Cinque chili di cocaina in valigia, a fine mese la sentenza per la prof barese

fonte: edicola.lagazzettadelmezzogiorno.it

www.dailymail.co.uk

Detenuta in Australia dal febbraio 2017, dopo essere stata arrestata all’aeroporto di Melbourne per il ritrovamento di oltre 5 chili di cocaina in una valigia che dovrebbe essere stata sua, l’insegnante di sostegno della scuola «Marconi» di Bari Elisa Salatino, 40enne originaria di Fasano ma residente da anni a Bari, rischia il carcere a vita. E alle ultime battute it processo a suo carico, di fronte alla Corte della Contea (giudice Irene Lawson), che il 30 agosto stabilirà se è stata realmente un corriere internazionale della droga consapevole di essere al soldo dei narcotrafficanti o se, come ha sostenuto il suo legate, una “spallona” (importatrice illegale) inconsapevole, sulla base dell’ipotesi che qualcuno abbia nascosto il carico di “neve” nel suo bagaglio a sua insaputa.

Il carico intercettato dai doganieri era in un dopplo fondo della valigia, assemblato con un pannello di legno compensato. All’interno del vano segreto alcuni pacchetti contenenti la sostanza stupefacente. che – è stato calcolato dagli inquirenti australiani – sul mercato locale avrebbe fruttato guadagni per un milione e 100mila dollari (pari a 702mila euro circa). Elisa Salatino da sempre si proclama innocente, dicendo che qualcuno ha manomesso il bagaglio e arrivando anche ad ipotizzare uno scambio di valigie che l’abbia fatta arrestare ingiustamente.

E la sua protesta di innocenza, accompagnata da uno stato di prostrazione personale, le ha scritte in lettere inviate ai parenti in Puglia. Reduce da un matrimonio finito in pezzi, l’insegnante, specializzata nell’assistenza dei ragazzi affetti da disabilità, ha raccontato che il viaggio in Australia le fu regalato da un amico che voleva cosi farle passare una vacanza che le facesse dimenticare i guai passati (la Procura di Bari indaga infatti sul rapporto con il suo ex convivente per presunte violenze domestiche). L’uomo avrebbe dovuto addirittura accompagnarla, ma all’ultimo momento annullò il proprio viaggio lasciandola partire da sola da Roma Fiumicino su un volo diretto per Melbourne, dove venne arrestata il 19 febbraio 2017.

All’istituto Marconi risultò che aveva chiesto due giorni di permesso. Il Procuratore John Dickie, come riporta il giornale online «News Now», ha ammesso che il carattere buono e la fedina penale ” immacolata” della prof possano essere stati un ottimo background per i narcotrafficanti che potrebbero averla scelta come «spallona», ma ne ha chiesto ugualmente il riconoscimento di colpevolezza quanto meno per la sua “ingenuità”. Nella sua arringa difensiva, l’avvocato Michael McGrath ha voluto evidenziare alla Corte le qualità professionali dell’insegnante pugliese. “E’ abile nel linguaggio dei segni, legge il braille e ha insegnato ai bambini disabili in Italia per più di un decennio”, ha detto il legale, aggiungendo: «Ora sta trascorrendo in carcere una vita dura, in quanto è l’unica donna di lingua italiana detenuta nel sistema carcerario di Victoria. E’ estremamente isolata, non ci sono altri detenuti che parlano la sua lingua madre. Nella biblioteca c’e solo una manciata di libri in italiano e non le rimane che leggerli e rileggerli piu volte». La situazione descritta dall’avvocato McGrath riguarda l’istituto di detenzione «Dame Phyllis FYost Center», alla periferia della metropoli australiana, nello Stato di Victoria, nell’estremo sud del Continente. (arm. fiz.)

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