Centrali a biomasse. Ne ha parlato ieri Report

BIOMASSE DI MASSA
di Emilio Casalini (dalla puntata di REPORT del 31 ottobre 2010)

MILENA GABANELLI IN STUDIO
Il petrolio, come abbiamo visto, crea un sacco di problemi, ma ne abbiamo bisogno, però dobbiamo ridurre le emissioni di co2, per questo sosteniamo le fonti rinnovabili, che servono ad integrare le nostre necessità, quelle piccole. Una di queste fonti è la biomassa. Si tratta di centrali neutre, perché la legna, quando brucia, libera la stessa quantità di anidride carbonica che il legno, che la pianta ha assorbito durante la sua vita. Tutto sta a vedere come e quanto bruci. Dalle Alpi alla Calabria con Emilio Casalini.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
La centrale di teleriscaldamento di Sondalo, ai piedi dello Stelvio, è un impianto che brucia legno cippato, ossia tritato, per produrre acqua calda e riscaldare le case di 3500 abitanti. Niente più caldaie o stufe inquinanti, ma solo scambiatori termici in ogni abitazione e un contatore per pagare il caldo che si utilizza.

LUIGI GRASSI – SINDACO SONDALO
E' comune che non ha accesi i camini. Questa è la scommessa ambientale. C'è la possibilità di consentire una gestione migliore del territorio e c'è la possibilità di offrire posti di lavoro.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Per rifornire la centrale si usano infatti gli scarti delle segherie locali adeguatamente tritati e il legname recuperato dalla pulizia dei boschi.

ANTONIO RUDINI DIRETTORE CONSORZIO FORESTALE VALTELLINA
Asportiamo la ramaglia, i rami secchi, le piante di piccole dimensioni, le piante anche attaccate da patogeni e questo con quale finalità, di pulire il bosco, renderlo anche più fruibile dal punto di vista turistico e poi facciamo lavorare manodopera locale, operai locali.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
La cura del bosco si trasforma così da un costo ad una risorsa. OPERAIO 2 Se non ci fosse stato qua il consorzio ero a casa, sono stato 3 anni a casa prima di cominciare, quando mi hanno chiamato qua.

LUIGI GRASSI – SINDACO SONDALO
Questa è una valle, ci sono questi alberi che sono caduti, vanno puliti. Se si ostruisse la valle e dovesse scendere del materiale, questa è tutta una zona altamente friabile, potrebbe chiaramente metterci in difficoltà.

UOMO
In generale è ottimo il servizio, finché rimane concorrenziale. Si parlava che c'è un risparmio del 10%20% su quello che era la rete normale del riscaldamento normale.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Il punto è proprio questo. Riduzione di CO2, bosco pulito e occupazione non avrebbero dovuto incidere sulle tariffe, invece sono aumentate del 12% in un anno, perché la società di distribuzione ha fatto investimenti sulla rete troppo alti. E il TAR ha bloccato gli aumenti.

LUIGI GRASSI – SINDACO SONDALO
Stiamo cercando di modificare questa convenzione al fine proprio di consentire al Comune di poter esercitare un maggiore controllo sulle tariffe.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
I buoni propositi poi nella realtà diventano un'altra cosa, per esempio gli scarti delle segherie locali avrebbero dovuto andare ad alimentare la centrale a biomassa e invece…

MILENA DE ROSSI VICEPRESIDENTE ASSOLEGNO
Attualmente questo quantitativo è stato ridotto al 25%. Il teleriscaldamento si è rivolto ad altri mercati, cioè lui acquista la biomassa fuori provincia, fuori regione, e anche fuori nazione. Gli scarti li produciamo ovviamente lo stesso e attualmente stiamo consegnando in Trentino e in Trentino Alto Adige.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO Gli scarti, invece che in valle vanno spediti a 400 chilometri e il cippato per la centrale arriva da altre province. Tutto su camion. Andata e ritorno. Alla faccia della filiera corta e del non inquinamento.

MILENA DE ROSSI VICEPRESIDENTE ASSOLEGNO
La definisco un'assurdità, perché è veramente una cosa inconcepibile insomma, non ha senso.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Resta il fatto che il modello è buono per il territorio e per l'ambiente, ma gli incentivi statali lo stanno rendendo molto vantaggioso, e così esplodono impianti su tutto il territorio nazionale. E senza una pianificazione generale, il rischio è di averne fin troppi in una stessa zona come succede in Garfagnana.

DONATELLA ZANOTTI – COMITATO AMBIENTE E SALUTE BAGNI DI LUCCA
C'è n'è uno a Villetta di San Romano, uno è a Camporgiano, uno a Minucciano, uno anche a Lugliano, uno è stato attivato a Villa Basilica, a Gallicano. Parlano di un raggio di 70 km, la filiera corta, quindi si può prelevare il legname fino addirittura in Emilia Romagna, in Liguria, va bene ma là ci attingono già altri impianti.

