Blitz della Finanza, vestiti contraffatti negli outlet arrestati quattro imprenditori tra Bisceglie e Molfetta

La merce veniva prodotta in Turchia: ottima qualità, con griffe perfettamente riprodotte, addirittura corredata degli ologrammi di sicurezza. Arrivava poi in Italia, a piccole dosi, tramite i porti di Bari e Ancona e poi, attraverso un giro di fatture false emesse da società cartiere, veniva venduta nel circuito degli outlet e “Grandi firme” di numerose regioni italiane. Un’ organizzazione meticolosa, sgominata ieri con l’ arresto di quattro imprenditori: Leonardo Di Pinto, di Bisceglie, finito in carcere assieme a Lanfranco Sator, residente a Molfetta.

I due erano i veri amministratori delle imprese “Lesaco sas” e “Dpn Group”. Ai domiciliari sono Felice L’ Erario e Nicola Di Pinto, entrambi di Bisceglie e amministratori legali delle due ditte. L’ accusa per tutti è di associazione per delinquere finalizzata alla contraffazione e riciclaggio. Gli arresti sono stati eseguiti dai finanzieri di Ancora, su disposizione del gip di Bari. Le indagini, avviate poco più di un anno fa, hanno accertato il traffico di ingenti quantitativi di capi di abbigliamento contraffatti (16 mila quelli sequestrati), prodotti in Turchia, sui quali erano applicati marchi come Burberry, La Martina, Moncler, Ralph Lauren, Armani, Blauer, Fred Perry, Fred Mello, Jeckerson. In alcuni casi, Leonardo Di Pinto e Sator fornivano un campione del capo originale da riprodurre e davano indicazione circa l’ apposizione degli ologrammi di sicurezza, anch’ essi contraffatti, con i quali attestavano falsamente l’ originalità del capi prodotti.

I due, perciò, andavano di persona in Turchia per stabilire modalità, termini di produzione, e consegna dei capi. Una volta pronta la merce contraffatta, con la complicità di spedizionieri e vettori, veniva divisa e spedita in piccoli quantitativi in Italia, in modo da eludere i controlli doganali. All’ importazione la merce era accompagnata da documenti regolari che non facevano riferimento a marchi noti e, quindi, veniva introdotta temporaneamente nei depositi doganali in sospensione d’ imposta per poi essere immessa nel territorio italiano con autofatturazione. Una volta espletate le procedure di importazione venivano contattati gli acquirenti italiani e i rappresentanti d’ abbigliamento: grandi società di commercializzazione di abbigliamento di Casamassima, Roma, della provincia di Crotone, Napolie Potenza. Società che, poi, a loro volta piazzavano la merce negli Outlet e Grandi Firme.

fonte: ricerca.repubblica.it


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