Caso Csm, filone pugliese. D’Introno: «Cene romane con Lotti e Palamara». Ex sottosegretario: «Colossale bugia»

Cene romane con l’ex ministro Luca Lotti e con l’ex leader dell’Anm, Luca Palamara, per sistemare i guai disciplinari dell’ex pm Antonio Savasta e dell’ex gip Michele Nardi. Flavio D’Introno, l’imprenditore che ha incastrato i due ex giudici arrestati a gennaio, ha riempito altri quattro verbali con chi a Lecce conduce le indagini sul «sistema Trani». E oltre a fare i nomi di altri quattro giudici del circondario di Bari cui dice di aver dato denaro, D’Introno ha tirato fuori un’altra suggestione: avrebbe aiutato Savasta ad «agganciare» Lotti e avrebbe cenato anche con lui e con Palamara, l’allora componente del Csm finito al centro dello scandalo di Perugia.

Affermazioni che andranno riscontrate. Soprattutto per capire se ci sono reati e se il fascicolo dovrà passare alla Procura di Perugia, competente per i magistrati in servizio a Roma come lo è Palamara e come lo era, fino all’arresto, anche Nardi. Ma nel suo racconto al procuratore di Lecce, Leonardo Leone de Castris, D’Introno avrebbe parlato delle cene con dovizia di particolari, fornendo i nomi dei locali e illustrando una serie di circostanze. Spiegando ad esempio che a Lotti sarebbe arrivato tramite alcuni suoi facoltosi clienti (D’Introno all’epoca vendeva piastrelle). E ricordando che in almeno una occasione a quegli incontri avrebbe partecipato anche Cosimo Ferri, magistrato, oggi deputato Pd e leader di Magistratura Indipendente, la corrente cui apparteneva lo stesso Nardi. Cene che sarebbero servite per salvare Savasta, alle prese con una serie di contestazioni in sede disciplinari nate dai procedimenti penali per l’acquisto della masseria San Felice di Bisceglie e da almeno mezza dozzina di esposti anonimi. Cene in cui Palamara, all’epoca dei fatti componente del Csm, secondo D’Introno si sarebbe mostrato «malleabile».

È un fatto che dalle contestazioni disciplinari Savasta sia sempre uscito indenne. Archiviato il procedimento per l’acquisto della masseria (quello con il contratto scritto su carta intestata della Procura di Trani) dopo l’assoluzione in sede penale, archiviato quello del 2016 per la gestione dei fascicoli riguardanti la famiglia D’Introno dopo che il pm aveva chiesto il trasferimento come giudice a Roma. Il primo fascicolo è stato recentemente riaperto, dopo che le sezioni unite della Cassazione hanno accolto il ricorso della Procura generale: e dunque, se l’accettazione delle dimissioni arrivate a febbraio non arriverà prima, Savasta (oggi ai domiciliari) dovrà difendersi davanti al Csm per la vicenda del resort di lusso di Bisceglie.
Dalle indagini era già emerso che Savasta, tramite l’ex re degli outlet Luigi D’Agostino, era riuscito a ottenere un appuntamento con Lotti a Palazzo Chigi. Apparentemente senza esito. Ma nelle oltre 30mila pagine di atti depositati dalla Procura di Lecce ci sono anche numerose tracce di contatti con il mondo della politica e i vertici del sistema giudiziario.«Si è potuto riscontrare – scrivono i carabinieri nell’informativa – che il Nardi intrattiene rapporti confidenziali con alcuni esponenti del Csm nonché con alti funzionari del ministero della Giustizia tra cui il sottosegretario Ferri».

Il 13 settembre 2016, ad esempio, Nardi chiama il giudice Antonio De Luce, all’epoca in corsa per la nomina a presidente del Tribunale di Trani (e assolutamente estraneo all’indagine e a qualunque altro coinvolgimento): «Volevo dirti che ho saputo da fonte molto attendibile che tu stai in buona posizione per Trani eh! (…) Quindi volevo sapere, se tu vuoi, io ti vorrei far incontrare una persona che ti può essere insomma… ti può dare una mano». L’incontro di cui si parla non avverrà, e in una conversazione successiva, il 20 settembre, sempre Nardi riferirà al giudice che «ci sono dei tentativi di inserimento proposti da Md». Il 4 ottobre, il giorno della votazione, è De Luce a chiamare Nardi e chiedergli l’esito della votazione»: «È andata bene, 4 a 2», è la risposta di Nardi che all’epoca era ispettore al ministero. E che poi, al momento dell’ufficializzazione della nomina, chiamerà il giudice per fargli gli auguri. Le conversazioni con De Luce, sottoposte al vaglio della Procura di Lecce, sono state ricondotte nell’alveo di normali rapporti tra colleghi, ma illustrano il modus operandi di Nardi.

Dalle intercettazioni emerge pure che Nardi si rivolge a Ferri anche per avere aiuto su un parere negativo emesso a proprio carico. E fa da tramite anche con Savasta, proprio alla vigilia del procedimento disciplinare che riguarda i fascicoli della famiglia D’Introno. «Michele – annotano i carabinieri – gli anticipa di aver saputo che il Csm è male intenzionato nei suoi confronti e nei confronti di Scimè consigliandogli pertanto di chiedere un trasferimento a Roma». Andrà a finire proprio così.

LA SMENTITA DI LOTTI – «Non ho mai conosciuto e quindi mai incontrato l’imprenditore Flavio D’Introno: scrivere di un nostro incontro romano è semplicemente una bugia colossale. Ho dato mandato ai miei legali per tutelare la mia immagine da questa, ennesima, falsità»: è quanto scrive Luca Lotti in una nota stampa.

fonte: MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

 

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