GIANNI TAMINO – BIOLOGO UNIVERSITA' DI PADOVA
Sono già centinaia le proposte di centrali che vanno dalla Sicilia, al Friuli, al Piemonte, a tutte le regioni d'Italia. Se venissero realizzate anche solo la metà, non c'è nessuna possibilità di fornire la biomassa necessaria per queste centrali.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Una di queste grandi centrali si trova nel parco naturale più grande d'Italia, quello del Pollino. Ferma da una decina d'anni è di proprietà dell'Enel, che ora la vuole riconvertire. Per produrre 35 MW avrebbe bisogno di 350 mila tonnellate di legname all'anno, che qui non ci sono.

ENZO BONAFINE – COMITATO SALUTE E AMBIENTE POLLINO
Su queste strade dovrebbero circolare 112 tir tutti i giorni. E basta guardare le strade per rendersi conto se questa rete viaria possa sopportare un carico del genere. E non c'è indotto, visto che le biomasse verranno da fuori.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
L'autorizzazione in realtà l'avevano avuta, ma l'avvocatura dello stato condanna la mancanza di una seria pianificazione per l'approvvigionamento di biomassa.

PAOLO RABITTI – INGEGNERE AMBIENTALE
Questi hanno detto, nel raggio di 200 chilometri ci sono "x" chilometri quadrati, basta moltiplicare raggio x raggio per 3,14. Io però sono andato a piazzare un compasso sul Pollino, tirare un raggio di 200 chilometri e per due terzi è mare. Si sono comportati come se il Tirreno fosse un produttore di biomasse. Ma non parlavano di alghe, parlavano di boschi.

MATTEO CIMAGLIA – RESPONSABILE FILIERA OLIO E GAS ENEL
Non comprendiamo il mare, e chiaramente Casson e Rabitti fanno un ragionamento sulla disponibilità, noi facciamo un ragionamento sulla potenzialità. Che è il ragionamento corretto. È ovvio che è un mercato la biomassa e come tutti i mercati si basa sulla domanda.

MATTEO CIMAGLIA – RESP. FILIERA OLIO E GAS ENEL
Quello che non troveremo localmente lo andremo a prendere fuori dall'area e comunque all'interno della Comunità Europea.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
E non saranno i soli, perché a dispetto delle dichiarazioni sulla disponibilità di biomassa del nostro territorio, sono in molti a comprare il legname fuori confine, e non solo in Europa.

DAVIDE PETTENELLA – DIP.TERRITORIO E SISTEMI AGROFORESTALI UNIV. PADOVA
Siamo il primo importatore mondiale di legna da ardere. Stamattina guardavo i dati Fao abbiamo importato un milione e mezzo di metri cubi e l'abbiamo importato da Paesi, li vedi qua, che sono anche dal Cile, la Nigeria, l'Indonesia, il Brasile, l'Argentina. Pensa dal punto di vista energetico cosa significa trasportare questo legname su distanze così grandi.

GIANNI TAMINO – BIOLOGO UNIVERSITA' DI PADOVA
E alla fine devo calcolare tutta la CO2 o altri gas ad effetto serra, che derivano dalla lavorazione del suolo, dal disboscamento. Ho un aumento di gas serra solo per aver disboscato il suolo.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Lo dicono anche 90 scienziati americani che hanno chiesto al congresso USA di rivedere la politica delle centrali a biomassa dato che tutto il processo, porterebbe ad un aumento dei gas serra pari a quello degli impianti a combustibili fossili. Contro gli impianti a biomasse sono scesi in campo anche i produttori del legno semilavorato. Non essendocene a sufficienza per tutti, i costi aumentano, il prezzo dei pannelli per arredamento sale, i consumi calano e rischia di entrare in crisi non solo l'industria dei pannelli, ma tutta la filiera dell'arredamento: 400 mila addetti e 32 miliardi di euro di fatturato, uno dei settori più importanti dell'economia italiana.

PAOLO FANTONI PRESIDENTE ASSOPANNELLI
La cosa è paradossale proprio perché anche il valore aggiunto creato dal legno nella filiera tradizionale del mobile è di dieci volte superiore al valore aggiunto prodotto attraverso la termovalorizzazione.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
C'è la corsa alla biomassa perché è incentivata, fino a ieri con i famosi CIP6, adesso con i certificati verdi, ossia quote pagate da chi inquina per finanziare chi produce energia da fonti rinnovabili, ma dal 2011 non devono più pesare sulla finanza pubblica. E questo per grossi produttori, come il gruppo Marcegaglia con questa centrale di Cutro in Calabria, sarà un problema.

ROBERTO GARAVAGLIA PRES. EURO ENERGY GROUP
In questo momento noi non abbiamo la certezza che possiamo sopravvivere. Perché noi abbiamo costi certi, e ricavi incertissimi.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Una soluzione potrebbe essere quella di bruciare insieme al legname, i rifiuti. Autorizzazione concessa.

