Il meccanismo era collaudato: gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate si presentavano nelle sedi di piccole e medie imprese e facevano intendere che i controlli che stavano per eseguire avrebbero potuto portare a conseguenze pesantissime nei loro confronti. Meglio pagare: con denaro contante, con beni materiali e persino con la promessa di assunzione di loro congiunti da parte degli imprenditori. Una volta ottenuto quanto richiesto, i controlli si risolvevano in nulla di fatto, o con multe irrisorie rispetto al valore delle infrazioni commesse e non rilevate.
Sono già 9 i casi accertati ed altri sono oggetto, in questi giorni, di ulteriori approfondimenti da parte della Procura di Trani e della Guardia di finanza di Barletta con l’ausilio ed il supporto tecnico della stessa Agenzia delle entrate.
Nel frattempo, questa mattina sono scattate le manette ai polsi di 4 ispettori dell’Agenzia, mentre per altri 4 sono state eseguite delle ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Gli otto sono equamente distribuiti tra le Agenzie di Bari e di Barletta.
E’ il frutto di un complesso lavoro di controllo della compagnia di Barletta della Guardia di Finanza coordinato dal sostituto procuratore Michele Ruggiero. Ad illustrare i particolari dell'inchiesta è stato lo stesso procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo.
Le indagini, partite dalle operazioni “Work Market 1 e 2” del 2009 e che portarono all’arresto di una trentina di persone, sono state ricomprese nell’operazione di oggi.
L’inchiesta si è avvalsa di intercettazioni telefoniche ed ambientali, acquisizione di dichiarazioni, riscontri documentali e controlli su verifiche fiscali eseguite dall’Agenzia delle entrate ed hanno fatto luce su un sistema criminoso radicato e continuativo perpetrato da alcuni funzionari dell’agenzia delle entrate di Barletta e di Bari in danno di imprenditori del Nord barese.
In particolare, le 9 ispezioni finite al centro dell’inchiesta riguardano imprese operanti ad Andria, Barletta, Canosa, Molfetta e Trani.
L’operazione della Finanza, come detto, ha portato all’emissione di una ordinanza di custodia cautelare delle 8 persone per i reati di concussione, millantato credito, truffa e rivelazione del segreto d’ufficio.
In carcere sono finiti Pietro Pappolla, di 65 anni di Trani; Antonio Di Leo, di 52 anni, di Barletta; Michele De Cesare di 55 anni, di Bari; Giuseppe Rizzi di di Ceglie del Campo, di 46 anni. Ai domiciliari, invece, sono finiti Luca Lerro, di 53 anni di Bari e la sua convivente Nunzia Ciminiello di 48, di Bari; Saverio D’Ercole, di 50 anni di Andria e Luigi Pesce, di 50 anni, Andria.
«La Direzione Regionale della Puglia ha prestato la massima collaborazione agli inquirenti, nell’ambito dell’indagine della Procura di Trani che ha portato all’arresto di otto dipendenti in servizio presso gli Uffici delle Direzioni provinciali di Bari e Barletta-Andria-Trani», riferisce un comunicato dell'Agenzia delle Entrate.
«L’Agenzia, inoltre – si legge -, attraverso il proprio servizio di audit interno, continuerà a collaborare con la Procura per fare piena luce sulla vicenda e adottare i provvedimenti sanzionatori necessari. Quello di vigilare sulla correttezza ed onestà dei propri dipendenti, infatti, resta un punto di cruciale e costante attenzione per l’Amministrazione finanziaria.
Nel condannare con fermezza ogni comportamento illecito di cui si siano resi protagonisti alcuni dipendenti infedeli, la Direzione Regionale ribadisce anche che il rispetto dei principi di correttezza e integrità professionale è la regola alla quale si attiene la stragrande maggioranza dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate, nel quotidiano svolgimento dei compiti loro assegnati. Per quanto riguarda, infine, gli otto dipendenti raggiunti da misure restrittive della liberà personale, uno di essi era già stato licenziato l’anno scorso e due erano in pensione. Nei confronti degli altri cinque è già stato adottato il provvedimento di sospensione dal servizio».