Camici-gate: protezione civile truffata da società di Taranto per 2,8 milioni di euro

Finiscono sotto chiave 150mila camici destinati alla regione Lazio. Il procuratore aggiunto di Taranto Maurizio Carbone e il sostituto Antonio Natale indagano sul nuovo «camici-gate» per una presunta maxi-truffa da 2,8 milioni di euro messa a segno ai danni della Protezione Civile dalla Internazionale Biolife srl, società con sede a Taranto. Nel registro degli indagati, con ipotesi di truffa aggravata, sono finiti due tarantini, Giacomo De Bellis, 49 anni e Antonio Formaro, 63 anni, un brindisino, Raffaele Buovolo di 54 anni, residente in Bulgaria, il primo amministratore della società e gli altri due suoi soci. C’è poi un quarto indagato, il responsabile commerciale della ditta, Francesco Oliverio, 30 anni, nato a Roma e attualmente irreperibile, come si evince dalle carte dell’inchiesta. I due magistrati tre giorni fa hanno mandato gli uomini del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza a mettere i sigilli al materiale, circa 150mila camici, consegnati alla Protezione civile a giugno scorso.

Il materiale rappresenta solo una piccola parte di una maxi fornitura, valore 17 milioni di euro, di un milione di camici impermeabili, idrorepellenti con maniche lunghe e un milione di tute isolanti. La fornitura, ordinata il 30 marzo scorso, in pieno lockdown, avrebbe dovuto essere consegnata nel giro di una settimana ma la Biolife, si legge nella determina di revoca della Regione Lazio del 26 agosto, ha sempre rinviato la consegna del materiale con una lunga serie di scuse, ora dando la colpa alle dogane turche, ora ai camionisti greci, pur avendo incassato il 20 per cento di acconto sull’intero ordine, circa 2,8 milioni di euro, finiti su un conto acceso presso una filiale tarantina del Monte dei Paschi. Dei due due milioni di capi, sono stati consegnati solo 150mila camici giunti a Roma e ora finiti sotto chiave. La Regione Lazio, dopo aver atteso invano per 4 mesi, ha revocato l’ordine e ora chiede il pagamento di una penale di 1,4 milioni di euro, 10mila per ogni giorno di ritardo nella consegna.

«La condotta contrattuale della Internazionale Biolife è chiaramente caratterizzata da inaffidabilità ed inattendibilità dei tempi di esecuzione», scrive la Regione nella revoca dell’ordine. Nessun danno, a quanto pare, per le casse della regione guidata da Nicola Zingaretti. L’ente ha sospeso il pagamento in favore di Biolife di un’altra fornitura, questa volta una partita di mascherine, che pare sia stata regolarmente consegnata. Pertanto l’anticipo di 2,8 milioni di euro versato non verrà chiesto indietro e non andrà perduto. I camici sequestrati, ritenuti dai due magistrati corpo di reato, saranno ora analizzati dagli investigatori per risalire alla provenienza e per accertarne la conformità. Secondo la procura ionica, la Biolife sarebbe riuscita a truffare la Protezione civile del Lazio inducendola in errore circa la regolarità della fornitura falsificando una certificazione di conformità. La Regione Lazio si era affidata alla società tarantina per l’acquisto di camici e tute da consegnare a medici e personale sanitario in prima linea nella lotta al Coronavirus. La fornitura, attesa entro una settimana, è arrivata solo in minima parte. Circa 850mila camici e un milione di tute non sono mai stati consegnati. 

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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