ROBERTO GARAVAGLIA PRES. EURO ENERGY GROUP
C'è stata un po' una sollevazione popolare, e quindi diciamo abbiamo desistito.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Resta il fatto che comunque trasformare le centrali a biomassa in inceneritori è possibile, e da lì a bruciare poi anche quel che non si dovrebbe il passo è breve. Questa centrale a biomassa nel comune di Argenta in provincia di Ferrara, veniva alimentata con qualsiasi cosa, tanto che nel 2006, i carabinieri hanno chiuso tutto e sequestrato l'azienda.

PAOLO RABITTI – INGEGNERE AMBIENTALE
Questa era parte del materiale proveniente da Mantova e che andava nella centrale. L'hanno detto, l'hanno denunciato gli stessi operai perché si vergognavano e avevano paura di bruciare quella roba lì nel posto in cui vivevano.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Un esempio di come può funzionare una buona idea lo troviamo in Val Venosta, a Prato allo Stelvio, che è stato premiato come il comune più "rinnovabile". Ha vinto infatti la competizione europea tra i piccoli comuni alimentati con fonti rinnovabili. E hanno iniziato molto tempo fa.

GEORG WUNDERER – COOPERATIVA ELETTRICA DI PRATO
Questa cooperativa è nata nel 1925.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
L'Enel non aveva nessuna intenzione di collegarli alla rete elettrica nazionale e loro si sono arrangiati da soli.

GEORG WUNDERER – PRESIDENTE COOPERATIVA ELETTRICA
Hanno creato un piccolo impianto con una piccola centrale idroelettrica da 80 KW e hanno speso un sacco di soldi perché costava tanto come 300 mucche.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Erano autosufficienti nel '25 e oggi il surplus se lo rivendono.

GEORG WUNDERER – PRESIDENTE COOPERATIVA ELETTRICA
Abbiamo una produzione di 25 all'interno, abbiamo 26 milioni di kwh e il consumo interno sono solo 12 milioni. Allora il resto lo diamo alla rete nazionale, la vendiamo al grossista. L'"esubero", solo le eccedenze.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
E l'anno scorso ci hanno guadagnato un milione duecentomila euro. Hanno anche una centrale a biogas, pannelli fotovoltaici ovunque, eolico e una centrale a biomassa che produce energia elettrica e termica per il teleriscaldamento degli abitanti con il risultato che mentre nella confinante Valtellina il prezzo dell'acqua calda è di 11,5 centesimi al kwh, nel comune di Prato allo Stelvio la pagano quasi la metà, 7 centesimi. Il segreto?

GEORG WUNDERER – PRESIDENTE COOPERATIVA ELETTRICA
Noi non siamo indirizzati per guadagnare, noi siamo solo indirizzati solo per servire i soci. Tutti i soci partecipano a questo sistema.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Perché qui tutto il paese è socio della cooperativa e ognuno ha voce in capitolo.

GEORG WUNDERER – PRESIDENTE COOPERATIVA ELETTRICA
Ogni anno dobbiamo confrontarci con l'assemblea generale e l'assemblea generale decide se l'orientamento è quello giusto…

EMILIO CASALINI
…se avete fatto un buon lavoro.

GEORG WUNDERER – PRESIDENTE COOPERATIVA ELETTRICA
… sennò buttano fuori gli amministratori

EMILIO CASALINI
Non era meglio mettervi dentro, non so controllarla meglio da voi questa società?

HUBERT PINGERRA – SINDACO PRATO ALLO STELVIO
No, no.

EMILIO CASALINI
Perché?

HUBERT PINGERRA – SINDACO PRATO ALLO STELVIO
La controllano i cittadini, no?

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
E così non si deve scegliere tra un'amministrazione pubblica che magari spreca o un imprenditore che i guadagni se li mette in tasca.

GEORG WUNDERER – COOPERATIVA ELETTRICA DI PRATO
Tutti questi i soldi di esubero vengono reinvestiti. Invece in Italia la politica favorisce, negli ultimi 15 anni queste S.p.A.; tutte queste società di capitale vogliono guadagnare in questo sistema. Noi abbiamo un'altra filosofia: l'energia deve nutrire l'energia. L'energia è come l'acqua, l'acqua potabile, sono servizi di fondo, non devono essere orientati verso il capitale, questi devono orientarsi per la gente, per avere energia a buon prezzo.

EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
E se lo dicono loro, che sono i migliori d'Europa, forse c'è da ascoltarli.

MILENA GABANELLI FUORI CAMPO
Riassumendo: le centrali a biomasse sono un'ottima idea; se di piccole dimensioni e se bruciano residui di boschi e di segherie e utilizzano tutta l'energia prodotta per riscaldare magari piccoli paesi. Il fine dovrebbe essere quello di diventare autosufficienti e non di lucrare. Diversamente si rischia di compromettere un patrimonio, di mettere in crisi un settore dell'economia, a noi costa di più, e alla fine magari si inquina, quanto con il gasolio.


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Riproponiamo anche l’intervista rilasciata dal Prof. Gianni Tamino, biologo del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, intervenuto il 12 maggio 2008 alla conferenza “Centrali a biomasse a Molfetta ed in Puglia. Rischi su ambiente e salute”.

L’autore dell’intervista è Lorenzo Pisani di Molfettalive.

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