebbero stati promotori i magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta, arrestati a gennaio per corruzione in atti giudiziari insieme al poliziotto Vincenzo Di Chiaro.

Entrambi, nelle loro rispettive qualità di gip e pm, si occuparono di quelle società. Savasta coordinò l’indagine sulla bancarotta e Nardi dispose il sequestro dei beni e l’arresto di Riccardo Ferri e l’obbligo di dimora per gli altri fratelli. Secondo gli imprenditori, proprio queste iniziative della magistratura tranese, determinarono il tracollo delle aziende.

Su tale eventualità sono in corso le indagini degli inquirenti salentini, che indagano anche su altri presunti casi di corruzione, che avrebbero avuto come protagonisti Nardi, Savasta e altri colleghi all’epoca in servizio a Trani. Tra i casi più eclatanti sotto esame c’è quello del “re del grano”, Francesco Casillo, arrestato nel 2006, che ha ammesso di avere pagato ai giudici una tangente da 550mila euro per essere scarcerato.

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