Con l’operazione “Anno Zero” sgominato a Terlizzi il clan “Dello Russo”

Un plauso e un ringraziamento particolare al Dott. Giuseppe Maralfa e a tutti gli uomini della Compagnia dei Carabinieri di Molfetta e della Tenenza di Terlizzi . 

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Si è svolta nella notte scorsa, fino alle prime luci del giorno, una vasta operazione antimafia dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari, della Compagnia di Molfetta e della Tenenza di Terlizzi, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari (di cui fa parte il molfettese Dott. Giuseppe Maralfa)Oltre 250 i militari impiegati, con unità cinofile, metal detector, sofisticate strumentazioni ed un elicottero sono stati utilizzati dai Carabinieri per chiudere il cerchio sul gruppo DELLO RUSSO” di Terlizzi.

L’operazione, denominata “ANNO ZERO”, ha portato all’arresto di 27 persone, tra cui 19 in carcere e 8 ai domiciliari (con altri 2 attualmente ricercati), sgominando un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante della disponibilità di armi. L’attività di intercettazioni telefoniche, ambientali e videoriprese, è cominciata nel 2014 e si è arricchita negli anni delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, inizialmente terlizzesi vittime di minacce da parte del gruppo criminale, poi bitontini. Si tratta, in questo caso, dei pregiudicati divenuti collabori di giustizia dopo l’omicidio dell’anziana Anna Rosa Tarantino, uccisa per errore a Bitonto durante un agguato mafioso nel dicembre 2017.

L’indagine avviata nel 2014 dalla Tenenza di Terlizzi e poi proseguita congiuntamente, sino al luglio 2018, dalla Compagnia di Molfetta e dal Nucleo Investigativo di Bari, sviluppata mediante incessanti servizi di osservazione e pedinamento effettuati in territori ostili e per mezzo di costanti attività tecniche d’intercettazione telefonica ed ambientale, nonché attraverso attività di riscontro alle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia che hanno consentito di:

documentare una abbondante serie di elementi che dimostrano il perdurante operare dell’organizzazione criminale facente capo a Dello Russo Roberto – legato a Conte Domenico, affiliato al clan Capriati di Bari ed operativo a Bitonto – affiancato dai suoi soci De Sario Giambattista Ficco Paolo, attiva con carattere di stabilità nella vendita e distribuzione di sostanze stupefacenti di ogni tipo nel territorio di Terlizzi, stabilmente controllato con modalità violente affinché nessun altro potesse esercitare, neppure a livello episodico e/o individuale, la medesima attività illecita. A Roberto Dello Russo e a Paolo Ficco, infatti, sono contestate anche le lesioni con sfregio permanente del viso in danno di uno spacciatore, ‘punito’ perché aveva smerciato sulla piazza, della marijuana di cui si era approvvigionato in altro comune;

sequestrare droga nella disponibilità della consorteria che manteneva importanti rapporti “commerciali” con sodalizi attivi nel capoluogo e nella provincia di Lecce e riforniva di narcotico, in regime di monopolio, le varie piazze di spaccio di Terlizzi – gestite da propri referenti, i quali erano responsabili dell’attività di smistamento del narcotico in favore dei componenti delle varie batterie di spaccio al minuto – nonché quelle di Bitonto, controllate dal gruppo mettente capo a Domenico Conte;

ricostruire la composizione ed il modus operandi delle varie squadre di spacciatori al dettaglio attive a Terlizzi – ciascuna specializzata nello smercio di una determinata tipologia di stupefacente (marijuana, hashish, cocaina ed eroina) – che raccoglievano le richieste su utenze telefoniche fittiziamente intestate a terzi (utilizzando un linguaggio criptato per indicare la qualità e la quantità richiesta, del tipo “mezz’ora”, “un’ora”, “mezza birra” “una birra”, “birra grande”, “birra piccola”, “un fratello grande”, “un fratello piccolo”, “colore bianco”, “colore nero”) ed eseguivano le consegne in favore degli acquirenti – provenienti anche dai vicini comuni di Ruvo di Puglia, Corato, Molfetta e Giovinazzo – prevalentemente in aree periferiche o rurali del paese ove i pusher occultavano il narcotico – già suddiviso in dosi – all’interno di contenitori nascosti tra la vegetazione ovvero nei muretti a secco oppure celandolo in pacchetti di sigarette abbandonati in luoghi isolati.

foto di Luca Turi

 

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