di Lorenzo Pisani – www.molfettalive.it
A vent’anni da Tangentopoli, una commissione voluta dal ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, ha stilato un rapporto sulla corruzione in Italia.
A coordinare i lavori, Roberto Garofoli, Capo di gabinetto del ministro. Il magistrato del Consiglio di Stato a febbraio è stato ospite di Sky Tg24 Mattina, programma di approfondimento della rete satellitare “all news”.
L’intervista è stata pubblicata su YouTube. A colloquio con il giornalista Roberto Inciocchi, Garofoli ha illustrato il lavoro svolto in poco meno di un mese.
Ciò che è emerso in prima battuta agli autori del rapporto è il divario, ha spiegato il magistrato molfettese, tra i dati giudiziari e la percezione della corruzione. I primi parlano di un fenomeno fortemente in discesa. Uno su tutti: «Si è passato da 1.700 condanne nel 1996 ad appena 240 condanne dieci anni dopo, nel 2006. Tutt’altro appare dai criteri che fotografano la percezione: percentuale altissima, di gran lunga superiore alla media europea, di persone che denunciano di aver pagato retribuzioni non dovute per servizi pubblici.
È bene dire che si tratta di dati che non hanno un supporto scientifico: pensare che l’Italia sia un paese nel quale i maggiori difetti europei si danno appuntamento, forse è un eccesso critico e tuttavia non c’è dubbio che i dati attestino una situazione se non allarmante di certo non rassicurante. Occorre fare i conti con questi dati nell’elaborare le soluzioni di contrasto».
Importante aggredire il fenomeno: «Ciò che è mancata da tangentopoli è stata un’organica politica di contrasto e probabilmente anche l’attenzione – non soltanto politica ma anche soprattutto mediatica – sul fronte della repressione della corruzione».
Repressione, ma anche prevenzione. L’obiettivo è quello di incidere sulle occasioni di corruzione. Moltiplicando le barriere, inserendo all’interno di ciascuna amministrazione dei presidi anti-corruzione, individuando dei soggetti responsabili dell’elaborazione di piani di prevenzione.
Individuate le aree in cui più alto è il pericolo, dovrebbe attuarsi – ha ribadito Garofoli – una rotazione degli incarichi. Bisognerebbe intervenire anche sull’integrità dei funzionari pubblici, sulle regole di accesso alla burocrazia pubblica, «incentivando il merito, i meccanismi concorsuali, ma anche prevedendo delle incompatibilità rigide tra chi ha assunto in passato incarichi politici e l’assunzione di incarichi burocratici, tra chi ha lavorato in società che hanno avuto rapporti con l’amministrazione e l’assunzione di cariche all’interno dell’amministrazione».
Ma c’è anche l’ipotesi di un premio per chi denuncia. Una tutela, questa, più volte sottolineata dagli organismi internazionali: «In particolare negli Stati Uniti questo sistema ha comportato un passo in avanti nella lotta alla corruzione».
Il disegno di legge è in esame, in seconda lettura, alla Camera. L’auspicio del magistrato è che possa essere approvato già nelle prossime settimane.