Bari calcio, arrestato l’ex patron Cosmo Giancaspro: bancarotta fraudolenta da 10 milioni

fonte: CHIARA SPAGNOLO – bari.repubblica.it

L’ex presidente del Fc Bari 1908 Cosmo Giancaspro è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per il reato di bancarotta fraudolenta da 10 milioni di euro. L’arresto è stato eseguito a Roma dalla guardia di finanza che in mattinata non lo aveva trovato nella sua abitazione di Molfetta. La Procura di Bari aveva chiesto per Giancaspro la custodia cautelare in carcere ma il gip Francesco Mattiace ha ritenuto che gli arresti domiciliari siano una misura adeguata affinché non commetta “fatti analoghi”.

I reati contestati nell’ordinanza riguardano il crac della società Finpower, attiva nel settore delle energie rinnovabili, di cui Giancaspro è stato liquidatore. Oltre all’ex patron biancorosso sono indagati Francesco Pio Izzo e Giovanni Ferrara, rispettivamente liquidatore e legale rappresentante della Finpower. Le indagini del nucleo di plizia economico-finanziaria di Bari della guardia di finanza hanno riguardato presunti illeciti commessi a partire dal 2013 e relativi alla distrazione di diversi milioni di euro dalla Finpower in favore della Kreare Impresa, la società proprietaria del Bari calcio.

Proprio gli intrecci tra le varie società di cui Giancaspro è stato amministratore sono al centro di ulteriori tranche di indagine, ancora aperte, nonché di una procedura fallimentare aperta davanti al Tribunale civile di Bari e nell’ambito della quale l’ex patron ha fatto richiesta di concordato preventivo. A causa della mancanza di liquidità nelle casse del Fc Bari, la società di calcio non è riuscita a ricapitalizzare e a iscriversi al campionato di serie B, con conseguente passaggio del titolo sportivo nelle mani del sindaco Antonio Decaro e poi la vendita ad Aurelio De Laurentis, con iscrizione al campionato di serie D. 

L’ex patron del Bari calcio, Cosmo Giancaspro, nel marzo scorso avrebbe cercato di pagare stipendi e contributi previdenziali della FC Bari 1908 con denaro della società Kreare Impresa, “reperito con operazioni ‘sospette’, poiché poste in essere – si legge negli atti giudiziari – con soggetti tutt’altro che cristallini‘”. È uno dei particolari che emergono dall’ordinanza d’arresto nella parte in cui il giudice spiega che le esigenze cautelari si basano sul pericolo di reiterazione del reato perché Giancaspro “opera ancora nel settore imprenditoriale” e, in particolare, per il suo “ruolo di azionista totalitario e amministratore della FC Bari spa”.

In particolare Giancaspro – ricostruisce il gip – nel marzo scorso, in prossimità del pagamento degli F24 della società sportiva, aspettava che arrivasse nelle casse di Kreare Impresa una somma di circa 3 milioni di euro “da un non meglio individuato ‘Fondo Libanese‘”. Avrebbe quindi cercato di creare una società con sede a Londra con conto corrente in una banca a Francoforte per riuscire a far poi transitare il denaro, con “l’ausilio dell’avvocato Giancarlo Lamma”, membro del Cda della FC Bari 1908, “in pochissimo tempo (un giorno) nelle casse della FC Bari”. Operazione della quale Giancaspro avrebbe parlato anche ad un funzionario della Banca Popolare di Bari.

Per evitare verosimilmente segnalazioni antiriciclaggio” – è scritto nell’ordinanza di arresto – un altro soggetto, il siciliano Francesco Taranto, pregiudicato per reati di mafia e riciclaggio collegato a esponenti della ‘Ndrangheta crotonese e direttamente collegato al fondo libanese, avrebbe suggerito di creare tre diverse società europee “come schermo“.
“Stando a quelli che sono stati gli esiti delle vicende del Bari Calcio (mancata iscrizione alla serie B e istanza di fallimento) – dice ancora il gip – non vi fu esito positivo”.

In una intercettazione tra Lamma e Giancaspro, il primo ipotizza “una procedura attraverso la quale l’istituto bancario tedesco – spiega il giudice – avrebbe concesso un finanziamento al fondo libanese (fino a 200 milioni di euro, ndr), il quale altrimenti, non poteva investire capitali detenuti, per consentire a quest’ultimo di acquisire partecipazioni finanziarie e poi restituire il finanziamento alla banca presumibilmente con i flussi provenienti dai fondi offshore”.

“Se nessuno viene a sapere un c… se io ho questa cosa in mano, – dice Lamma – abbiamo risolto tutti i problemi perché decido io, chiaramente non dobbiamo passare per nessuno, a quel punto avrei il ruolo istituzionale di presidente del fondo”.

 

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