Buon compleanno Movimento Liberatorio, 15 anni di cittadinanza attiva. Era il 26 febbraio 2006 quando si presentò alla città

 

di Matteo d’Ingeo

Sono trascorsi 15 anni, da quel 26 febbraio 2006, quando un gruppo di cittadini provenienti da luoghi e percorsi politici diversi, lanciò un appello pubblico chiamando a raccolta tutti coloro che erano indignati per il declino morale e il degrado inarrestabile in cui stava scivolando la nostra città. Da allora l’impegno di cittadinanza attiva del Movimento non si è arrestata un sol giorno; e proprio per questa presenza, a volte scomoda, oggi si può affermare che l’esperienza del Liberatorio entra nella storia di questa città. Non ci sono mai state altre esperienze simili di movimenti civici attivi per 15 anni senza discontinuità. Abbiamo invece tanti altri esempi di movimenti nati solo in concomitanza di consultazioni elettorali e sciolti subito dopo. 

Nell’appello del 2006 si scriveva. “non abbiamo mai rinunciato a “restituire la città ai cittadini” e facciamo appello affinché tutti si uniscano a noi nel costruire un’alternativa forte e credibile contro le clientele e i trasformismi. E’ giunta l’ora di riprendere il cammino, convincere gli indecisi, far venire dubbi ai convinti e allargare il bacino della partecipazione“. Dopo 15 anni credo sia ancora valido quello spirito, che proviene dalla “primavera molfettese del ’94”,  e spero possa essere motore di nuovo impegno per le future generazioni.

La campagna elettorale per le comunali del 2006 era mossa da forti motivazioni e leggendo il documento diffuso allora, prima del turno di ballottaggio, mi sembra di leggere qualcosa che è attuale. Certi protagonisti di allora cercano di condizionare ancora oggi la vita politica cittadina e preparano il loro futuro. 

Non conosco il futuro del “Movimento Liberatorio” e del “Blog della cittadinanza attiva“,  potrebbero scomparire domani o continuare ad esistere per altri 15 anni, ma è certo che il patrimonio d’impegno prodotto in questi anni sarà salvato in modo che i giovani possano utilizzarlo. Rileggiamo quel documento del 6 giugno del 2006:

Ancora una scelta liberatoria

 

La valutazione del Liberatorio politico sulle elezioni amministrative del 2006

1) Si conferma e si accentua il degrado della città.

Il Liberatorio politico si è posto primariamente l’obiettivo di contrastare il degrado morale della politica molfettese, giunto a livelli inaccettabili; per questo, dal nostro punto di vista, qualsiasi analisi politica dei risultati del voto  del 28 e 29 maggio non può prescindere da valutazioni sulle condizioni di legalità e libertà in cui esso è stato esercitato,  presupposti basilari del confronto democratico.

Da decenni, nelle valutazioni post-voto, lamentiamo e denunciamo anche la pratica endemica del voto di scambio, delle clientele e dei pacchetti di voti che esprimono e premiano il candidato più incline a far uso di questi mezzi che offendono la democrazia.
Purtroppo la nostra dignità di cittadini, in questa consultazione elettorale, è stata più volte violentata e calpestata dall’arroganza di atteggiamenti e informazioni faziose e fuorvianti che non hanno fatto bene alla crescita civile della nostra comunità.

La città ha assistito ad episodi sconcertanti di malcostume politico, fino alla raccolta del voto con  metodi  immorali  ed illegali; purtroppo i risultati ci dicono che, in buona parte, i cittadini hanno risposto col consenso invece di  indignarsi.
Fare politica, per noi, oggi significa anche scuotere questa città inerte, in cui la rassegnazione e l’indifferenza degradano verso il silenzio omertoso, incapace di reagire e perciò complice.

