fonte: http://bari.repubblica.it – di CHIARA SPAGNOLO
Finiscono nuovamente sotto sequestro i beni riconducibili a Sante Quaranta, ex contrabbandiere di Fasano con il pallino per i prodotti da forno: la guardia di finanza di Brindisi ha messo i sigilli a un panificio, una lavanderia industriale, un’automobile, due veicoli commerciali e rapporti bancari per un valore di 300mila euro. Le due attività commerciali erano intestate alla moglie di Quaranta – secondo gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria di Brindisi, guidati dal colonnello Gabriele Gargano – ma in realtà riconducibili all’ex contrabbandiere.
L’uomo già in passato aveva investito i proventi del trasporto di sigarette da un lato all’altro dell’Adriatico, in un panificio di Fasano sequestrato nel 2008 e poi confiscato. In quel negozio Quaranta era riuscito a farsi assumere: dopo essersi licenziato aveva fatto causa allo Stato per il mancato pagamento del tfr, facendo sì che il tribunale pignorasse i beni del negozio che era stato suo. In tal modo i macchinari erano finiti all’asta e – grazie alla compiacenza di due funzionari dell’Ufficio vendite giudiziarie di Brindisi – erano stati riacquistati dal genero di Quaranta, Giacomo Barletta, che li aveva utilizzati per aprire un secondo panificio a Fasano, a pochi metri da quello confiscato.
La vicenda paradossale era stata denunciata da Umberto Postiglione (all’epoca direttore dell’Agenzia dei beni confiscati) alla Procura di Brindisi, che aveva avviato un’inchiesta poi conclusa con una richiesta di rinvio a giudizio a carico di otto persone. Fra loro i più stretti familiari di Quaranta (moglie, due figli e genero), il prestanome che acquistò i macchinari e i due dipendenti infedeli dell’ufficio Vendite giudiziarie, accusati a vario titolo di turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio e trasferimento fraudolento di valori.
Dall’inchiesta penale è poi scaturito un secondo filone investigativo, totalmente concentrato sugli accertamenti patrimoniali sul tesoretto dell’ex contrabbandiere, che era stato ricostruito e utilizzato per avviare altre attività imprenditoriali. Una serie di verifiche documentali unite ad attività classiche di investigazione, come appostamenti e pedinamenti, ha permesso di scoprire come il nuovo panificio aperto dalla signora Quaranta a Martina Franca e la lavanderia industriale fossero stati realizzati ancora tramite quel patrimonio illecitamente accumulato negli anni.