Bari, «mazzette» per gli appalti del dissesto: indagati funzionari Regione

C’è un tesoretto da 350 milioni che finanzia le opere di mitigazione del rischio idrogeologico sul territorio pugliese. E c’è il sospetto che alcune di quelle gare siano state truccate a suon di mazzette. È il tema di una nuova indagine della Procura di Bari che dieci giorni fa ha mandato la Guardia di Finanza ad effettuare sei perquisizioni a funzionari pubblici della Regione, progettisti e imprenditori: l’obiettivo era riscontrare una serie di elementi raccolti partendo da due società del Foggiano aggiudicatarie di alcuni appalti.

Nel fascicolo affidato al pm Claudio Pinto sono contestate, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, le ipotesi di concorso in corruzione e turbata libertà degli incanti. I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari, agli ordini del colonnello Luca Cioffi, hanno sequestrato computer e cellulari a due funzionari dell’assessorato ai Lavori pubblici della Regione, Francesco Bitetto e Michele Tamborra, responsabili del procedimento in alcuni appalti affidati dal Commissario delegato al dissesto a due società della provincia di Foggia, la Fratelli Di Carlo e la Icg di Lucera: tra gli indagati ci sono anche Antonio e Carmelisa Di Carlo, rispettivamente legale rappresentante e progettista che hanno partecipato – vincendole – ad alcune delle gare.

Uno degli appalti finiti nel mirino è un’opera da 835mila euro euro per la zona del cimitero e della ex discarica comunale di Celle San Vito, aggiudicato a giugno 2018 alla Fratelli Di Carlo per circa 780mila euro. I militari hanno acquisito in Regione tutta la documentazione di questo e di altri progetti gestiti dai due funzionari indagati, e delle opere aggiudicate alle aziende finite nel mirino. Nelle perquisizioni effettuate negli uffici e nelle abitazioni degli indagati sarebbero state trovate somme di denaro in contanti che sono state sequestrate.

Tra gli indagati c’è anche il commissario delegato al dissesto idrogeologico, Elio Sannicandro, direttore generale dell’Asset Puglia. La Finanza ha effettuato anche la copia forense del suo cellulare e del computer negli uffici dell’Asset, ma la posizione di Sannicandro appare decisamente sfumata. Nella sua veste di commissario ha firmato i provvedimenti definitivi di aggiudicazione degli appalti finiti nel mirino, ma le procedure di gara – si fa notare – erano già terminate prima della sua nomina e non ha mai avuto contatti di nessun genere con l’imprenditore sospettato di aver pagato tangenti.

L’indagine, che è ancora alle fasi iniziali, mira a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Il Commissario delegato al dissesto è formalmente distinto dalla Regione, anche se si appoggia ai suoi uffici e al suo personale sulla base di un Accordo di programma sottoscritto nel 2010 con il ministero dell’Ambiente che prevedeva 194 milioni di finanziamenti per 87 interventi di riduzione del rischio. Nel 2017 sono arrivati altri 150 milioni di euro, sempre destinati al consolidamento del territorio contro il rischio di crolli e alluvioni. Un fiume di denaro su cui ora si accende un faro.

fonte: MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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