Bari, il «tradimento» di Savinuccio: ecco perché Losurdo si pentì

BARI – Ha trascorso in carcere il suo 25esimo compleanno Mariangela Losurdo, la ragazza accusata di aver ucciso Pierpaolo Perez, il noto narcotrafficante ammazzato il 26 giugno del 2018. Mariangela è nata infatti il 18 dicembre 1995. Nel giugno del 2018 aveva appena 22 anni. Secondo la ricostruzione della Procura barese, che ha chiesto e ottenuto il suo arresto per omicidio, quel 26 giugno la ragazza attese che Perez, con il quale aveva una relazione, si addormentasse sul divano della sua casa di Bitetto per poi sparargli un unico colpo alla testa con una pistola calibro 9.

Perché l’abbia fatto non è ancora chiaro. Sia lei sia sua madre, Giuseppina De Santis, 51 anni, avevano una relazione sentimentale con Perez. La Procura ha comunque escluso responsabilità della De Santis nell’omicidio. Certo, la madre ha poi aiutato la figlia a coprire le tracce, ma non ha colpe della morte dell’amante. Nè è chiaro se Mariangela Losurdo abbia voluto punire Perez per la contestuale relazione con sua madre. Nulla è realmente chiaro in questa vicenda che ha sullo sfondo alcune delle più note, potenti e sanguinarie famiglie baresi di mafia, e alcuni calibri da 90: due nomi su tutti, Savinuccio Parisi e Domenico Monti.

Chi era Pierpaolo Perez. –  Ma facciamo un passo indietro e spieghiamo chi è (chi era) Pierpaolo Perez. Brillantissimo «picciotto» di Japigia, è lui a guidare il 23 dicembre 1998 l’assalto a un furgone portavalori sulla statale 100, all’altezza di Casamassima. Colpo da un miliardo e mezzo di lire, somma che sarebbe stata utilizzata dai Parisi e dal clan Strisciuglio per acquistare un enorme quantitativo di cocaina dai trafficanti spagnoli. Per coprirsi la fuga, dopo l’assalto al portavalori, Perez e la sua banda esplosero 188 proiettili tra pistole e kalashnikov.

In Spagna a perfezionare l’acquisto della cocaina e il suo trasporto va lo stesso Perez, con altri criminali. Lì prende contatto anche con uomini della Colombia. Tenta di rientrare in Italia a bordo di un camper, simulando di essere uno dei tanti camperisti in vacanza nel Mediterraneo ma viene arrestato (siamo sempre nel 1999) e trovato in possesso (nascosti nel camper) di 97 chili di cocaina. In attesa del processo, nel 2003 scompare nel nulla, finendo nella lista dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia, latitanza che termina nel novembre del 2007, quando i carabinieri lo scovano in una villetta alla periferia di Valenzano.

Nel 2007 si chiude oltre tutto il processo con rito abbreviato per l’assalto al portavalori sulla statale 100. Tra le persone condannate, Nicola D’Ambrogio (uomo degli Strisciuglio), Angelo Falco e Michele Gallo (del clan Parisi), Pietro Losurdo e Giuseppina De Santis. Losurdo nel frattempo ha cominciato a collaborare con la giustizia ed è di fatto lui che consegna la banda agli investigatori. Nel rito abbreviato non compare Perez, la cui posizione era stata stralciata.

Madre e figli lasciano il programma di protezione. –  Losurdo, sua moglie Giuseppina e i figli Mariangela, Michele e Nicol dagli inizi degli anni Duemila vivono in una località protetta nell’ambito di un programma di protezione. Nel dicembre del 2017, tuttavia, moglie e figli decidono di rientrare in Puglia e si stabiliscono a Bitritto. In realtà la donna è uscita dal programma di protezione nel 2015 ed ha anche deciso di lasciare il marito.

Quando Pietro Losurdo si consegna ai carabinieri autoaccusandosi dell’omicidio di Pierpaolo Perez (probabilmente nel tentativo di coprire la figlia), i militari gli trovano addosso un foglio di carta. È la trascrizione di una conversazione di Savino Parisi intercettata dalla polizia nel 2000. In quell’occasione Savinuccio riferisce di voler «scaricare» Pietro Losurdo (che era uno dei suoi più stretti collaboratori) per allearsi con Domenico Monti, notissimo esponente della mafia di Barivecchia. Sarebbe stata questa «scoperta», questo «tradimento» a ispirare a Losurdo la scelta di collaborare con la giustizia.

Ma perché il pentito aveva con sé quel ritaglio, accuratamente custodito in una custodia di plastica? Perché doveva mostrarlo a Pierpaolo Perez. Losurdo, difatti, lascia la località segreta nella quale vive, nella primavera del 2018, e torna in Puglia. Sì, anche per la nostalgia dei figli ma soprattutto perché vuole riannodare i legami con Perez, l’ex sodale, che le sue dichiarazioni pure hanno incastrato. Ma lui sente all’improvviso il bisogno di raccontargli le ragioni di quel pentimento, nato dallo «strappo» che Parisi aveva fatto, scegliendo Domenico Monti come alleato.

Le domande ancora senza risposta. –  Cosa c’entra tutto questo con l’omicidio di Pierpaolo Perez? Perché Mariangela lo uccide? In che modo la storia mafiosa si impasta con quella personale, e «passionale», che cuce insieme le donne e gli uomini di questa vicenda? Tasselli ancora scomposti quelli che hanno tra le mani gli investigatori. Per i quali l’unica cosa chiara è la mano che ha impugnato la calibro 9, quella di Mariangela Losurdo, capace di «un atteggiamento freddo e spietato» in «un glaciale ed efferato delitto dai retroscena inquietanti», come annotano gli investigatori. 

fonte: CARMELA FORMICOLA – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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