Beni sequestrati agli eredi di Alfredo Fiore

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Molfetta, sigilli al patrimonio del boss: sequestrati beni per 4 milioni
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Due attività commerciali – un bar sul lungomare e un’impresa attiva nella vendita di prodotti ortofrutticoli – e sette rapporti finanziari sono stati sequestrati a Molfetta dai finanzieri del Nucleo Polizia tributaria di Bari e del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata su disposizione del Tribunale di Bari, Sezione Misure di Prevenzione.

Il sequestro, del valore complessivo di 4,2 milioni, ha riguardato il patrimonio degli eredi di Alfredo Fiore, pregiudicato ucciso in un agguato a Molfetta il 13 marzo 2014. “Si tratta – spiega una nota della Guadia di Finanza che dà notizia dell’operazione – del primo caso di applicazione a Bari del disposto normativo contenuto nel comma terzo dell’art. 18 del codice antimafia, che consente appunto di avviare il procedimento anche nel caso di morte del soggetto proposto per l’applicazione delle misure di prevenzione. In questo caso, infatti, la misura di prevenzione può essere disposta nei confronti degli eredi entro il termine di cinque anni dal decesso”. Obiettivo del sequestro, in casi simili, è quello di “sottrarre definitivamente il bene, già nella disponibilità del soggetto socialmente pericoloso, dal circuito economico originario, per inserirlo in un altro esente da condizionamenti criminali“.

Nella nota in cui spiega l’avvenuto sequestro, la Finanza ricostruisce il “curriculum criminale” del defunto boss di Molfetta, che conta “una lunga lista di precedenti penali e di polizia a partire dal 1983 per danneggiamento, oltraggio, fabbricazione e detenzione di materiale esplodente, furto, minaccia, porto e detenzione illegale di armi, violazione delle misure di prevenzione, rissa e associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, ritenendo che “lo stesso, fino alla data in cui è stato vittima di omicidio, abbia tratto i mezzi per vivere in maniera pressoché esclusiva dalle condotte delittuose allo stesso ascrivibili“.

In particolare, “le indagini eseguite dagli specialisti del G.I.C.O., che sono consistite nella valorizzazione in chiave patrimoniale di elementi acquisiti nelle indagini penali, nonché nell’esame, nel confronto e nell’intreccio di informazioni estratte dalle diverse banche dati in uso alla Guardia di Finanza (es. Anagrafe Tributaria, Anagrafe dei rapporti finanziari e applicativo Molecola dello S.C.I.C.O.) – è spiegato nella nota – hanno permesso di verificare l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità del pregiudicato defunto e la capacità economica del suo nucleo familiare. Nello specifico, gli accertamenti hanno portato a dimostrare che il nucleo familiare del Fiore, nell’ultimo quinquennio, a fronte di disponibilità lecite per poco più di € 125.000 aveva sostenuto spese ed investimenti per circa € 250.000”.

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