Bari, presunta frode sul Bonus facciate: sequestri da 1,5 milioni di euro e perquisizioni

Gli indagati – secondo l’accusa – attraverso comunicazioni formali avrebbero generato consistenti crediti d’imposta fittizi, pur non essendo titolari di diritti reali e/o di godimento sugli immobili da ristrutturare e comunque senza aver realmente sostenuto alcuna spesa – fonte: bari.repubblica.it

Numerose perquisizioni nelle province di Bari, Torino, Matera e sequestri per oltre 1,5 milioni di euro di crediti d’imposta nella disponibilità degli indagati sono stati compiuti dalla Guardia di Finanza di Bitonto (Bari) nell’ambito di un’indagine su una presunta frode legata al Bonus facciate. I reati per cui si procede sono di indebita percezioni di crediti d’imposta a danno dello Stato, riciclaggio e autoriciclaggio dei proventi illeciti da parte dei sette indagati e di una società di capitali.

Gli indagati – secondo l’accusa – attraverso comunicazioni formali avrebbero generato consistenti crediti d’imposta fittizi, pur non essendo titolari di diritti reali e/o di godimento sugli immobili da ristrutturare e comunque senza aver realmente sostenuto alcuna spesa.

Sono Simone Mancini (23 anni), Saverio Petriconi (22), Michele Samarelli (30), Donato Cataldi (24), Mauro Cappelluti (48), Giuseppe Vasile (41), Luciano Sirca (35) e la società materana Oxigen Medical srl gli indagati dalla Procura di Bari con l’accusa di aver creato, in modo fraudolento, crediti di imposta per il Bonus facciate.

Il gip del Tribunale di Bari, Luigia Lambriola, ha disposto il sequestro di 765mila euro di crediti di imposta nella disponibilità del torinese Mancini e di altri 783mila euro generati dal barese Petriconi, derivanti “dalle successive cessioni anche parziali“. Secondo l’accusa i due indagati, in concorso fra loro, “mediante comunicazione telematica all’Agenzia delle entrate” avrebbero dichiarato falsamente “di aver svolto lavori di ripristino di facciate di edifici” conseguendo i relativi crediti fiscali illeciti.

I fatti si riferiscono a un periodo compreso fra il 23 e il 25 ottobre 2021 quando i due, dopo aver generato il credito, lo avrebbero ceduto a Samarelli e, attraverso di lui, agli altri indagati. Le indagini hanno individuato alcuni “segnali sintomatici” dell’esistenza dei reati, fra i quali “l’esistenza di numerose operazioni di cessione e l’assenza di bonifici cosiddetti parlanti a saldo delle spese sostenute“.

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