Per questo denunciamo pubblicamente fatti gravi che, pur sotto gli occhi di tutti, rischiano di passare sotto silenzio, invitando gli organi preposti a fare chiarezza; non vogliamo contribuire a diseducare i cittadini rafforzando l’idea, ormai data da molti per scontata, che la politica sia irrimediabilmente losca ed inquinata, senza distinzione alcuna.
Si può tacere, accettandone la normalità con complice assuefazione, sulla distribuzione gratuita di ingressi in discoteca, tessere telefoniche, buoni-benzina, buoni-lavaggio, intimo e corsetteria, su feste e cene, oltre alle consuete promesse di posti di lavoro?

Che dire del più suffragato tra i candidati al consiglio comunale, Pino Amato, un personaggio di qualità etico-politiche certo non eccelse, che in qualche modo ottiene tanti consensi pur essendo indagato per la cattiva gestione della Polizia Municipale?
I cittadini hanno bisogno di sapere se i suoi consensi hanno in qualche misura attinenza con l’indagine in corso sulle multe non riscosse, l’occupazione abusiva di suolo pubblico e quant’altro si configurerebbe come voto di scambio con i clienti di turno.
Il 29 maggio, dopo l’apertura delle urne, dal pomeriggio fino a tarda sera, abbiamo visto centinaia di giovani assiepati, come non mai, nei seggi con fogli e penne alla mano. Questi giovani, assenti per cinque anni dalla scena politica ed ignorati da politici ed amministratori, sono reclutati e pagati da partiti o da singoli candidati non certo per educarli alla pratica della politica. Bastava guardare i fogli su cui riportavano i risultati di ogni scheda scrutinata: dovevano verificare i voti assegnati ad un particolare candidato con la esatta combinazione sindaco/lista/candidato al fine di controllare il voto degli elettori del seggio.
Abbiamo persino testimonianza di incontri ravvicinati tra cittadini e un intercettatore di voti che, dopo aver dato il “santino”, chiedeva con insistenza il seggio di appartenenza facendo intendere senza mezzi termini che quel voto sarebbe stato controllato; ancor più grave è che questa “richiesta” veniva fatta da un dipendente comunale, si spera non in servizio.
Sarebbe ora di indagare su tutto ciò senza sottovalutazioni; basterebbe, da parte degli inquirenti,  acquisire presso l’ufficio elettorale tutti i nomi dei rappresentanti di lista titolari e supplenti, e chiedere loro se e quanto sono stati pagati, per chi lavoravano e cosa gli è stato chiesto di segnare sui fogli in dotazione, cominciando da quei partiti che hanno avuto tra i loro candidati consiglieri che hanno in dote pacchetti di voti che li accompagnano ovunque si schierino.
Sarebbe interessante leggere i conti consuntivi che presenteranno taluni candidati e se dichiareranno di aver pagato con un contributo spese i giovani rappresentanti di lista. Come sarebbe auspicabile che si conoscano anche le cifre spese per affittare immobili privati da adibire a sottocomitati.
Da queste elezioni emerge ancora una volta la fotografia di un degrado morale di una città in cui, ormai da troppo tempo, la classe politica reggente non si è preoccupata di offrire ai giovani modelli positivi e credibili di cultura politica.
Il Senatore Azzollini, rappresentando pienamente i caratteri peggiori della destra berlusconiana, si è presentato alle elezioni nelle vesti di buon “benefattore” di una parte di molfettesi e, in spregio  al bene comune e alla legalità, ci lascia in eredità una legge truffa, la 376/2003, con cui ha distratto dalle casse statali danaro destinato a costruire opere pubbliche per dirottarlo a Molfetta favorendo privati cittadini, trasformati all’occorrenza in clienti o, peggio, sudditi.
E’ inutile dilungarsi sulla vicenda arcinota delle palazzine Fontana, su cui sono stati scritti fiumi di parole e denunce  che non hanno ancora risposta dalla Procura della Repubblica, ma è utile sottolineare l’esempio di cattiva amministrazione di cui è portatore il candidato sindaco Azzollini; ragion per cui è meglio evitare di affidare la città a lui e ai tanti suoi amici che ci hanno regalato l’attuale degrado.
Il candidato Di Gioia in tutti questi mesi ha dichiarato di essere la memoria storica politico-amministrativa di questa città e come tale, si presume, possa assumersi anche la paternità di tanti esempi di cattiva amministrazione e di illegalità diffusa verificatisi negli anni dei suoi mandati di capogruppo D.C. e nei pochi mesi in cui è stato Sindaco di questa città, nel 1989.
Ma ciò che è più rilevante nel suo progetto politico, è quel desiderio di “riscatto della città” nel ripristinare “il rispetto delle regole e della legalità”. Questo suo messaggio è stato martellante in tutti i suoi comizi e dibattiti, al punto di poter cambiare giudizio sull’uomo, salvo essere presto smentito dai fatti.

