
fonte foto: Esercito Italiano
La prima sezione penale della Corte d’Appello di Bari, in data 22 marzo 2024, ha assolto l’ex Senatore e Sindaco Antonio Azzollini e l’Ingegnere Vincenzo Balducci, con formula piena, “perché il fatto non sussiste”. Entrambi furono già assolti in primo grado sulla presunta maxi-truffa collegata alla realizzazione del nuovo porto di Molfetta. Il collegio giudicante ha rigettato gli atti d’appello presentati dal Procuratore Generale della Repubblica, dal Pubblico Ministero presso il Tribunale di Trani e da una parte civile rappresentata dal “Comitato Bonifica Molfetta”.
Un giudizio completo, sulla sentenza, si potrà formulare tra 90 giorni, quando saranno depositate le motivazioni.
Nel frattempo possiamo solo prendere atto che, dopo vent’anni, il nuovo porto di Molfetta non è stato ancora ultimato. Azzollini e Balducci, certo, sono stati coraggiosi a rinunciare alla “prescrizione” dei reati per cui erano imputati e nei vari gradi di giudizio sono stati assolti; ma tutti gli altri protagonisti della vicenda porto non hanno avuto lo stesso coraggio e non conosceremo mai le loro eventuali responsabilità.
Purtroppo la verità processuale non corrisponde alla verità storica. Il processo penale sulla costruzione del nuovo porto partiva dal dato storico che nel bacino portuale c’erano le bombe e i lavori non dovevano partire prima della bonifica.
Invece la propaganda elettorale, dal 2005 in poi, ha accelerato i tempi e ha indotto imprese, tecnici e amministratori a far finta di non sapere che c’erano le bombe nel porto di Molfetta. Spesso le difese degli imputati hanno motivato tali scelte scellerate costruendo a tavolino giustificazioni che risultavano inconciliabili con la verità storica.
Ripeto, ancora una volta, che già dagli anni ‘40 si sapeva che all’interno del bacino portuale, e subito fuori dell’imboccatura del porto stesso, c’erano migliaia di ordigni bellici. Alcuni documenti storici che confermavano questa verità storica sono stati allegati alle migliaia di documenti che formavano il fascicolo d’indagine sul porto.
Oltre i documenti storici abbiamo i documenti amministrativi più recenti, compresi quelli del 1° luglio 2004, giorno in cui la Giunta Comunale di Molfetta approvava due delibere dalle quali parte la narrazione del nuovo porto commerciale di Molfetta. La delibera n. 295/’04 con cui la Giunta, guidata dal sindaco Tommaso Minervini, licenziava il documento preliminare propedeutico all’avvio della progettazione del nuovo porto; e la delibera n. 296/04 con cui si approvava il progetto di indagine dei fondali marini per l’individuazione di ordigni bellici e la successiva bonifica.
Sappiamo tutti com’è andata, cosa è accaduto in questi vent’anni e quanti danni sono stati arrecati alla comunità da coloro che hanno voluto ignorare la presenza degli ordigni bellici nel bacino portuale.

La bonifica nel porto di Molfetta non è mai terminata tant’è che l’ultimo significativo recupero di ordigni bellici è avvenuto ad aprile dell’anno scorso. Gli artificieri dell’Esercito dell’11° reggimento genio guastatori di Foggia, in collaborazione con il nucleo S.D.A.I. (Sminamento Difesa Anti-mezzi Insidiosi) di Taranto, hanno recuperato altri 11 residuati bellici, tra cui 7 bombe di aereo da 30 libbre e 4 ordigni di piccolo e medio calibro a caricamento speciale. Ma non è finita, perché continuano le indagini subacquee per l’individuazione di eventuali nuovi ordigni. Quindi, ancora oggi, dopo vent’anni si continua ad ultimare “la grande opera” senza futuro e scarse prospettive di sviluppo, mentre si recuperano ancora bombe. A questo si aggiunga l’altra indagine in corso da parte della Procura di Trani sul materiale scadente usato per costruire il molo di sopraflutto, ma questa è un’altra storia.
fonte: Matteo d’Ingeo – Mensile – L’altraMolfetta
