fonte: http://bari.repubblica.it/cronaca – di MARA CHIARELLI
Al primo piano della palazzina in piazza San Pietro, a Bari vecchia, le persiane sono chiuse. In quello che nelle intenzioni doveva diventare il vessillo dell’antimafia sociale, regnano da oltre tre anni silenzio e assenza. È l’appartamento nel quale la famiglia di Tonino Capriati, mammasantissima del borgo antico, ha vissuto a lungo, fra statue di madonne e pistole, stringendo patti e organizzando affari illeciti. L’abitazione, confiscata a titolo definitivo e passata nelle disponibilità del Comune di Bari (dopo la condanna all’ergastolo per Capriati), era rimasta a lungo inutilizzata perché nessuna delle numerose associazioni baresi aveva partecipato al bando per la destinazione, pubblicato nel 2009 e conclusosi nel 2010.
Nel 2013 la svolta: l’associazione contro tutte le mafie, Libera, aveva chiesto al Comune che le fosse consegnata, per trasferire lì, in quello che è tuttora un luogo simbolo, la propria sede. Ancor più perché al piano superiore da tempo trasmette la web Radio Kreattiva, altro presidio antimafia che da anni porta la cultura della legalità nelle scuole. “Il fatto stesso di andare dove nessuno vuole andare non è un atto di coraggio o da temerari, materialmente ci sono dei vuoti che bisogna riempire – aveva annunciato nel novembre 2013 l’allora coordinatore regionale di Libera – Credo che ciascuno di noi dovrebbe provare a compiere atti normali“.
Nel giro di qualche settimana, si sarebbe dovuto completare il trasferimento. Ma inaspettatamente alcuni problemi logistici avevano ritardato l’ingresso nel bene confiscato. Problemi, riportano le carte, da tempo risolti. Nonostante questo, l’immobile resta poco utilizzato, se non per periodiche riunioni. Tanto che l’assessore comunale ai Beni confiscati, Vincenzo Brandi, ha già sollecitato l’associazione Libera perché si pensi a un uso che rientri nelle finalità della destinazione. “Non possiamo permetterci di lasciarlo vuoto – spiega Brandi – mentre ci sono numerose altre associazioni che lavorano molto bene sul territorio e ci chiedono da tempo una sede adeguata“.
Mario Dabbicco, referente regionale di Libera, ribatte: “Ci sono lesioni ai muri, mi hanno assicurato che dal Comune sarebbe arrivata una relazione tecnica che la sede è agibile – spiega – Nel frattempo però, non me la sento di organizzare incontri con molte persone. Non possiamo prendere sotto gamba queste cose. Non è vero che non la usiamo. Ma se non mi danno la certezza matematica che si può stare, siamo pronti a restituirla. Nel frattempo abbiamo stipulato una assicurazione per la responsabilità civile: non vogliamo lasciare quell’immobile, ma vogliamo avere certezze“.