C’era una volta…il Nuovo Porto Commerciale. Una storia di bombe, balle e veleni.

Lettera Invalido 1 Lettera di un cittadino della Città di Bitonto inviata nel 1960 al Sindaco di Molfetta (1)

Gli ordigni bellici di tutte le guerre affondati nel nostro mare sono diventati un’emergenza ambientale con cui nessuno vuole confrontarsi; politici, governanti, militari e operatori della marineria invitano i più critici, a non creare facile allarmismo, mentendo a se stessi sulla gravità della situazione. Il dott. Savasta, Pubblico Ministero della Procura di Trani, ha dichiarato in un recente convegno organizzato a Molfetta, che ci troviamo di fronte ad un evento anomalo in cui non è facile individuare le responsabilità e di conseguenza il colpevole.
Invece i responsabili potrebbero essere facilmente individuabili a partire da Churchill e Eisenhower che imposero il silenzio e il segreto militare sul bombardamento del Porto di Bari del 2 dicembre 1943; poi ci sarebbero le responsabilità del regime fascista che produsse e abbandonò sul territorio nazionale un imprecisato numero di tonnellate di armamenti chimici da distruzione di massa, fino agli inglesi e americani che affondarono in mare migliaia di tonnellate di ordigni a caricamento chimico. Dal 1948 in poi, da quando cominciarono le prime bonifiche e i primi ritrovamenti di bombe finite nelle reti delle marinerie pugliesi e rigettate in mare dagli stessi pescatori, è stato irresponsabile il silenzio delle associazioni di categoria, degli armatori e delle capitanerie di porto. Tutti sapevano ma tutti hanno taciuto sul pericolo incombente.
Immaginate per un attimo se per qualche causa naturale o meccanica, qualche bomba, rilasciata a due passi dalle banchine del porto (ne hanno recuperate parecchie negli ultimi mesi), fosse esplosa durante una delle feste patronali, sarebbe stata una strage; che dire della lettera inviata al protocollo del Comune di Molfetta il 29.2.1960 da un cittadino di Bitonto, invalido di guerra, il quale avendo saputo dei lavori di costruzione della diga Salvucci, metteva in guardia l’allora sindaco Maggialetti Nicola Italo della pericolosità di quella zona. Lo stesso cittadino aveva partecipato, alle dipendenze del comando militare inglese, all’affondamento quasi all’imboccatura del porto di innumerevoli ordigni di ogni tipo, dalle bombe ancora con le spolette innescate, mine di tutti i tipi, proiettili per cannoni e nastri per mitragliatori antiaerei.
Encomiabile il gesto del cittadino non molfettese che concludeva  la lettera dicendo di essere sicuro di aver compiuto il suo dovere civile di italiano. Al contrario, i nostri primi cittadini, dal 1960 in poi hanno sempre fatto finta di non conoscere il problema, fino a giungere al sindaco Azzollini, senatore della Repubblica che, paradossalmente, pur sapendo della presenza degli ordigni bellici ha continuato nel perseguire il suo progetto di ampliamento del porto di Molfetta arrecando, inoltre,  un enorme danno alle casse comunali.
Quello che ci preoccupa, oltre i silenzi e le omissioni di politici e militari, sono i numeri a quattro cifre che cominciano a trapelare negli atti amministrativi e nelle interviste. Dopo le delibere di Giunta comunale e le determinazioni dirigenziali che parlano di 3.000, poi di 7.000 ordigni ritrovati fino ad oggi, si è passati ai 10.000 ordigni di cui parla il Sindaco Azzollini e il progettista del Porto in una intervista rilasciata ad una emittente locale qualche mese fa. Se fossero veri questi numeri ci sarebbe da preoccuparsi sul serio, dal momento che dei 10.000 ritrovamenti conosciamo analiticamente solo la natura di circa 700 ordigni contenuti in una relazione dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Nell’elenco aggiornato al marzo 2010 sono compresi numerosi ritrovamenti di bombe a caricamento chimico e fusti di difosgene, che è un potente aggressivo chimico e, più precisamente, un gas tossico asfissiante. I soggetti contaminati da difosgene manifestano un’intensa irritazione della congiuntiva e della mucosa bronchiale, con tosse, dispnea e senso di soffocamento. Nell’ipotesi che tra i restanti 9.000 ordigni ritrovati ci siano altri bidoni di aggressivi chimici, o ordigni vari a caricamento chimico non c’è da stare tranquilli; eppure nessun organo dello stato, militare o politico, si è degnato di relazionare ufficialmente sullo stato  della bonifica, sulla natura dei ritrovamenti e degli effetti sull’eco-sistema.
