“Bat porto del narcotraffico”. E la ’ndrangheta si avvicina

Le coste della Bat prese di mira dai narcotrafficanti. Il sodalizio tra la criminalità locale e quella internazionale nell’ambito del mercato della droga rappresenta una minaccia per il territorio. Qui, fanno affari le mafie autoctone con i cartelli albanesi. Un sodalizio particolarmente pericoloso che rende la provincia di Barletta-Andria-Trani una zona di passaggio attraverso la quale i clan gestiscono i traffici. «Sulle coste della Bat arrivano tonnellate di marijuana – ha detto Giuseppe Gatti, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, intervenendo nel corso di un dibattito promosso dal gruppo giovani di Azione Cattolica della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie – e non sono destinate esclusivamente al mercato locale. Da queste parti, così come sulle coste delle città della provincia di Foggia, arriva anche la ‘ndrangheta per rifornirsi». Un ruolo di interlocuzione diretta, insomma, con i cartelli albanesi che, di fatto, sta cambiando le modalità con le quali operano le mafie nel territorio.
 
« Si sta passando da un modello di mafia militare che dichiara guerra allo Stato, a uno di mafia degli affari che si insinua nella società – ha spiegato Gatti – il rapporto di subalternità con Cosa nostra e la ‘Ndrangheta si sta notevolmente assottigliando » . I clan puntano quindi a controllare le coste, diventate strategiche per la gestione del traffico internazionale della droga. «Trani, Bisceglie e anche la vicina Molfetta – ha aggiunto Gatti – sono sempre più colpite da attentati, intimidazioni e dinamiche orientate al controllo violento del territorio attraverso le estorsioni che servono a comandare, a esercitare il potere». La conferma arriva dall’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia. Basti pensare all’operazione “Blue Box” portata a termine dalla guardia di finanza tra la provincia di Bari e la Bat. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione. L’indagine era stata avviata nei confronti dell’equipaggio di un motopeschereccio del porto di Bisceglie sospettato di effettuare traffici di sostanze stupefacenti. « Il gruppo, con sede a Bisceglie – riporta la relazione della Dia – era impegnato nel narcotraffico di marijuana, hashish e cocaina destinato alle piazze di spaccio anche nei Paesi balcanici e in Spagna. Sempre in relazione ai traffici di stupefacenti con la criminalità albanese, attività info- investigative e di analisi confermano come appetibile il potenziale asse adriatico Puglia-Marche ». In tal modo, le mafie possono contare su una notevole disponibilità finanziaria e questo agevola le infiltrazioni nell’economia locale. Quella della Bat, del resto, è un’economia vivace che fa gola ai clan.
 
«Si tratta di una realtà criminale particolarmente complessa – ha spiegato durante l’incontro Renato Nitti, procuratore di Trani – per questo bisogna contrastarla con strumenti adeguati rispetto a quelli disponibili ora. La rete di servizi di polizia giudiziaria sta svolgendo un ottimo lavoro, ma non basta per arginare del tutto un fenomeno così radicato » . Da qui, l’appello di Francesco Giannella, procuratore aggiunto di Bari, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia: «L’antimafia sociale può contrastare le mafie. La repressione non è sufficiente e la magistratura da sola non può farcela. Si deve poter contare sulla collaborazione di tutti. Siamo quasi sull’orlo del baratro: servono segnali concreti».
 
fonte: f.dib. – bari.repubblica.it 

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