L’avvocato Piero Amara, l’uomo che ha messo nei guai l’ex membro del Csm Luca Palamara, era consulente legale del commissario dell’Ilva, Enrico Laghi. È in quella veste che il legale siciliano, nel 2016, scese a Taranto e conobbe l’allora procuratore aggiunto Pietro Argentino: «Ci furono – mette a verbale Amara parlando con i magistrati di Perugia che indagano su Palamara – incontri settimanali presso la procura di Taranto per definire il danno ambientale da contestare all’Ilva in vista della definizione del procedimento a carico» dello stabilimento siderurgico.
La circostanza è rilevante perché la Procura di Potenza, dopo l’arresto di Carlo Maria Capristo, sta lavorando sulle possibili interferenze dell’ormai ex procuratore di Taranto rispetto all’attività dei commissari dell’Ilva. Cose come la nomina di un avvocato amico, o la corsia preferenziale per un imprenditore in difficoltà. E in questo quadro, Potenza ipotizza che anche Amara possa avere avuto un ruolo di facilitatore.
Va detto chiaramente che le indagini svolte finora tra Roma e Perugia hanno sempre escluso elementi di rilievo penale nei rapporti tra Capristo e l’avvocato siciliano: anche la procura di Messina ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dell’indagine a loro carico sul presunto complotto nei confronti dell’Eni. Perugia ha indagato anche su Argentino, oggi procuratore di Matera, perché era emerso che il figlio del magistrato è finito a lavorare nello studio di Amara.
Sentito a Perugia il 12 giugno di un anno fa, Amara la spiega così: «Creai un forte rapporto professionale con un avvocato del foro di Taranto, avv. Loreto, che mi rappresentò che il figlio del dottor Argentino era laureando in giurisprudenza ed era felice di collaborare con me. Non fu, quindi, il dottor Argentino a chiedermi tale possibilità». Allo stesso tempo, Amara ha smentito il collega di studio (e co-indagato) Giuseppe Calafiore sui rapporti con Capristo: «Non è affatto vero che io ho sollecitato il dottor Capristo a presentare domanda per diventare procuratore di Taranto. Ribadisco di non essere intervenuto con nessuno per favorire tale nomina».
Perugia sembra non credere ad Amara a proposito di Capristo, per quanto non abbia – ripetiamo – trovato elementi di rilievo penale. E valorizza un verbale trasmesso dai colleghi di Firenze. Sono le dichiarazioni rese il 22 luglio 2019 da Andrea Bacci, l’imprenditore fiorentino che nel 2012 aveva raccolto i finanziamenti per la campagna elettorale di Matteo Renzi e che racconta una storia interessante. «Ho conosciuto Piero Amara intorno circa al marzo/aprile 2014, me lo presentò un poliziotto di nome Filippo Paradiso durante una cena a Roma». Paradiso è, come ormai noto, uno degli amici più stretti di Capristo, coinvolto in un procedimento penale a Roma (ora la sua posizione è al vaglio anche della Procura di Potenza). «Ricordo – prosegue il racconto di Bacci – che effettivamente Piero Amara mi parlò del dottor Capristo, procuratore di Trani che voleva andare alla Procura di Firenze e mi chiese di sponsorizzare tale trasferimento presso Luca Lotti», altro fedelissimo di Renzi che poi verrà nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio. «Io non sponsorizzai il trasferimento di Capristo a Firenze ma mi limitai a chiedere a Lotti chi sarebbe andato alla Procura di Firenze: Lotti mi disse che non lo sapeva». Poi Bacci racconta di una cena romana che però non è in grado di collocare con precisione nel tempo. «Capristo mi disse che voleva un contatto con lotti per avere tale strasferimento a Firenze. Andammo a cena e casualmente incontrammi Lotti, che era appena tornato da giocare a calcetto. Paradiso e Capristo spinsero a che io gli presentassi Lotti e io mi recai al tavolo di Lotti, ma lui non ne volle sapere in quanto era stanco e non voleva parlare di lavoro. Poi comunque Capristo riuscì a parlare per poco tempo con Lotti e ad avvicinarlo». A titolo di cronaca va ricordato che l’ex pm di Trani, Antonio Savasta, è stato condannato a 10 anni anche per aver favorito Gigi D’Agostino, l’imprenditore socio di Bacci, in cambio di un incontro con Lotti a Palazzo Chigi.
fonte: MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it