Bari, la faccia più inquietante dei mercatini delle pulci

La Polizia alza il velo sulla provenienza furtiva di parte della merce – fonte: LUCA NATILE – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Il mercatino dell’usato rubato, equo e solidale. Benvenuti nei piccoli suk dell’illegalità, improvvisati, dove è possibile trovare vestiti, scarpe, prodotti sanitari, piccoli-medi-grandi elettrodomestici, pezzi simil antiquariato, oggettistica varia, cellulari, computer, televisori, arnesi da lavoro. Il tutto, tra la sporcizia e l’illegalità, ovviamente a prezzi stracciati.
Piccolo mondo a parte e senza regole, zona franca capace di inghiottire di tutto senza porsi troppe domande. Nella Bari da bere, non esiste solo il centro, il salotto buono, ma anche la periferia con i mercatini del rubato.

Ma dove inizia la filiera del fantastico mondo del mercatino, irregolare e senza controllo, «delle pulci»? È quello che stanno cercando di capire (anche se una idea ce l’hanno già) gli agenti della sezione Volanti dell’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura, guidati dal vicequestore Maurizio Galeazzi che, dopo aver raccolto ben 23 segnalazioni relative a furti perpetrati all’interno di cantine ubicate nella zona di Poggiofranco e San Pasquale, hanno arrestato in flagranza di furto un cittadino georgiano di 21 anni.

Lo hanno bloccato all’interno di uno stabile mentre ripuliva alcuni box auto e cantinole nel piano interrato.
Gli agenti hanno attribuito al giovane straniero ben 11 delle 23 razzie denunciate. Altri 7 furti, sempre secondo la versione dei poliziotti, sarebbero stati commessi dallo stesso cittadino georgiano in concorso con un suo connazionale di 19 anni.
I sopralluoghi effettuati in seguito ai saccheggi hanno consentito agli specialisti della Polizia scientifica di rinvenire, all’interno di altre due cantine svaligiate, tracce di sostanza ematica che sarà comparata con i prelievi di campioni biologici già eseguiti, al fine di verificare se anche in questi ulteriori due casi sia stato proprio il ladro seriale ad agire.

Le cantine, i box auto, i depositi e le mansarde non fanno gola unicamente a Bari. Lo scorso febbraio, per esempio, i Carabinieri hanno arrestato a Valenzano i tre presunti componenti di una banda di «topi» di cantine, anche loro georgiani, di 25, 36 e 33 anni, tutti residenti a Molfetta, che avevano già fatto razzia di decine di taniche di olio, attrezzi da lavoro, biciclette e altro materiale. I militari, appostati in strada comunale Pesca Canneto, li hanno visti entrare a tarda serata in un centro residenziale e uscirne alcune ore dopo con due trolley e delle buste in nylon pieni del bottino appena raccolto. Li hanno seguiti nel loro giro notturno di razzie a Valenzano fino a quando, alle 5 di mattina, mentre verosimilmente si apprestavano a ripartire per Molfetta, li hanno bloccati.

Perquisiti, dai loro «bagagli» sono saltati fuori oggetti di ogni genere per un valore complessivo di circa 7mila euro. Il materiale è stato inventariato e dalla targhetta di uno dei trolley utilizzati per la scorribanda gli investigatori sono risaliti a uno dei derubati.

Di lì è stato semplice risalire poi a tutte le altre vittime. I predoni arrestati appaiono come ingranaggi di una filiera che parte nei garage e finisce nel mercato nero e sulle bancarelle «delle pulci».

In realtà la maggior parte della merce messa in vendita a terra su cartoni e su vecchie coperte non è frutto di saccheggi ma della smania di chi scopre l’urgenza o ha la necessità di svuotare il garage o la mansarda di casa. Un modo come un altro per non gettare via roba che potrebbe essere utile a qualcun altro. Roba che arriva anche dai centri di raccolta (un tempo dai cassonetti), soprattutto dalle «case dei morti» che eredi ansiosi di venderle buttano o regalano restituendo al mercato dell’usato immense «ricchezze» che andrebbero comunque perdute. Parliamo di un’economia sommersa, è vero, ma che dà da mangiare a un sacco di povera gente e rende felice chi ama il vintage.

Ci si imbatte anche in mucchi di indumenti usati e strausati, stracci da dove ogni tanto miracolosamente emerge un golfino di cachemire, o una borsetta di Gucci, vecchie valigie di cartone o caffettiere di alluminio, coperte di pizzo bianco, lenzuola di lino ricamate e tazzine di porcellana.

La filiera tuttavia a volte parte dalle razzie nella case delle vacanze. Ogni anno, implacabile, alla fine dell’estate, si abbatte sulle belle contrade di campagna, nell’entroterra e lungo la costa, puntellate da masserie, piccole corti rurali e villette, la biblica punizione dei saccheggi. Una piaga che, nel solco di una autentica tradizione criminale, ogni anno rischia di mettere in crisi i bilanci di centinaia di famiglie. Tutto sembra consumarsi nella rassegnazione, non se ne parla quasi mai. I numeri di questo fenomeno a forte caratterizzazione stagionale si confondono nelle statistiche generali e si perdono nel computo complessivo dei «furti in appartamento».

Bari rientra nell’elenco delle 50 province più pericolose d’Italia. Secondo i dati diffusi ogni anno dal dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, che fotografano unicamente i delitti «emersi» in seguito alle segnalazioni delle forze di polizia, le denunce di furto in appartamento sono tante, troppe. Non esiste un dato «disaggregato» ma alla fine di ogni estate, da qualche anno a questa parte, l’emergenza ritorna inesorabile, come una punizione biblica.

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