
L’assessore con delega alle partecipate nella giunta del sindaco Vito Leccese: «La decisione di non scioglierci significa che gli anticorpi già ci sono. Serve attenzione sulle partecipate» – fonte: Michele De Feudis – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Assessore Nicola Grasso, lei – come esponente dei 5S nel campo largo – ha la delega alle partecipate nella giunta del sindaco Vito Leccese: la legalità a Bari, dopo gli ultimi orientamenti del Viminale, torna un tema caldo. Con che effetti nella vita amministrativa della città?
«Non ci saranno grandi sbalzi. L’amministrazione Leccese, già dal suo insediamento, ha dato una attenzione particolare al tema della legalità, sia istituendo una apposita ripartizione, quella “Legalità controlli e antimafia sociale”, sia individuando l’assessorato alla Legalità che mi è stato affidato. E già partita una operazione volta a rafforzare i presidi di trasparenza. I richiami che arrivano dal Viminale e dalla Prefettura si incardinano in un contesto che ha già una spiccata sensibilità per questi temi».
I provvedimenti della prefettura su altre due aziende partecipate, cosa cambieranno sul piano politico e gestionale?
«Bisognerà leggere con attenzione quanto deciso dal prefetto. Qualunque conseguenza potesse derivare restano sempre in piedi le funzioni di controllo e di verifica sulle attività di queste società. Ci sarà massima collaborazione, e la dovuta attenzione da parte del Comune».
Da settembre scorso quanti controlli sono stati effettuati?
«Il controllo riguarda la verifica attenta delle dinamiche della gestione quotidiana. Controlli su singoli atti non ci sono stati. C’è un rapporto costante tra i nostri uffici e le partecipate, che passano da noi per tutte le attività. I controlli diventeranno più penetranti su singoli atti, come concorsi e forniture, appena saranno attivate le procedure».
Ha avuto un contatto con il presidente 5S Giuseppe Conte dopo gli ultimi sviluppi della querelle connessa a Codice interno?
«Personalmente no. L’attenzione accesa dal nostro leader, con le sue proposte, ora è parte del lavoro di giunta che mi è stato affidato».
Il «protocollo della legalità» a che punto è?
«È stato approvato dai singoli consiglieri comunali di maggioranza, e trasfuso in tutti gli atti portati all’attenzione della giunta».
A cosa si riferisce?
«Al regolamento sulle nomine nelle partecipate, al nucleo ispettivo comunale, e al regolamento che ha rafforzato il whistleblowing. I prossimi andranno in consiglio il 13 per l’istituzione di una commissione antimafia e sugli indirizzi su anticorruzione, dettati dall’Anac».
Quale ambito della vita comunale ha bisogno di ulteriori anticorpi?
«Bisogna fare corpo comune contro eventuali minacce da parte di quella che il presidente della Corte d’Appello di Bari, Franco Cassano, ha chiamato “zona grigia”. È necessario essere consapevoli che nessuno è esente da potenziali condizionamenti o infiltrazioni o patologie. La formazione degli anticorpi deve entrare nello stile di vita del Comune e delle partecipate».
Dopo l’inchiesta cosa è cambiato in città?
«C’è una maggiore consapevolezza che non bisogna mai abbassare la guardia rispetto a determinati ambiti che possono infiltrare tessuti tendenzialmente sani con fenomeni criminali. Bisogna distinguere tra zone bianche e zone nere, facendo una scelta di campo precisa, per difendere la legalità e l’imparzialità dell’amministrazione».
I provvedimenti per la legalità dovevano essere adottati prima?
«Siamo intervenuti quando si è ravvisata l’emergenza: siamo riusciti a fermare un processo che avrebbe potuto portare a conseguenze irreversibili. Dai risultati del procedimento avviato dal Viminale, con la mancata presenza di elementi per sciogliere il Consiglio, emerge che gli anticorpi ci sono. E per questo ringraziamo la magistratura che ha risvegliato una sensibilità legalitaria in una città nella quale la stragrande maggioranza dei cittadini è sana, ma ci sono ambiti di opacità nei cui confronti va tenuta alta la guardia».