Brindisi, operazione Dda all’alba contro la Scu: eseguite 13 misure cautelari

Operazione contro la Sacra corona unita a Brindisi dove la polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 persone, mentre altre 8 sono state sottoposte ad obbligo di firma.

L’attività investigativa condotta dalla squadra mobile di Brindisi ha consentito di monitorare, a quanto viene riferito, soggetti e vicende delittuose in un contesto associativo di stampo mafioso operante oltre che nel capoluogo in tutta la provincia. Tutti gli elementi acquisiti hanno permesso di dimostrare l’attuale operatività in questo territorio dell’associazione mafiosa «Sacra Corona Unita» e nello specifico di quella frangia storica facente capo al clan Campana, attiva sul territorio.

Per l’esecuzione degli arresti sono in campo 100 poliziotti: l’inchiesta è stata condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce.

BOSS STORICI AL VERTICE – Si sarebbero dedicati alle estorsioni nei confronti degli imprenditori agricoli, nel settore della produzione del grano, per pilotarne i prezzi, poi alla gestione abusiva di parcheggi vicino all’ospedale e al sostentamento dei detenuti, le otto persone che la Squadra mobile di Brindisi ha arrestato oggi, contestando a vario titolo i reati di associazione mafiosa ed estorsione, in alcuni casi con l’aggravante dei metodi mafiosi. In tutto sono 19 le persone indagate: per 8 è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per 5 l’obbligo di firma.

Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Dda di Lecce ed eseguite dalla Polizia, al vertice del gruppo ci sarebbero due boss della Sacra Corona Unita, esponenti della vecchia guardia: Francesco Campana, boss storico legato alla frangia dei tuturanesi, tuttora detenuto in regime di 41bis a Opera, e Giovanni Donatiello, di Mesagne (Brindisi), in passato ritenuto il braccio destro del fondatore della Scu, Pino Rogoli, tornato in libertà nel 2018 dopo aver scontato un ergastolo commutato in trent’anni di carcere per mafia e quale mandante di alcuni omicidi. Una volta scarcerato, avrebbe mantenuto un ruolo di leadership, approfittando di una maggiore libertà di movimento rispetto a Campana.

Secondo gli inquirenti, vi sarebbe stato un preciso ordine gerarchico e compiti ben delineati. Attraverso una rete di referenti sul territorio, e in alcuni casi con il supporto delle donne dei clan, tra cui anche di Lucia Monteforte, moglie di Campana, sottoposta all’obbligo di firma per aver “occasionalmente» veicolato informazioni all’interno del carcere, la cellula Scu avrebbe mantenuto il controllo sulle attività illecite, principalmente nella città di Brindisi, ma anche nei paesi limitrofi. Nell’elenco degli episodi su cui si sono concentrate le indagini, c’è anche un attentato dinamitardo a un bar e un pestaggio avvenuto di giorno in pieno centro. 

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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