Sfilano i testimoni nel cosiddetto processo "By pass", dal nome dell’operazione dei Carabinieri del 6 ottobre del 2005.
Dodici gli imputati, accusati a vario titolo di voto di scambio, estorsione, ricettazione e furto. Tra questi, Michele Laforgia, Saverio Piccininni, Giuseppe Cuocci e l’assessore alle Attività Produttive Michele Palmiotti, all’epoca dei fatti presidente della Multiservizi.
Nell’udienza di giovedì hanno trovato spazio due dei fatti contestati dal pubblico ministero Giuseppe Maralfa. Il primo riguarda il furto di automezzo della Multiservizi. Secondo l’accusa, Palmiotti avrebbe contattato Piccininni, detto “Settpont”, per far luce sul fatto.
In aula si è anche discusso sulle modalità del servizio di guardiania dei cantieri edili gestito – come accertarono le indagini – da alcuni degli imputati.
L’udienza è stata rinviata al 30 novembre.
N.R.
Michele Palmiotti nell’ottobre del 2005, in veste di presidente della Molfetta Multiservizi Spa, società a prevalente partecipazione pubblica, fu arrestato e posto ai domiciliari dai Carabinieri in seguito alle indagini nell’ambito dell’operazione “By Pass” del 6 ottobre dello stesso anno, quando finirono in manette o ai domiciliari 11 appartenenti ad una organizzazione criminale accusati di associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni, alla ricettazione e ai furti.
Il provvedimento fu emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani Michele Nardi, su richiesta del Pm Giuseppe Maralfa. Secondo gli inquirenti, Palmiotti, dopo che ai danni dell’azienda furono commessi i furti di un furgone Iveco e di altre due autovetture con conseguente richiesta di un riscatto, avrebbe aiutato il pluripregiudicato Saverio Piccininni, detto “Settpont”, a eludere le indagini dei Carabinieri sugli episodi di ricettazione ed estorsione di cui l’uomo si sarebbe reso responsabile, insieme agli altri pregiudicati Michele Laforgia e Giuseppe Cuocci.
Palmiotti fu indagato, inoltre, per aver omesso di denunciare all’autorità giudiziaria di avere ricevuto richieste estorsive per ottenere la restituzione del furgone rubato e degli altri due veicoli e di violazione della legge elettorale (voto di scambio).
Da candidato, nel collegio di ponente di Molfetta, alla Provincia di Bari nelle elezioni del 2004, avrebbe promesso al pregiudicato Piccininni un posto di lavoro per la moglie in cambio di collaborazione nella propaganda elettorale. Il provvedimento cautelare si rese necessario per il pericolo di reiterazione del reato, oltre che per il grave quadro indiziario.
Il giudice Nardi, nell’ordinanza, evidenzia come "il comportamento di Palmiotti comprometteva l’immagine delle istituzioni ed innescava un ingiustificato ma inevitabile senso collettivo di sfiducia verso un’intera classe politica".