Con il “Milleproroghe” tornano le trivelle: il pericolo incombe sui mari della Puglia

«Nei mari che bagnano la Puglia potranno partire le ricerche di petrolio e gas perché non è stata prorogata la moratoria prevista dall’art. 11 ter del DL 135/2019. La norma è scomparsa dal decreto Mille proroghe approvato dal Consiglio dei Ministri del 23 dicembre. La norma per la proroga della moratoria era stata inserita nella prima bozza ma poi è sparita misteriosamente. La responsabilità è dunque del governo e in particolare dei ministri Patuanelli e Costa del M5s». Lo affermano Fulvia Gravame e Mimmo Lomelo, co-portavoce dei Verdi Puglia ed esponenti di Europa Verde.
«Il partito delle iniziative ‘Giù le mani dal nostro mare’ – proseguono – si è reso responsabile del via libera a ben 53 permessi di ricerca nello Jonio e nell’Adriatico. Per noi Verdi non è una sorpresa. Nella campagna elettorale 2018 per le politiche abbiamo già fatto notare che il M5s andava avanti a slogan e che nell’attività parlamentare i suoi esponenti ben poco avevano fatto pur disponendo di numeri significativi». «Ai nostri occhi – aggiungono – erano già ben visibili le contraddizioni in materia di Ilva, di migranti e di democrazia interna». «Oltretutto – precisano – il via libera alle ricerche di petrolio e gas costituisce un freno all’industria turistica che in Puglia si basa proprio sulla bellezza del mare. E’ necessario avviare una stagione di lotta contro questa politica fossile che distrugge il nostro futuro e i Verdi pugliesi saranno in prima linea insieme a chi ci vorrà stare». «Chiediamo al presidente Emiliano – concludono – di sostenere questa battaglia per tutelare i mari che bagnano la Puglia».

L’APPELLO DEL SINDACO DI MONOPOLI –  «E’ di nuovo allarme trivelle. La moratoria alle ricerche petrolifere non ha avuto proroghe e scadrà a febbraio. E se non ci sarà un piano, saranno 54 i permessi finalizzati alla ricerca di idrocarburi. Uno tra tutti è quello nel tratto di costa a noi noto». Lo scrive su Facebook il sindaco di Monopoli (Bari) Angelo Annese, preoccupato del fatto che il governo nazionale non abbia ancora prolungato la moratoria per sospendere le attività di ricerca e sviluppo delle risorse di gas e petrolio nel mare italiano. Tra i 54 permessi in stand-by ci sono alcuni che interessano la Puglia, compresa una zona tra Monopoli e Polignano. «Come abbiamo già fatto quando è stato necessario, siamo pronti a dare battaglia senza tregua. In ogni dove faremo sentire la nostra voce e le nostre iniziative legali», annuncia il sindaco di Monopoli. 

MILLEPROROGHE – «Saranno 53 i permessi di ricerca finalizzati alla ricerca di idrocarburi che potranno essere autorizzati nelle prossime settimane dal Mise (l’elenco è consultabile qui:) dopo che i termini previsti dall’art.11 ter del DL 135/2019, che aveva previsto una moratoria di 24 mesi per il rilascio di nuove autorizzazioni a trivellare, stanno scadendo nonostante una proroga di sei mesi già concessa nel febbraio del 2020». Lo denuncia il coordinatore nazionale de Verdi Angelo Bonelli.
«Dal decreto legge milleproroghe è scomparsa la norma che prorogava la moratoria per le autorizzazioni a nuove ricerche di petrolio in terraferma e a mare e in virtù di ciò potranno essere autorizzate nuove domande di ricerca a trivellare perché la legge prevedeva che la moratoria di 24 mesi sulle nuove autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi dovesse essere finalizzata alla redazione del piano delle aree idonee ( PiTESAI) da realizzare entro 18 mesi dalla pubblicazione in GU della legge, in assenza di questo piano sempre secondo l’art.11 ter del DL 135/ 2019 i procedimenti e le istanze di permesso riprendono efficacia entro 24 mesi: la scadenza dell’adozione del piano è febbraio 2021», aggiunge Bonelli.
«Questo piano – continua l’esponente dei Verdi- non è stato redatto per cui nelle prossime settimane permessi di ricerca e autorizzazioni a trivellare potranno essere concessi a partite a regioni come l’Emilia Romagna, Basilicata dove si concentrano le maggiori istanze di ricerca di idrocarburi, nel mar Adriatico, Ionio e nel canale di Sicilia. Il governo italiano non sta lavorando alla transizione energetica e continua a puntare sulle fonti fossili, ad esempio nel mar Adriatico a largo di Rimini si blocca un impianto offshore di produzione di energia eolica mentre il governo dà il via libera alle trivelle: una contraddizione eticamente inaccettabile».
«I responsabili di questo pasticcio sono i ministri dell’Ambiente Sergio Costa e dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che non hanno redatto il piano che loro stessi avevamo proposto nel DL semplificazione 135/2019, due ministri del M5S si sono resi responsabili di questo pasticcio ovvero far decadere la moratoria sulle trivellazioni perché non hanno redatto e adottato il piano che la legge da loro voluta e scritta prevedeva», conclude.

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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