Bari, Tommy Parisi condannato a 8 anni per mafia e per le estorsioni ai cantieri. Decaro: “La vittoria del coraggio”

Con il figlio del boss Savinuccio condannati altre quattro persone con pene dai 20 ai due anni e otto mesi. Gli imprenditori assolti sono: Paolo Maiullari, Pasquale Barile e Raffaele Parisi (per lui assoluzione chiesta dalla stessa Procura) – fonte: bari.repubblica.it

Tommy Parisi, figlio del boss del quartiere Japigia di Bari Savinuccio, è stato condannato a otto anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per il reato di associazione mafiosa. Lo ha deciso il Tribunale di Bari a conclusione del processo di primo grado “Do ut desriguardante decine di episodi di estorsione a cantieri edili che si sarebbero verificati – secondo l’accusa – imponendo guardianie e carichi di merci da fornitori amici.

Tommy Parisi, è anche conosciuto anche per essere un cantante neomelodico. Nell’ambito dello stesso processo sono state condannate altre otto persone. La pena più alta, a venti anni di reclusione, è stata inflitta all’imprenditore pregiudicatoEmanuele Sicolo, recentemente arrestato nell’operazione “Levante” sul presunto riciclaggio di denaro derivante da evasione fiscale e frode sulle forniture di carburante per 170 milioni di euro. Condannati anche gli imprenditori Alessandro Sicolo, fratello di Emanuele (10 anni) e Giuseppe Putignano (2 anni e 8 mesi).

Assolti invece gli imprenditori Paolo Maiullari, per il quale la Procura aveva chiesto dieci anni, e Pasquale Barile, per il quale la richiesta era stata di sette anni. Confermata anche l’assoluzione, già chiesta dal pm, di un quinto imprenditore coinvolto, Raffaele Parisi.

Tommy Parisi è stato anche condannato a risarcire le parti civili, fra le quali il Comune di Bari.

E il sindaco Antonio Decaro, sulla sentenza ha dichiarato: “Le condanne inflitte oggi agli esponenti del clan Parisi che negli anni scorsi avevano portato avanti un’intensa attività estorsiva ai danni di alcuni imprenditori edili impegnati nella nostra città rappresentano la vittoria del coraggio di tutte quelle persone che scelgono di denunciare. Denunciare significa compiere una scelta di parte, amare la nostra città e sperare di poter contribuire a smentire quell’asfissiante luogo comune del ‘tanto non cambia niente’. Ognuno di noi può fare la propria parte, con umiltà, senza eroismi, nella quotidianità. Si possono compiere scelte radicali nelle decisioni semplici, come quella di non far cantare il figlio di un boss in una pubblica piazza, e in quelle difficili, quelle fatte dagli imprenditori che hanno denunciato le estorsioni ai danni delle loro imprese edili o i tanti commercianti che in questi anni si sono rivolti al sottoscritto o alle autorità giudiziarie per denunciare episodi di illegalità da cui sono partite indagini importanti contro la criminalità organizzata di questa città”.

Di tutt’altro tenore le parole dell’avvocato Nicola Lerario, difensore di Tommy Parisi rilasciate all’agenzia LaPresse: “Si resta increduli per la decisione del tribunale di Bari che ha superato anche le dichiarazioni rese a dibattimento dal collaboratore di giustizia Domenico Milella, interno al clan del rione Japigia di Bari e in posizione di vertice”. Il legale ha già anticipato il ricorso in appello, non appena saranno depositate le motivazioni. “Il collaboratore Milella – conclude – aveva testualmente riferito che Tommy Parisi non fa parte del clan”.

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