Cossiga: «Le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale»

Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero Ministro dell’Interno.
 
In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito… Lasciarli fare (gli universitari, ndr).

Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università infiltrare il movimento con agenti provocatori; che devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri.
 
Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale.
Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano.
Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine, sì… questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio".
La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… Ma oggi c’è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente ”.

Questo è uno stralcio dell’intervista di Andrea Cangini all’ex-Presidente della Repubblica Francesco Cossiga che fu Ministro degli Interni alla fine degli anni ’70, oggi senatore a vita.

Ma già il 25 gennaio del 2007 in una intervista di Aldo Cazzullo per “Il Corriere della Sera” aveva dichiarato:

Cosa risponde a chi le rimprovera di aver soffiato sul fuoco del ’77?
«La migliore risposta la potrebbe dare Fausto Bertinotti. Quell’anno lo incontrai a Torino. Parlammo a lungo. Tornato a casa, disse alla moglie: questo è il ministro dell’Interno più democratico che potessimo avere».

Non ha nulla da rimproverarsi?
«Ho uno scrupolo. Io ho stroncato definitivamente l’autonomia: mandando i blindati a travolgere i cancelli dell’università di Roma e rioccuparla dopo la cacciata di Lama; poi inviando a Bologna, dopo la morte di Francesco Lorusso, i blindati dei carabinieri con le mitragliatrici, accolti dagli applausi dei comunisti bolognesi. Tollerammo ancora il convegno di settembre; poi demmo l’ultima spazzolata, e l’autonomia finì. Ma la chiusura di quello sfogatoio spostò molti verso le Brigate rosse e Prima Linea».

Sta dicendo che se potesse tornare indietro non manderebbe più i blindati all’università di Roma o a Bologna?
«Mi farei più furbo. Incanalando la violenza verso la piazza, l’avremmo controllata meglio, e alla lunga domata. Riconquistando la piazza, si spinsero le teste calde verso la violenza armata».

Quindi Cossiga ha confessato. Ne va preso atto. Ha solo detto quello che la maggior parte degli italiani sapeva: l’Italia non è una vera democrazia. Forse non lo è mai stata. Quante fandonie ci hanno raccontato da Piazza Fontana in avanti? Sul G8 di Genova? Chi ha attivato il timer delle stragi di Stato?

Cossiga ci ha fornito una lezione magistrale della strategia della tensione. Però, ora, dopo quelle frasi, va dimesso dal Senato e ritirata la sua nomina a presidente emerito della Repubblica Italiana. Vogliamo sperare che qualche deputato o senatore avanzi la proposta in Parlamento.
Se rimane al suo posto è una vergogna per il Paese e un insulto ai professori e agli studenti. Non va picchiato, è anche lui un docente anziano. Va solo accompagnato in una villa privata e avere molta cura di lui.

Un consiglio ai ragazzi: portate alle manifestazioni una telecamera, riprendete sempre chi compie atti di violenza. Vedremo chi sono, da dove vengono, se sono dei ‘facinorosi’, come dice o “agenti provocatori pronti a tutto”, come suggerisce Cossiga.

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