Quest’uomo, che vorrebbe fare il sindaco della città vestito da paladino della legalità, pare sia stato aggredito in piena campagna elettorale, in piazza Paradiso, dall’assassino del Sindaco Carnicella e non ha ritenuto di dover rendere pubblico questo grave episodio e di riferirlo alle forze dell’ordine.
La notizia, appresa direttamente da candidati della sua coalizione, non può essere taciuta da chi vuole ripristinare la legalità in città. Ogni silenzio può apparire omertoso e favorire quella cultura mafiosa che si alimenta di tante piccole illegalità quotidiane.
Se è vero che il candidato di Gioia ha subito delle minacce, chiarisca ai molfettesi che dovrebbero votarlo i contenuti delle stesse e che tipo di rapporti sussistano, in passato o tuttora, con il suo aggressore.
Non possiamo tollerare tale atteggiamento e chiediamo la verità su questo grave episodio; vorremmo che le forze dell’ordine ne siano informate e che i partiti del centro-sinistra si esprimano al riguardo.

2) Ancora una scelta Liberatoria
   
Il nostro risultato elettorale, seppur poco gratificante per il numero dei consensi, conferma comunque le ragioni della nostra analisi e l’utilità (se non la necessità) della nostra proposta: senza di essa sarebbe calato il silenzio sugli errori del passato e sarebbe stato più facile imporre ulteriori scelte indigeribili.
Ammettiamo di non essere riusciti a far convergere sulla nostra proposta tutti i cittadini disgustati dalla attuale situazione politica, visto l¹alto livello di astensionismo anche nell¹elettorato di sinistra ma crediamo che nessuno dei partiti dell¹Unione possa dirsi soddisfatto dei risultati, senza sentirsi rimordere la coscienza per gli errori commessi.
Non era nostro obiettivo conquistare consenso elettorale da spendere su qualche tavolo delle trattative, né è oggi la difesa del nostro orticello. Ci chiediamo quale sia la scelta migliore per il bene della città e, francamente, fatichiamo a darci una risposta.
Siamo altresì convinti che, comunque vada, questa tornata elettorale abbia già segnato il punto più basso della vicenda politica molfettese e lasciato un cumulo di macerie che impongono a tutti un forte impegno di ricostruzione.
Dalle urne esce vittoriosa, pur al di sotto delle sue aspettative, la coalizione guidata dal senatore part-time Azzollini, che presenta i caratteri peggiori di quella destra che a livello nazionale è stata sconfitta dall’Unione. A questa egemonia non vogliamo rassegnarci: la storia e l’azione politica del candidato della destra ci ripugnano, così come le idee, i programmi bellicisti e razzisti, i metodi di governo e di raccolta del consenso di quella parte politica.
D’altro canto, a contendere ad Azzollini la vittoria finale troviamo una coalizione non di centro-sinistra ma marcatamente centrista sul piano politico rappresentata, in caso di vittoria, da personaggi politici sconfitti ed  emarginati dalla scena politica fin dal ’94.
Come se non bastasse, della eventuale maggioranza di centrosinistra, farebbero parte consiglieri provenienti dalla destra, dissociatisi solo di recente da quella esperienza e accolti senza problemi da forze che, pur di conquistare un primato elettorale di dubbia consistenza politica, hanno preferito accogliere questi transfughi a costo di umiliare militanti operosi ed allontanare dalla politica tanti cittadini per bene, che stentano a distinguere le pratiche politiche degli opposti schieramenti.
Il centro-sinistra, per vincere, scende a patti con forze politiche fino a ieri fortemente avversate e rappresentate da uomini con storie personali e politiche poco edificanti, in barba al proprio codice etico che negava qualsiasi tipo di indulgenza ai protagonisti della passata amministrazione (vedasi il punto 3 del Documento politico programmatico del centrosinistra).
Per il ballottaggio si intravedono invece accordi con un prevedibile baratto di posti di potere e sottopotere, che indebolirà ulteriormente la coalizione e la renderà ostaggio dei soliti noti, come e forse più che in passato. Il rischio di un naufragio precoce della eventuale amministrazione Di Gioia sarebbe concreto, anzi probabile.
Il timone della coalizione è ora in mano ad un candidato sindaco debole in termini di consenso; né i partiti dell’Unione, con il loro scarso peso politico, potranno influenzarne le scelte.  Avevamo ampiamente previsto questo esito quando affermavamo che solo una guida fortemente credibile ed indubitabilmente rappresentativa del centrosinistra autentico avrebbe potuto presentarsi come alternativa alla destra ed alla amministrazione uscente.

