Bari, sigilli al tesoro del boss Salvatore Buscemi. Sua la mongolfiera dedicata a san Rocco nel 2016

Il capoclan è detenuto a Rovigo dove sta scontando 20 anni perché ritenuto al vertice dell’associazione mafiosa tra Valenzano e Adelfia. Proprio a Valenzano durante la festa patronale fu fatto volare l’aerostato – fonte: bari.repubblica.it

Ricchezze accumulate in un decennio passato, secondo quanto ritengono di aver accertato i carabinieri, commettendo reati. Beni che sono stati sequestrati e che hanno un valore di oltre 1,5 milioni di euro riconducibili – secondo l’accusa – a Salvatore Buscemi, esponente dell’omonimo clan, che il 16 agosto di 9 anni fa fece realizzare una mongolfiera, con tanto di dedica, fatta volare nel cielo di Valenzano (Bari) per la festa patronale dedicata a San Rocco.

Sull’aerostato c’era scritto: “Viva San Rocco firmato famiglia Buscemi”. Subito dopo i fatti, Buscemi spiegò che la dedica non era un messaggio mafioso ma solo devozione nei confronti del patrono della città, San Rocco, e un tributo alla memoria del figlio, Michele, pregiudicato di 31 anni ucciso in un agguato compiuto a Valenzano il 13 gennaio 2008.

L’uomo si trova in carcere a Rovigo perché condannato, non in maniera definitiva, a venti anni per associazione di tipo mafiosoe perché considerato il vertice di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, estorsione, usura, porto e detenzione di armi. I sigilli riguardano appartamenti e tre rimesse tra Valenzano e Adelfia, nel Barese, e quattro polizze assicurative dell’importo di oltre 250mila euro.

Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Dda di Bari, a partire dal 2015, l’uomo avrebbe investito quanto guadagnato dai reati commessi comprando immobili e polizze assicurative, aiutato da alcuni suoi familiari. Il provvedimento di sequestro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Bari, accoglie quanto accertato dalle indagini con cui è stata “ricostruita sia la carriera criminale di Buscemi sia gli introiti dell’intero nucleo familiare, fornendo un corposo quadro indiziario sull’illecita provenienza della sua ricchezza risultato dei numerosi reati soprattutto perpetrati contro l’ordine pubblico e la sanità”, spiegano i militari.

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