
Si chiama Connie Sciannimanico ed era conosciuta come “la dottoressa”: è finita in carcere nell’operazione sulle mazzette all’Asl. “Come fai camminare tu le carte…”, si sente in un’intercettazione – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
«Ti lascio la mia firma digitale, firmi tu per me… Se mi ritrovo in galera, pazienza!»: scherzava con il suo capo il 24 luglio scorso Connie Sciannimanico, funzionaria dell’Asl Bari. La donna sollecitava Nicola Iacobellis a firmare la perizia di variante che avrebbe favorito l’imprenditore Ignazio Gadaleta. Parlava di carcere ridendo, la 47enne, senza neanche immaginare che dopo quattro mesi ci sarebbe finita davvero

E che da una cella del penitenziario di Taranto sarebbe stata chiamata a discolparsi davanti a un giudice dall’accusa di avere ricevuto mazzette dai titolari di diverse imprese per velocizzare pratiche o gonfiare le liquidazioni.

Gli interrogatori
Assistita dall’avvocato Gaetano Sassanelli, Connie Sciannimanico si è avvalsa della facoltà di non rispondere. In carcere, su disposizione del gip Giuseppe Ronzino, sono finiti anche Nicola Sansolini, ex direttore dell’Area tecnica dell’Azienda, e Nicola Iacobellis, responsabile dell’unità Edilizia sanitaria. Anche loro hanno preferito non rispondere. Sansolini — difeso dall’avvocato Antonio La Scala — ha chiarito che non ha studiato l’ordinanza e annunciato che chiederà presto di essere interrogato. Hanno risposto alle domande, invece, gli imprenditori Giovanni Crisanti della Costruzioni Bioedili di Modugno; Ignazio Gadaleta dell’omonima ditta di Ruvo di Puglia e Nicola Minafra della Falegnameria moderna di Ruvo, anch’essi in carcere.

Prime ammissioni
Giovanni Crisanti (soprannominato “il gatto”), difeso dall’avvocato Christian Di Giusto, ha riconosciuto di aver consegnato denaro ai tre pubblici ufficiali (Iacobellis, Sansolini e Sciannimanico), con i quali aveva rapporti personali di conoscenza. Ma ha chiarito di aver fatto soltanto da tramite con gli imprenditori Gadaleta e Murgolo, dei quali era un subappaltatore. Il ragionamento fatto davanti al gip è stato che se i dipendenti Asl avessero velocizzato le liquidazioni a Gadaleta e Murgolo, anche lui sarebbe stato pagato in tempi più brevi. Crisanti dopo l’arresto è stato sospeso dal ruolo di direttore tecnico della ditta, che è formalmente intestata alla moglie. Nei prossimi giorni l’avvocato Di Giusto presenterà istanza di revoca della misura cautelare, anche alla luce «dell’atteggiamento collaborativo tenuto». Parziali ammissioni sono arrivate anche da Minafra e Gadaleta, assistiti dagli avvocati Michele Ippedico e Luca Gagliardi. Il primo ha riconosciuto l’acquisto di orecchini per la moglie di Iacobellis, Paola Andriani, riferendo che si trattava di un regalo. E in merito alle presunte irregolarità nei lavori del Pta di Ruvo, ha parlato di pressing del Comune, che avrebbe indotto ad stringere i tempi degli interventi, autorizzati successivamente.
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La funzionaria
Connie Sciannimanico è una figura chiave nell’inchiesta del Nucleo Pef della Guardia di finanza. «Forniva uno stabile contributo per l’aggiudicazione, l’approvazione dei progetti di variante, lo sblocco dei Sal in favore delle imprese», contesta la pm Savina Toscani. E per quell’aiuto avrebbe ricevuto denaro e regali da coloro che, con rispetto, la chiamavano «la dottoressa». A testimoniare che la funzionaria avesse una marcia in più rispetto a molti colleghi, del resto, sono le parole degli stessi imprenditori intercettati, come Ignazio Gadaleta, che un giorno le diceva: «Come fai camminare tu le carte…». E lei nel periodo monitorato dai finanzieri si dava da fare per non deludere nessuno. Oltre che per avere il suo tornaconto personale — ipotizza l’inchiesta — anche se in alcuni casi il pressing per ottenere quanto era stato concordato risultava eccessivo ai suoi interlocutori. Al punto che Giovanni Crisanti se ne lamentava con l’ingegnere Sansolini: «Quando vi incontrate con la dottoressa… Il fatto che dice non va bene, perché lei sta andando troppo accelerata… ». Stando a quanto ipotizzato, gli accordi erano che le mazzette venissero corrisposte dopo l’approvazione delle varianti o la liquidazione dei Sal: «Abbiamo fatto sempre così» ricordava Crisanti, dolendosi delle pressioni di Sciannimanico. E poiché sembrava che il sistema avesse sempre funzionato, non c’era alcun motivo di cambiarlo.
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Documenti irregolari
In più casi gli atti delle perizie di variante sarebbero stati preparati dai tecnici delle imprese e non dalla direzione dei lavori. Erano poi gli imprenditori a farli avere ai loro referenti nella Asl, tramite mail o pen drive. Nel maggio scorso, per esempio, è stato ricostruito che Sciannimanico e Iacobellis aspettavano da Gadaleta i documenti per la variante del “gabbione”, ovvero il reparto di Medicina protetta dell’ospedale San Paolo. Alla notizia che sarebbero arrivati tramite posta elettronica, Iacobellis andava su tutte le furie: «Via mail? Ma questi sono scemi? Vabbè, giramela e poi fai sparire tutto per favore». In altre circostanza, la funzionaria sollecitava l’impresa a inviare «documenti editabili» per poterli modificare e far in modo che risultassero approntati dalla Asl. Qualche volta anche “Connie” capiva che qualcuno stava esagerando, comunque, magari alzando troppo il costo delle varianti: «Non fate i numeri che questo Sal straordinario devo farlo io, conteniamoci…».
Il denaro e i regali
Gli appostamenti dei finanzieri hanno consentito di fotografare quelle che si ritengono due consegne di denaro a Sciannimanico da parte di Crisanti. In un caso l’imprenditore ha messo una mazzetta di banconote nella borsa della funzionaria poggiata sul sedile dell’auto, nell’altra in una tasca del suo giubbotto lasciato in ufficio. Secondo la pm la donna avrebbe ricevuto denaro anche da Iacobellis, che sarebbe il frutto della spartizione di una tangente e da lui prelevato da un plotter nel quale era stato nascosto. A Crisanti avrebbe poi chiesto di comprare una borsa modello Metis di Vuitton. Un articolo da 2mila 100 euro, che tuttavia non bastava a togliere a “Connie” l’amaro in bocca: «Non è più come una volta, prima era tutto più facile».