Nove milioni di euro stanziati dal ministero dello Sviluppo industriale per attività mai realizzate per il contratto di programma legato alla centrale di Santa Domenica a Scandale sono tornati allo Stato. E altri cinque starebbero per tornarvi. Ma c'è di più, perché il recupero di questi crediti sarebbe avvenuto per iniziativa delle stesse società debitrici, vale a dire "Ali.bio" ed "Eurosviluppo industriale".
La prima avrebbe già sanato il suo debito che ammontava a quasi nove milioni; la seconda avrebbe chiesto di poter sanare a rate il suo, che ammonta a poco più di cinque milioni di euro. E poi ce ne sarebbe una terza, la "Consorzio eurosviluppo", per la quale Equitalia si sarebbe insinuata nel fallimento, con l'intenzione di recuperare altri cinque milioni di euro rifacendosi sui beni dell'azienda una volta confermato il suo fallimento.
Le tre società sono tra quelle coinvolte nella complicata inchiesta che la Procura di Crotone (pm Pierpaolo Bruni) sta conducendo sui presunti illeciti legati alle autorizzazioni date a suo tempo per costruire l'impianto di Santa Domenica ed al Contratto di programma collegato alla realizzazione della centrale. Quest'ultimo strumento avrebbe dovuto dare vita alla cosiddetta "filiera energetica", una serie di imprese da creare attorno alla centrale a turbogas inaugurata di recente. Appoggiandosi a consistenti finanziamenti pubblici (circa 130 milioni di euro stanziati dal Cipe) "Eurosviluppo industriale" avrebbe dovuto realizzare l'intero contratto di programma di Scandale attraverso alcune società incaricate di costruire la centrale e le attività ad essa collegate.
Tra queste società c'erano anche "Consorzio eurosviluppo" e "Ali.bio", che in particolare avrebbe dovuto realizzare alcune serre sfruttando il calore e l'energia a basso costo prodotta dalla centrale a turbogas. Ebbene "Consorzio eurosviluppo" è stata dichiarata fallita il 10 febbraio del 2009; nei confronti di "Ali.bio" ed "Eurosviluppo industriale", invece, l'Ufficio di Procura ha avviato istanza di fallimento nel corso dell'inchiesta. Un'inchiesta che oltre a portare alla luce presunti illeciti di una certa gravità, quanto meno è servita come strumento di pressione affinché venissero restituiti i fondi pubblici percepiti senza alcuna ricaduta sul territorio.
Lievemente diversa la questione legata a "Consorzio eurosviluppo", per la quale Equitalia si sarebbe insinuata nel fallimento, dichiarato nel febbraio 2009: in pratica l'agenzia incaricata della riscossione del credito avrebbe sottoposto le sue richieste da creditore al giudice incaricato di dirimere la vicenda legata al fallimento. Ragion per cui, nel momento in cui il fallimento dovesse essere definitivamente confermato, Equitalia si rifarebbe sui beni della società per recuperare i cinque milioni di euro di cui lo Stato è creditore.
A farne le spese tutti i creditori, «primi tra tutti il ministero dello Sviluppo economico e la Regione Calabria, circostanze che hanno indotto l'Ufficio di Procura ad avviare istanza di fallimento nei confronti delle società "Eurosviluppo industriale" e "Ali. Bio"». È per questo che Aldo Bonaldi (51 anni di Cremona, già indagato nel procedimento sul fallimento di Cellulosa 2000), Roberto Baroni (57 anni di Pavia), Giuseppe Carchivi (48 anni di Isola Capo Rizzuto), Michelangelo Marinelli (39 anni di Modena), Roberto Mercuri (39 anni di Lamezia Terme), Annunziato Scordo (64 anni di Bovalino), insieme a Corrado Ciccolella (56 anni di Molfetta), sono tutti accusati di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta in una della "tranche" dell'inchiesta.
Una vicenda dalla quale lo Stato a breve dovrebbe recuperare almeno quattordici milioni di euro. Fondi che erano stati destinati in maniera specifica allo sviluppo del territorio crotonese. E che quindi, al territorio crotonese dovrebbero ritornare, sia pure sotto le vesti che lo Stato sceglierà. Verificare che questo accada realmente, e che i finanziamenti non si disperdano in iniziative da realizzare lontano dal crotonese, sarà compito della politica.