Confisca definitiva dei beni della “Boutique del Falso”

La confisca, disposta dalla Corte d’appello di Bari a gennaio di quest’anno, è ora divenuta definitiva a seguito di pronuncia della Corte di Cassazione sulla inammissibilità  del ricorso da parte di Caiati.A.

A giugno del 2016 i militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Molfetta, nell’ambito dell’operazione “Boutique del Falso”, in applicazione della normativa contenuta nel D.Lgs n. 159/2011 (c.d. Testo Unico Antimafia) e dopo i precedenti sequestri, eseguirono il provvedimento di confisca del patrimonio nei confronti di Caiati A., residente a Molfetta ma originario di Bitonto (soggetto noto alle forze dell’ordine e già condannato in via definitiva per i reati di ricettazione e contraffazione). 

Il provvedimento, emesso dalla Sezione III in Funzione di Tribunale della Prevenzione del Tribunale di Bari, riguardava 2 motoveicoli (Yamaha e Vespa Piaggio), 2 autovetture (Smart e Volvo XC60), ed il saldo attivo di un conto corrente bancario su cui sono confluiti i proventi della vendita dei beni strumentali della ditta di abbigliamento nella titolarità del soggetto, cancellata dal Registro delle Imprese. Al termine di minuziosi accertamenti il signor Caiati A. risultò avere un tenore di vita sproporzionato rispetto al reddito dichiarato. Infatti, come accertato dai militari, lo stesso, a fronte di redditi poco più che sufficienti al suo sostentamento (circa 600 euro mensili), fra il 1997 ed il 2014 ha acquistato e successivamente rivenduto circa 20 veicoli, anche di grossa cilindrata, ed ha avviato, dal 2003, il noto esercizio commerciale di abbigliamento “Calì Atelier” (Viale Pio XI, 27) pur avendo negli anni immediatamente precedenti subito grosse perdite nell’esercizio di altra attività imprenditoriale. Nel 2013, furono sequestrati migliaia di capi contraffatti di note griffe nazionali ed estere da parte delle fiamme gialle molfettesi. Nella circostanza la merce era stipata in un box, adibito a vera e propria “boutique” con tanto di specchio per la prova dei capi fasulli, non molto lontano dall’esercizio commerciale ove, ufficialmente, lo stesso esercitava il commercio al dettaglio di abiti firmati. L’amarezza che rimane nei comuni cittadini è di essere stati truffati per aver comprato capi di abbigliamento con grandi firme abilmente taroccate.

fonte video: BariTodayRedazione

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