Compleanni con i botti in due finiscono nei guai

Fuochi di artificio, torta, spumante e denunce penali. L’apoteosi della festa in stile «gomorra» (i fuochi pirotecnici sono da sempre uno dei linguaggi utilizzati dalla malavita) arriva preferibilmente a tarda ora, perché il party non è abbastanza «glamour» se non riesci a buttare giù dal letto l’intero vicinato o costringerlo ad affacciarsi al balcone per imprecare in sette lingue. Ci sono riusciti sabato sera gli organizzatori di due feste di compleanno che hanno scelto come «rampa di lancio» per la loro artiglieria non autorizzata, Piazza del Risorgimento al Libertà, alle 8 di sera, e poi largo Luigi Giannella sul lungomare di Madonnella. Due party diversi, entrambi per festeggiare il compimento della maggiore età. Nel primo caso l’organizzatore dello spettacolo, papà della festeggiata, è stato immortalato dalle telecamere del sistema di sicurezza pubblico. Il patron raggiunto dalla Polizia locale e dalla Polizia di Stato è incorso in una denuncia penale.

Stessa sorte toccherà al suo omologo di largo Giannella una volta che gli agenti lo avranno rintracciato. Questi improvvisati «fochini» clandestini (coloro che provvedono all’accensione delle micce) non hanno licenza, non hanno sostenuto un esame tecnico, né sono in grado di esibire il certificato – obbligatorio per legge – rilasciato dal servizio sanitario nazionale o da un medico militare o di polizia, attestante che «l’interessato non è affetto da malattie mentali o da vizi che ne diminuiscano, anche temporaneamente, la capacità di intendere e di volere». Sulla ridotta capacità di intendere e di volere in effetti ci sarebbe da discutere. Solitamente questi virtuosi del botto abusivo (come in questo caso) il più delle volte sottovalutano i rischi e sulla pericolosità di certe rappresentazioni. Eppure non si fanno mancare nulla. Cominciano in «sordina» accendendo prodotti pirotecnici declassificati (i meno potenti e pericolosi); passano poi a quelli di quinta categoria, gruppo C (ad esempio piccoli razzi, piccoli petardi, combinazioni di tubi monogetto, piccoli sbruffi) e concludono l’esibizione con qualche pezzo forte di IV categoria (ad esempio bombe aeree cilindriche e sferiche, batterie, razzi) prodotti per lo più professionali e comunque vendibili solo presso esercizi autorizzati dal Prefetto (mai ambulanti) a persone munite di specifiche licenze di polizia. Insomma è il trionfo della clandestinità, dell’abuso sul quale ha voluto dire la sua anche il sindaco Antonio Decaro.

«Ogni giorno – si è lamentato – arrivano segnalazioni di episodi di questo tipo, da diverse parti della città». La misura è colma. Queste esibizioni rappresentano a Bari il recupero e la valorizzazione, spesso compiaciuta, di ciò che è deteriore, grottesco, volgare. Da mesi rappresentano la cornice di quella «mala-movida» di cui «La Gazzetta» ha scritto più e più volte. La caccia ai responsabili nella migliore delle ipotesi si estingue con una ammenda. Ai sensi dell’articolo 703 del codice penale «chiunque, senza la licenza dell’autorità, in un luogo abitato o nelle sue adiacenze, o lungo una pubblica via o in direzione di essa spara armi da fuoco, accende fuochi d’artificio, o lancia razzi, o innalza aerostati con fiamme, o, in genere, fa accensioni o esplosioni pericolose, è punito con l’ammenda fino a euro 103». Certo il secondo comma prevede che «se il fatto è commesso in un luogo ove sia adunanza o concorso di persone, la pena è dell’arresto fino a un mese» ma è una circostanza che si verifica di rado. I «fochini» non valutano i rischi ma di rado sparano sulla folla. Fontane, bengala, razzi, bombette, rauti: sembra che a Bari sia San Silvestro tutto l’anno. I botti sono spesso legali ma chi vuol fare più rumore compra al mercato nero, alimentando un giro che viene ge- stito dalla piccola criminalità.

Chi lavora nel settore legale racconta che prima della crisi si facevano buoni affari. Sagre e feste religiose erano il business delle aziende di giochi pirotecnici. Adesso bisogna accontentarsi delle ri- correnze di famiglia per far andare avanti la ditta. E il giro illegale a Bari sta mangiando clienti a chi produce e vende rispettando le regole. Il business sta crescendo. Il rito si ripete ogni sera. Succede a Carrassi, al San Paolo, a Bari Vecchia, a San Gi- rolamo, a Japigia, a Madonnella, a Libertà, a San Pasquale, nel Murattiano. A fare rumore, ad illuminare il cielo sono spesso i fuochi della camorra ma anche i botti di gente comune che festeggia battesimi, cresime, prime comunioni, matrimoni, compleanni, lauree e promozioni, il tutto in stile Casamonica.

Batterie pirotecniche infiammano il cielo buio, piazzate per strada, sui balconi, nei giardini, in punti strategici del quartiere, del rione, affinché il messaggio subliminale possa giungere forte e chiaro a tutti. Agli affiliati del clan e ai rivali, alla gente comune e forse anche alle forze dell’ordine per ricordare che la criminalità ama festeggiare soprattutto quel genere di eventi che sanciscono la sconfitta dello Stato. Il «botto» clandestino è una tradizione che può avere mille significati. La festa per il «mammasantissima» uscito di galera che torna a casa (un modo per avvertire tutto il vicinato: «Lui è di nuovo tra noi», un’ altra battaglia è stata vinta davanti ai giudici come accadde nel gennaio del 2016 con la scarcerazione del padrino Savino Parisi, mezz’ora di fuochi in strada, nei pressi del carcere e poi caroselli di auto); la luminosa e rumorosa esultanza perché la partita di droga è arrivata oppure perché è stata smaltita prima del tempo. Una nuova alleanza di sangue. Ci sono poi i festeggiamenti «crudeli»: per la «stesa» (il raid armato) andata a segno, per la morte o la carcerazione di un nemico. Ma anche, più banalmente, la figlia del boss che si sposa. Il battesimo del nipotino. Il rampollo del padrino che diventa maggiorenne. Lo spettacolo pirotecnico è uno dei lin- guaggi tradizionali della malavita organizzata oramai mutuato dalla «società civile». Festa è rumore, naturalmente fuorilegge perché manca sempre l’autorizzazione di pubblica sicurezza. Si «spara» tanto, si spara troppo e la gente a Bari pensa: «Deve essere un segnale dei clan. Chi è uscito di galera».

Il sospetto è che la criminalità abbia inventato una specie di nuovo «Codice Morse» fatto di luci, colori e rumori. Tutti questi botti potrebbero avere anche un altro significato, essere utilizzati per impartire un comando, lanciare una intimidazione. Ma è anche un modo, per le famiglie di camorra, di rivendicare il controllo del territorio, per spaventare gli avversari, per rimarcare la propria presenza dominante in alcune zone. Un modo per dire «Siamo qui! Continuiamo a comandare! Non vi libererete di noi». E potrebbero essere questo per gli investigatori anche un modo per aggiornare la mappa delle alleanze della camorra.

fonte: LUCA NATILE – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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