
Irrequieta, curiosa, determinata, gioca a rimpiattino col Pd. Underdog come l’attuale premier con cui però a partire dalla biografia ha poco da spartire – fonte: Stefano Baldolini – www.repubblica.it
Se un’immagine fonda una carriera politica, per Elly Schlein, nuova segretaria del Partito democratico, prima donna della storia italiana a guidare la principale forza della sinistra, vale quella di giugno del 2013. Con lei, capelli corti e occhiali sulla testa a consegnare una maglietta a Romano Prodi, appena tradito dai suoi dem nell’ascesa al Quirinale nella storica assise del Capranica. “Siamo più di 101”, la scritta in caratteri neri e rossi sulla tee bianca. “Fosse stata la prima volta, è la terza!”, la risposta dell’ex presidente del Consiglio a Schlein, allora esponente di Occupy Pd, che gli chiedeva se considerava tutta la vicenda “una ferita”.

Ed è dalle macerie di sistema che portò al bis di Giorgio Napolitano, dalla ‘non vittoria’ di Pier Luigi Bersani alle Politiche del 2013 che portò Enrico Letta al Nazareno, e un anno dopo, dall’ascesa di Matteo Renzi, che parte il percorso di Elly Schlein. Nel 2014, proprio con Renzi segretario, viene eletta al Parlamento Europeo con oltre 50 mila preferenze. Con il rottamatore, tuttavia, il feeling si rompe presto: “Me ne sono andata dal partito per scelte come la Buona scuola, la riforma della Costituzione, lo Sblocca-Italia, tre voti di fiducia sulla legge elettorale. Anche sul clima il Pd è mancato: non è più il tempo delle mezze parole, le battaglie vanno fatte fino in fondo”, ricorda la segretaria dem.
Nel 2015 quindi Schlein approda a Possibile di Pippo Civati, con cui il sodalizio si rompe in malo modo nel 2019. Ironia della sorte, sarà Stefano Bonaccini, lo sconfitto di queste primarie a rilanciarla. Ci sono le Regionali in Emilia-Romagna, serve una figura di sinistra. Schlein diventa la capolista di Coraggiosa, rassemblement che non arriva al 4%, ma Schlein funziona sui social – un video in cui incalza Matteo Salvini diventa virale – e cavalca l’onda delle Sardine di Mattia Santori. Così supera le 22 mila preferenze su tre province e si guadagna la vicepresidenza della Regione. Da vice di Bonaccini comincia a comparire nei principali talk-show, fa coming out: “In questo momento sto con una ragazza e sono felice”.
Alle elezioni politiche dello scorso settembre sceglie di correre col Pd (ma non nel Pd) in Emilia-Romagna, blindata nel listino proporzionale. Cultrice dell’underdog. “Anche questa volta non ci hanno visto arrivare” è il suo mantra, indossa i panni dell’anti-Meloni, l’altra sottovalutata che è diventata la prima premier nella storia repubblicana: “Sono una donna. Amo un’altra donna e non sono una madre, ma non per questo sono meno donna”, dice dal palco di Piazza del Popolo a Roma ribaltando l’iconico discorso dal palco di Vox della leader di Fratelli d’Italia.
L’anti-Meloni
In effetti, a partire dalla biografia, nel panorama italiano non c’è donna tanto lontana dall’attuale premier. Cosmopolita, di ascendenze benestanti, di sinistra. Elena Ethel Schlein detta Elly è nata nel 1985 nel canton Ticino, in Svizzera, figlia di due professori universitari: il padre è un politologo americano discendente di una famiglia ebraica askhenazita proveniente dall’odierna Ucraina, la madre è una giurista, figlia di Agostino Viviani, avvocato antifascista, senese della Pantera, e senatore del Partito Socialista negli anni settanta. Ha due fratelli più grandi, Benjamin che insegna matematica all’Università di Zurigo e Susanna, diplomatica all’ambasciata di Atene, recentemente vittima di un attentato anarchico.
Scuole ad Agno, comune svizzero di quattromila abitanti del Canton Ticino, maturità a Lugano, (nell’aula K, “era un vulcano”, ricorda un’amica) la neo segretaria del Pd ha studiato al Dams di Bologna per poi passare a Giurisprudenza e laurearsi con due tesi in Criminologia e Diritto Costituzionale. Si definisce una nerd, appassionata di videogiochi, amante dell’indie-rock statunitense, per due volte volontaria negli Usa per le campagne di Barack Obama. Cinefila, nel 2013 lavora nella produzione del documentario “Anija-La Nave” sull’immigrazione albanese in italia degli anni Novanta, premiato con il David di Donatello.
Irrequieta, curiosa, determinata. Gioca a rimpiattino con la macchina pesante del Pd. La sua re-iscrizione è piuttosto recente: solo nei mesi scorsi ha infatti ripreso la tessera al circolo della Bolognina, quello della svolta di Achille Occhetto, che questa mattina, in basco, pipa e sciarpetta, ha votato per Elly al circolo romano di piazza Farnese.