Con la presenza del Liberatorio Politico abbiamo cercato di impedire che si arrivasse a questo punto, di contrastare la logica del male minore, di favorire l’espressione del dissenso attivando al tempo stesso un percorso alternativo al declino inarrestabile.
Non siamo interessati allo sfascio del centrosinistra, non vogliamo favorire la frammentazione o il settarismo, così come non siamo disponibili ad assecondare unanimismi acritici e a dare deleghe in bianco a chicchessia.

Siamo invece interessati a far ripartire l’azione politica di un’area che in questi mesi si è fortemente disgregata e disorientata, disperdendo i frutti di un lavoro di anni: quegli uomini, quelle esperienze (associazioni, movimenti, gruppi) sono ancora presenti e disponibili a riprendere un percorso unitario e plurale, esterno ai partiti ma interagente con questi,  che lasci alle spalle le diatribe e le divisioni che in questi mesi li hanno attraversati e lacerati.
Il Liberatorio Politico guarda con più interesse a tutto ciò che si costruirà fuori dal Palazzo a prescindere dal risultato del ballottaggio; ci sta a cuore la rinascita della città, vogliamo ricostruire la nostra identità culturale e l’orgoglio di vivere a Molfetta e di appartenere alla sua comunità.
La città ha bisogno di guardare oltre il 12 giugno; avevamo questo obiettivo prima ancora della campagna elettorale e tale esso rimane.
La convinzione di aver visto giusto non ci solleva, tuttavia, dalla responsabilità politica di esprimerci sul “che fare” al ballottaggio; lo dobbiamo ai cittadini che hanno creduto al nostro progetto premiando la nostra coerenza con un risultato che ha un alto valore morale, non certo a chi ci ha fin qui deliberatamente ignorato ed ora ci chiede strumentalmente un pronunciamento.
Siamo convinti della necessità di proseguire su una linea di coerente intransigenza  indicando come migliore scelta l’astensione, senza con ciò imbrigliare la coscienza di nessuno giacché ogni scelta, dolorosamente ambigua, è frutto di questa stagione confusa.
Comunque vada, il Liberatorio politico invita  tutte le forze sane del centro-sinistra, movimenti, associazioni, volontariato, ciò che rimane della sinistra storica ad incontrarsi per chiamare a raccolta, in un nuovo contenitore politico, la pluralità di esperienze e soggetti che in questi mesi non si sono sentiti coinvolti ed i cittadini che negli anni si sono allontanati dalla politica attiva, con l¹obiettivo di riconquistare il consenso perduto e di costruire una coalizione democratica guidata da un ceto politico nuovo, non compromesso col passato, senza scheletri negli armadi, capace di parlare alla città denunciando a viso aperto il malaffare e l¹intreccio politico-affaristico, nuovamente credibile nell¹affermare  di voler  “restituire la città al cittadini”.

Molfetta, 5 giugno 2006

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