A Molfetta, inoltre, da due anni avvengono trasporti pericolosi e noi cittadini non siamo stati mai allertati e messi in sicurezza da nessuna ordinanza sindacale resa nota dagli organi di stampa; per uscire dal porto, i mezzi militari avranno pure percorso una parte di città, sia quelli diretti a Corato o in altre cave, sia quelli diretti a Roma che trasportano le bombe chimiche.
Il nostro sindaco aspetta che accada qualcosa di grave per rendersi conto della leggerezza e incoscienza con cui si stanno affrontando queste operazioni di estrema pericolosità. Per fortuna che non tutti i sindaci sono uguali; pensate che a Corato ogni qualvolta che sono giunte, per il loro brillamento, le bombe provenienti dal porto di Molfetta, sono state chiuse al traffico per tutta la durata del trasporto tutte le strade adiacenti; per l’intera zona era prevista l’evacuazione nel raggio di 300 metri e l’adozione di tutte le misure finalizzate a garantire la massima sicurezza.
A Molfetta per i trasporti avvenuti, di decine e decine di bombe, non è mai accaduto nulla di simile. Questa è la dimostrazione più palese che al senatore Azzollini interessa solo la costruzione del nuovo porto e non la sicurezza e la salute dei cittadini.  Sembra che abbia utilizzato tutti i soldi stanziati dallo Stato solo per la bonifica del porto, eppure quei soldi servivano anche alla bonifica di Torre Gavetone, frequentata ogni anno da migliaia di bagnanti.  Nella delibera di giunta comunale n. 309 del 10.12.2010 si dichiara che quei fondi stanziati dalla legge n. 448/’01 non sono stati sufficienti neppure per effettuare la ricognizione e la bonifica parziale dell’area portuale.
Non è chiaro se si riferisce ai 5 milioni di euro stanziati per tutta la regione o al milione e 700mila euro destinati a Molfetta, invece è certo che con la stessa delibera la giunta comunale ha stanziato altri 2 milioni di euro per continuare la bonifica nel Porto senza fare alcun cenno a Torre Gavetone, dove tra qualche settimana si tornerà a fare il bagno.  Ma la ciliegina sulla torta è giunta durante la conferenza stampa convocata direttamente sul porto di Molfetta per una vera e propria operazione di propaganda tipica del berluscazzolinismo.
Azzollini ha fatto credere ai giornalisti che i lavori per la costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta sono alla svolta decisiva e che la draga Vlandereen XVI prosegue con successo la fase di dragaggio.
Invece la prima fase del dragaggio nell’Area 1 (di circa 31.164mq)  già in atto da tempo, deve ancora concludersi e solo a dicembre 2010 è stato approvato il disciplinare tecnico d’appalto per far partire la seconda fase di ricognizione del fondale marino finalizzata alla individuazione e classificazione di ordigni bellici e masse metalliche.  La conclusione dell’attività di bonifica dei fondali interessati dai lavori, prevista per dicembre 2011, scadenza che ha dato vita alla transazione sottoscritta con l’impresa in data 4.02.2010 (circa 8 milioni di euro di penale), non risulta attuabile in quanto, attualmente, risultano bonificate l’80% delle aree relative allo scavo di imbasamento della banchina di N-W e le aree interessate dal dragaggio in corso. Da bonificare tutto il resto e da prospettare ancora parecchio. La conclusione della bonifica bellica su tutta l’area di impronta del molo di sopraflutto è prevista non prima del 2014, questo in base a quanto dichiarato dal Responsabile del nucleo S.D.A.I. nella riunione del Comitato di Coordinamento tenutasi il 1 febbraio 2011 negli uffici della Regione Puglia.
Sulla base di questa previsione e per evitare ulteriori richieste di maggiori oneri da parte dell’ATI appaltatrice l’amministrazione comunale ha stralciato il dragaggio previsto in quelle aree non prospettate la cui attività di bonifica non è, quindi, ancora iniziata (Area 2 e Area 3), per cui non è dato prevedere la conclusione che potrebbe essere successiva al 2015. Di conseguenzalo stralcio di parte del dragaggio ridurrebbe le potenzialità del nuovo porto e molto probabilmente sarà necessario ricorrere all’impiego del rimorchiatore per le manovre di entrata e uscita dal porto.
Il sindacosenatorepresidente Azzollini deve prendere atto che il suo progetto del Nuovo Porto Commerciale è inattuabile nonostante continui a far propaganda con i nostri soldi. Farebbe bene invece ad investire il denaro pubblico, rimasto in cassa, nella bonifica totale del nostro mare; allora sì che potrà dire di aver attuato “la più grande bonifica di tutti i tempi”, ma solo quella.

 Lettera di un cittadino della Città di Bitonto inviata nel 1960 al Sindaco di Molfetta (2)
Lettera Invalido 2

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