
Secondo i dati ufficiali forniti da Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), su 122mila sinistri stradali denunciati, il 29% erano esposti a rischio frode e soltanto l’1,6% sono stati oggetto di denuncia-querela – fonte: Gianpaolo Balsamo – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Dalla simulazione di un incidente stradale, o di un investimento, alla denuncia di un sinistro mai avvenuto: galoppano le frodi assicurative in Italia. E in Puglia, così come in Basilicata e in tutto il Meridione, il fenomeno è tutt’altro che marginale. Infatti, secondo i dati ufficiali forniti da Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), su 122mila sinistri stradali denunciati nel tacco d’Italia nel 2021 (la Puglia, per l’incidentalità stradale, è la seconda regione del Sud dopo la Campania), il 29% erano esposti a rischio frode e soltanto l’1,6% sono stati oggetto di denuncia-querela.
In Basilicata, invece, su 15.364 incidenti stradali denunciati lo scorso anno, il 27% erano a rischio frode mentre solo il 2,9% le denunce-querele scattate.
Occorre precisare che per «rischio frode» si deve intendere il rischio di un danno economico derivante da condotte, che si concretizzano spesso anche in semplici raggiri realizzati nei confronti dell’impresa di assicurazione, sia durante l’iter contrattuale sia nella fase di gestione del sinistro.
Secondo i dati riportati da Ania, quindi, anche nel 2021 la più alta incidenza di sinistri a rischio di frode si conferma nell’Italia meridionale, dove il 40% dei sinistri denunciati è risultato sospetto (in lieve calo rispetto al 40,8% del 2020). L’incidenza dei sinistri che sono stati oggetto successivamente di una specifica istruttoria arriva al 26,4% (valore inferiore a quello del 2020, quando era 27,3%). Di tutti questi sinistri il 15,6% è stato chiuso senza seguito. Le compagnie di assicurazione hanno presentato denunce/querele per il 2,0% dei sinistri (valore in linea con quello del 2020). A livello regionale, questa percentuale è più accentuata in Basilicata (2,9%), in Campania (2,2%) e in Molise (2,1%).
Un esercito di «furbetti», insomma, che approfittano spesso dell’occasione della riparazione della propria auto a seguito di incidente, per farsi riparare anche danni che non rientrano nel risarcimento dell’assicurazione.
La causa del fenomeno fraudolento, dicono le statistiche, viene addebitata per lo più al contesto sociale per il 60%, alla collusione degli attori coinvolti per il 15%, alla mancata percezione delle conseguenze sociali (allarme sociale) per il 10% e alla criminalità “solo” per il 15%.
Ma, nonostante le frodi assicurative siano in espansione (forse anche per il periodo di crisi economica che stiamo vivendo) il dato sulle querele (in tutta Italia se ne contano 4.117 pari allo 0,2% dei sinistri e allo 0,8% dei sinistri a rischio frode) è ancora molto basso. Così come buona parte della collettività continua a considerare la frode assicurativa un reato minore, in qualche modo giustificabile in considerazione della sempre maggiore onerosità dei premi assicurativi. È un circolo vizioso: da un lato si froda perché il costo dell’assicurazione è alto, dall’altro la compagnia assicurativa si trova costretta ad aumentare i premi assicurativi.
«Sull’esiguo numero di querele presentate – spiega Michele Languino, presidente della sezione Nord Barese dello Sna (sindacato nazionale agenti assicurativi) – va detto che il reato di norma è perseguibile a querela di parte, vanno poi considerati gli alti costi del contenzioso, il rischio di contro-querele strumentali e le esigue possibilità di recuperare il danno economico patito. Senza contare che nella gran parte dei casi il reato di frode assicurativa rientra tra le condizioni di non punibilità dell’imputato. E poi, l’intasamento delle Procure determina l’archiviazione per prescrizione di gran parte delle azioni penali. Il 70% delle udienze viene fissato a 3 anni dalla richiesta. Dall’avvio dell’azione penale alla sentenza di 1° grado passano mediamente 4 anni. In questo contesto è sufficiente ricorrere in appello per avere buone possibilità di raggiungere il termine prescrizionale di 6 anni».
Quanto costa al sistema delle Compagnie l’attività di contrasto alle frodi?
«A livello di mercato, nel ramo r.c. auto, a fronte di costi per circa 70 milioni di euro, sono stati risparmiati oltre 500 milioni di euro per risarcimenti non dovuti. Mentre, nel comparto non auto il risparmio ammonta a quasi 230 milioni di euro a fronte di un costo totale di circa 14 milioni di euro».
Lei ha fatto cenno al comparto non auto: le frodi assicurative riguardano anche altri settori?
«Con diversa intensità sono interessate la maggior parte delle garanzie offerte dalle compagnie; ma per gli altri rami assicurativi sono le regioni del Nord Italia a contraddistinguersi per un’incidenza dei sinistri oggetto di approfondimento per rischio frode più elevata, pari al 2,8% e quelli maggiormente colpiti dalle frodi risultano essere i rami infortuni, malattia, merci trasportate, incendio».
Cosa occorre fare per ottenere migliori risultati?
«Anni fa il Sindacato nazionale agenti avviò in Puglia una campagna di sensibilizzazione “Stupidi furbetti” che ebbe un grande successo, riuscendo a coinvolgere clienti ed operatori: occorre, pertanto, continuare a coinvolgere attivamente l’opinione pubblica riguardo agli effetti negativi che le frodi assicurative determinano per l’intera comunità degli assicurati».
Come è possibile favorire un’azione coordinata di contrasto alle frodi in materia assicurativa?
«Nell’ottica di agevolare le attività delle Magistrature, sono in atto interlocuzioni tra Ania ed alcune Procure della Repubblica al fine di definire protocolli di attività, in sinergia con le compagnie di assicurazione, gli organi inquirenti e la stessa magistratura. Lo scopo è mettere a punto le migliori prassi operative per rendere più fluide e veloci le comunicazioni e lo scambio di informazioni aventi ad oggetto episodi ritenuti di rilevanza penale nella materia assicurativa e, conseguentemente, più efficace e tempestiva l’azione di contrasto al fenomeno delle frodi. Possiamo anticipare che si sta lavorando ad un Accordo anche con la Procura di Trani, grazie alla sensibilità al tema da parte del procuratore capo Renato Nitti».