
Il 22enne di Monopoli utilizzava i canali Telegram per la compravendita di droghe dalla California. Commerciava anche sostenze introvabili in Italia. Soldi ripuliti con l’aiuto dei gestori dei centri scommesse – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
«Se non scommetti non vincerai mai» scriveva pochi mesi fa, a corredo di un post, Alberto Garrappa, 22enne di Monopoli finito in carcere con l’accusa di traffico di stupefacenti. Dietro la sua apparente normalità di studente universitario, nascondeva non comuni abilità nell’uso di piattaforme digitali, un grande intraprendenza e ottime capacità organizzative, che gli hanno consentito di importare dalla California ingenti quantità di marijuana e di rivenderle su Telegram insieme a farmaci oppiacei utilizzati come stupefacenti. Contestualmente all’ordinanza cautelare – firmata dal gip Nicola Bonante – i finanzieri della Compagnia di Monopoli, guidati dal capitano Emanuele Milazzo, gli hanno notificato anche un decreto di sequestro da 80mila euro.
A dispetto della giovane età e dello status di studente, Garrappa aveva aperto conti correnti in diversi istituti, comprese una banca in Bulgaria e una in Lituania, sui quali accumulava criptovalute. Ma questo è solo l’ennesimo particolare di una storia quasi da film, iniziata almeno tre anni fa, quando nel circondario di Monopoli e nell’ambiente universitario barese, ha cominciato a diffondersi la notizia che «spacciava cali (marijuana ndr) di ottima qualità», come ha messo a verbale uno dei suoi acquirenti. Essendo Garrappa un giovane di ingegno, aveva presto intuito che lo spaccio di provincia era poco remunerativo e che, con un pizzico di inventiva, avrebbe potuto fare di più.
Aveva quindi contattato su Telegram un fornitore californiano, era volato a Los Angeles per conoscerlo e, con il primo pagamento da 15mila dollari in bitcoin su un conto cifrato, gli aveva immediatamente dimostrato la sua affidabilità. Per far arrivare la droga in Italia venivano utilizzate società di spedizioni, che consentono di tracciare i pacchi e notare subito eventuali intoppi. Come quello avvenuto il 7 marzo dell’anno scorso, quando il trasferimento di un pacco contenente 4,4 chili di marijuana (da cui sarebbe stato possibile ricavare 33.295 dosi) era stato bloccato a Fiumicino e Garrappa arrestato pochi giorni dopo.
Nell’interrogatorio era riuscito a convincere il gip di essere un consumatore abituale di erba e di essersi trovato in mezzo tra un fornitore e il suo acquirente italiano, per guadagnare qualche dose. L’analisi del suo telefono, effettuata nelle settimane successive dagli investigatori, ha dimostrato che quella versione era stata costruita a tavolino. Nel cellulare sono state trovate decine di messaggi, sia con il grossista californiano che con i suoi clienti. Nonché la prove dell’esistenza di una specie di socio, che usava il nickname Kabo 2Mm. Le conversazioni tra quest’ultimo e il 22enne (che si faceva chiamare Bud Sp) dimostrano come l’attività fosse organizzata a livello imprenditoriale.
Variegata innanzitutto l’offerta degli stupefacenti: dalla Lemon cherry slush, con bassa percentuale di principi attivi e quindi ottima per i consumatori della prima ora; la Pink cotton candy, mix di chetamina e mdma che produce effetto stimolante e può costare fino a 400 euro al grammo; Tropical gusher; Sweet retreat. E poi lo sciroppo Makatussin comp, che mischiato a bevande gassate diventa lo “sballo viola”; o anche alcuni farmaci utilizzati come stimolanti, nelle cure per l’ipoattivismo o la narcolessia, utilizzati come nuove droghe. I prezzi a cui venivano venduti gli stupefacenti non erano propriamente economici: alcuni acquirenti hanno parlato dei classici «10 euro a grammo di marijuana», altri rivelato di avere pagato la stessa dose «a 15 euro», di certo tutti erano soddisfatti perché la merce acquistata era di buon livello.
Le consegne nella provincia di Bari, Garrappa le effettuava di persona, in alcuni casi a Casamassima, altre volte a Triggiano, a Valenzano, in strade periferiche di Monopoli. Insieme a Kabo 2Mm aveva studiato anche strategie di vendita, che invogliassero i clienti a rifornirsi dalla loro ditta. Su Telegram pubblicavano infatti vere e proprie locandine con le “promo” del mese, ovvero abbinamenti di diverse sostanze e sconti. Anche questo a dimostrazione di una strategia di marketing studiata e molto remunerativa. Stando a quanto è stato ricostruito dalla Procura, in un anno avrebbe guadagnato circa 80mila euro illecitamente. Perché rischiare era il suo mantra e perché era convinto che la mancanza di precedenti penali lo avrebbe aiutato in caso di controlli: «Se sei incensurato, se ti beccano non vai dentro» diceva. Ma il gip lo ha spedito in carcere.