Caso Capristo, le cene con i magistrati e il ruolo dell’agente Paradiso: “Chiedeva a tutti: cosa vuoi fare?”

La ricostruzione del sistema delle lobby nell’inchiesta sull’ex procuratore di Taranto e Trani in corso a Potenza. Le dichiarazioni dei colleghi fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Filippo Paradiso, quando ho avuto modo di incontrarlo, si mostrava sempre a conoscenza di future nomine relative ad incarichi in magistratura. Una volta mi  chiese quali aspirazioni avessi e io dissi che volevo fare il procuratore aggiunto a Bari ma mi disse che sbagliavo, che potevo fare il procuratore, quasi proponendosi come mio sponsor“: nelle dichiarazioni fatte ai pm di Potenza dal procuratore aggiunto di Bari Francesco Giannella c’è un pezzo importante della ricostruzione del sistema delle lobby, che avrebbe portato alcuni magistrati – in servizio alle Procure di Trani e Taranto – a commettere reati per favorire gli amici e fare carriera.

Tra loro l’ex procuratore Carlo Maria Capristo, al quale l’8 giugno è stato notificato un obbligo di dimora ma anche gli ex magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta, già condannati nel processo di Lecce per corruzione in atti giudiziari. L’inchiesta condotta a Potenza dalla pm Valeria Farina Valaori e dal procuratore Francesco Curcio rappresenta una sorta di prosecuzione di quella salentina, nell’ambito della quale sono state ascoltate una settantina di persone informate sui fatti.

Tra loro diversi magistrati che sono stati in servizio negli uffici giudiziari di Trani e Taranto. Alcuni erano stati già sentiti a Lecce, come il procuratore Giannella, chiamato come testimone dell’accusa nel processo contro Nardi. Già all’epoca aveva evidenziato alcune procedure opache in uso nelle Procura di Trani, quando era guidata da Capristo ed era stato proprio lui, una volta che il capo era stato trasferito a Taranto, a segnalare ai colleghi salentini la strana gestione di alcuni fascicoli da parte di Savasta.

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A Potenza poi, Giannella è stato nuovamente ascoltato e le sue dichiarazioni ritenute utili a ricostruire “l’attività di raccomandazione svolta da Amara e Paradiso”. “Capristo nel 2015 mi fece vedere le foto della presentazione di un libro scritto da Paradiso a Roma – ha messo a verbale – ricordo che erano presenti magistrati, alti ufficiali, prelati, gente importante. Lui stesso, quando lo incontravo nell’ufficio di Capristo, si mostrava sempre a conoscenza di possibili future nomine di magistrati“.

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Rispetto al rapporto tra Giannella e Capristo, diversi testimoni hanno concordato sul fatto che negli ultimi tempi di permanenza a Trani si fossero raffreddati, probabilmente perché l’aggiunto non condivideva la linea del suo capo. “Negli ultimi tempi – ha testimoniato lo stesso Giannella – mi sono sempre più allontanato da Capristo. Lui organizzava spesso cene con altri magistrati ma io non vi partecipavo quasi mai. Probabilmente avevamo visioni diverse sulla gestione dell’ufficio“.

A confermarlo ci sono anche le parole del pm Fabio Buquicchio (oggi in servizio a Bari), secondo il quale “Giannella mi diceva che cercava di arginare, nel limite dei suoi poteri, alcune anomalie” . In tema di consulenze, per esempio, fu bloccata la libertà dei sostituti di assegnarle in maniera discrezionale, sottoponendo gli incarichi sopra una certa soglia al controllo del procuratore aggiunto. Inoltre Giannella stoppò la consuetudine dei pm di turno di dare pareri in merito alle indagini di colleghi che erano in ferie. Quello stratagemma, secondo la Procura di Potenza, sarebbe stato utilizzato sia da Savasta che da Scimè per favorire alcuni indagati amici.

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