Una tonnellata di droga sequestrata (valore di oltre 6 milioni di euro), 19 arresti e una banda internazionale di trafficanti sgominata. Operazione The Butchers, i macellai, dall'attività del capo del sodalizio criminale che dietro a una macelleria e due salumerie di Toritto, nel barese, celava un business milionario.
In manette è finito anche lui, il pluripregiudicato Cosimo Zonno, 68 anni, di Toritto, considerato uno dei maggiori fornitori di sostanze stupefacenti della Puglia. E non solo. E' da lui che si rifornivano – come all'ingrosso – spacciatori e clan attivi in tutta Italia.
Erano la macelleria e le due salumerie della famiglia Zonno a costituire le basi operative del gruppo criminale, che si spartiva i profitti con gli uomini dei boss albanesi Arben Paluka, attualmente latitante e ricercato, volto noto alla procura antimafia e alla guardia di finanza di Bari, e il narcotrafficante Eduart Premtaj, principale referente nel Salento.
Qui l'albanese, integratosi benissimo con il tessuto sociale del territorio, era considerato per le organizzazioni d'Oltre Adriatico un vero e proprio basista: era lui a ricevere dal Paese delle Aquile gli ingenti quantitativi di droga che venivano sbarcati sulle spiagge del Salento. Ma lo stupefacente arrivava anche da Spagna e Olanda.
Gli arresti – Destinatari del provvedimento cautelare emesso dal gip del Tribunale del capoluogo pugliese su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia sono 9 italiani, 9 albanesi e una cittadina polacca. Altri sei albanesi sono tuttora ricercati, mentre 20 persone (17 italiane e tre albanesi) risultano indagate. L'accusa è di associazione per delinquere dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Sono stati sequestrati a titolo preventivo beni mobili e immobili riconducibili a nove indagati: due salumerie a Toritto, una macelleria a Grumo Appula, quote di una società di Bari, tre fondi rustici a Toritto e uno a Terlizzi, un appartamento a Bari, quattro fondi rustici e un fabbricato nel Salento, una ditta nel Gargano, due auto e due motocicli per un valore complessivo pari a circa tre milioni e 700 mila euro.
I nomi – I nove italiani sono
Cosimo Zonno, detto 'Fuje fuje',
Vincenzo Zonno, 25 anni,
e Leonardo Mastroserio, 36, detto 'U' gnur', tutti di Toritto;
Roberto Dello Russo, detto 'Il malandrino', 30, di Terlizzi;
Teodoro Rotolo, 57, di Acquaviva delle Fonti;
Samuele Biondino, 34,
Dario Marco Manca, 44,
e Pietro Reale, 40, tutti di San Donato di Lecce;
Erpete Errico, 51, di Monteroni di Lecce.
I nove albanesi sono i due fratelli Arian Aga, 32 anni, detto 'Arjan', Dritan Aga, 33, detto 'Tani', ed il cugino di questi ultimi Luan Aga, 28, tutti residenti a Trani, Loni Paluka, 29 e Artan Karaj, 36, residenti ad Altamura;
Ylli Dalipay, 40, residente a Peschici (Foggia); Gentjan Hamzaraj, 33 anni, residente a Firenze; Petref Kondaj, 37, residente a Montevarchi (Arezzo); Eduart Premtaj, 39, detto 'Toli', residente a San Donato di Lecce.
La cittadina polacca è Ewa Janus, 48 anni, residente a Siena.
L'organizzazione – Al vertice c'era Cosimo Zonno, il quale aveva instaurato un sistema criminale piramidale per cui anche il figlio Vincenzo e il genero Leonardo Mastroserio riconoscevano a lui il ruolo di capo clan. Era la sua famiglia a rifornire di droga le più grandi 'piazze' del barese. A loro si rivolgevano per acquistare piccole o grandi partite di cocaina e marijuana sia i clan della zona, sia gli spacciatori: una sorta di vendita combinata all'ingrosso e al dettaglio. A loro volta gli Zonno si procuravano la droga, soprattutto, dalle cellule albanesi presenti nel territorio, in modo particolare da quella di Trani e da quella di Altamura, ma anche da criminali locali. Fra questi sicuramente spicca il legame con Arben Paluka, attualmente latitante e ricercato.
I clan albanesi – Solo cinque mesi fa il latitante albanese è stato colpito da un'altra ordinanza di custodia cautelare emessa sempre su richiesta della Dda nell'ambito dell'operazione 'Shoku', che il 26 ottobre, smantellò una pericolosa organizzazione criminale albanese dedita al traffico internazionale di droga. Per gli inquirenti è indubbio che Paluka è uno dei più grandi trafficanti di droga dall'Albania. Nell'inchiesta dell'ottobre scorso la Dda accertò anche i legami fra questo e il clan camorristico degli scissionisti di Secondigliano. Nella stessa inchiesta figura anche Karaj, il boss albanese arrestato oggi, insieme a Premtaj, attivo nel Salento.
Il ruolo della mafia – Secondo gli inquirenti in questi anni Premtaj ha instaurato rapporti stabili anche con noti esponenti della malavita organizzata locale, in modo particolare affiliati alla Sacra Corona Unita: Errico Erpete e Fabrizio Russo, detto 'Pizzichicchio'. Il narcotrafficante albanese, poi, poteva contare sull'appoggio logistico (in modo particolare alcuni depositi dove avveniva lo stoccaggio delle sostanze), su mezzi di trasporto e di vera e propria manovalanza che gli veniva offerta da pregiudicati leccesi Dario Marco Manca, Samuele Biondino e Pietro Reale. Erano questi ultimi tre che provvedevano a nascondere gli ingenti carichi di droga provenienti dall'Albania. I militari della guardia di finanza hanno trovato depositi nascosti sull'arenile compresi nel tratto costiero tra Frigole e San Cataldo. Da qui la droga veniva, poi, smistata in tutta la Puglia: venduta a grandi fornitori come la famiglia Zonno, ma venivano riforniti anche gli spacciatori albanesi presenti sul Gargano e nel Barese e su tutto il territorio nazionale.
Lo stupefacente – Nel corso delle indagini, gli investigatori del Gico, coordinati dalla Dda di Bari, sono riusciti a sequestrare 1.150 chili di droga fra cocaina e marijuana. Se fossero stati messi sul mercato avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali oltre sei milioni e mezzo di euro.