Capristo, i verbali di Amara a Potenza svelano la rete di interessi e amicizie dell’ex procuratore di Taranto: dall’Eni all’ex Ilva

L’avvocato siciliano, interrogato dai pm lucani, ha ricostruito l’intreccio di relazioni che avrebbero portato l’ex capo della procura ionica a ricoprire quell’incarico – fonte:Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

C’è un signore, si chiama Vincenzo Larocca, è stato a capo dell’ufficio legale dell’Eni e ha avuto un ruolo molto importante nella vicenda Capristo“: continua il suo racconto davanti ai magistrati di Potenza, l’avvocato Piero Amara, arrestato il 13 giugno per corruzione in atti giudiziari e poi scarcerato dopo che ha avviato la collaborazione. La gola profonda — che ha già parlato con le Procure di Perugia, Roma e Milano, che ne valutano dichiarazioni e attendibilità — sta tirando in ballo diversi personaggi pugliesi, per spiegare chi si è mosso, negli anni tra il 2015 e il 2017, per sponsorizzare la nomina di Capristo alla Procura di Taranto, dove pendeva la vicenda giudiziaria dai risvolti milionari sull’Ilva.

L’ipotesi dei magistrati lucani è che l’allora procuratore di Trani sia stato sostenuto al Csm dal poliziotto Filippo Paradiso e dall’ex consulente Ilva Nicola Nicoletti oltre che da Amara, che era molto vicino a Luca Palamara e a Cosimo Ferri, i due magistrati che nelle nomine avrebbero fatto per anni il bello e il cattivo tempo. Amara, dal canto suo, ha spiegato che a volere Capristo a Trani erano il Pd pugliese e una parte del governo, che aveva necessità di risolvere alcune questioni sull’Ilva.

Tra i personaggi che hanno fatto da tramite, tra le multinazionali e il magistrato, ci sarebbe anche Vincenzo Larocca, “che a voi non dice niente — ha detto Amara ai pm di Potenza — ma che era a capo dell’ufficio legale dell’Eni e non era un quisque de populo… e che era a entrambe le cene a casa mia“. Incontri organizzati da Amara per far entrare Capristo in contatto con Nicoletti e il commissario dell’Ilva Enrico Laghi.

Laghi all’Ilva era come l’imperatore — è scritto nel verbale — Nicoletti dimostrando a Laghi che era in grado di fargli incontrare Capristo, acquisiva centomila punti“. Tornando a Larocca, l’avvocato siracusano dice che “era lo sponsor di Nicoletti all’interno dell’Eni e peraltro entrambi coltivavano amicizie e interessi professionali in Puglia, nell’ambito di un istituto che gestisce un ospedale, dal quale ricevevano incarichi”.

Ad avere interessi in Puglia, però, era lo stesso Amara, che a Martina Franca aveva delocalizzato due delle sue società: “Nel 2017 quando si scatena l’indagine di Roma nei nostri confronti (suoi e del socio Peppe Calafiore) all’epoca abbiamo cercato una sede non ostile“.

Alla domanda sul perché fosse sicuro che la procura di Capristo non sarebbe stata ostile, la risposta è stata semplice: “Perché a ottobre lo avevo accompagnato da Verdini e da Lotti poi, a ottobre, c’erano state le cene a casa mia, la presentazione di Laghi, il rapporto con Filippo Paradiso…”.

In merito alla questione Ilva, e al patteggiamento che la procura aveva osteggiato fin quando era stata retta da Franco Sebastio, Amara lancia poi dei sospetti anche su altri magistrati di Taranto, affermando che Capristo avrebbe dovuto organizzare “una cena tutti insieme, con quelli dell’Ilva e tutti i sostituti… quelli che ora prendono le distanze“. Tale cena, in realtà, non si fece mai e i pm all’epoca in servizio a Taranto hanno rilasciato a Potenza dichiarazioni dalle quali emerge che avrebbero cercato di osteggiare l’ipotesi del patteggiamento voluto dal capo.

In cambio dell’atteggiamento favorevole nei confronti del siderurgico, Capristo avrebbe chiesto incarichi per i suoi amici. In primis l’avvocato molfettese Giacomo Ragno (indagato e tuttora ai domiciliari). E poi Nicola Nicoletti e anche Massimo Sorli, il consulente tecnico nominato dalla procura dopo l’incidente che nel settembre 2016 costò la vita all’operaio Giacomo Campo.

Di Sorli, Amara dice: “Io non lo conoscevo, mai visto in vita mia. A me Nicoletti mi disse che aveva concordato la nomina con Capristo“. Eppure, fu proprio Amara a pagare il biglietto aereo da Torino a Taranto per Sorli. E sempre lui, secondo la procura di Potenza, a dare il là al depistaggio sull’incidente mortale, creando l’ipotesi del sabotaggio che poi Capristo avrebbe propinato ai giornalisti. Anche sul punto, le versioni dell’avvocato siciliano e di altri protagonisti della vicenda sono diverse e a tratti opposte. Per questo, il compito dei pm lucani di districare la matassa è tutt’altro che facile.

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