Attentati e l’ombra della mafia, sciolto il Comune di Cellino

Cellino San Marco come Castel Volturno o Bagheria: consiglio comunale sciolto per infiltrazioni mafiose. La decisione del Consiglio dei ministri è arrivata dopo un lungo iter fatto di indagini, valutazioni e vertici delle forze dell’ordine presieduti dal prefetto Nicola Prete, culminate nella decisione partorita a Palazzo Chigi e sintetizzata in poche righe dai portavoce del Governo: “Al fine di consentire il risanamento delle istituzioni locali nelle quali sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, il Consiglio ha deliberato, su proposta del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, lo scioglimento del Consiglio comunale di Cellino San Marco (Brindisi)”.

L’azione amministrativa dell’ente capeggiato dal sindaco Francesco Cascione sarebbe stata dunque condizionata dalla Sacra corona unita, è l’ipotesi sulla quale stanno lavorando la Direzione distrettuale antimafia di Lecce e i carabinieri di Brindisi, qualche cosa di più secondo il governo che invece parla di “accertate forme di condizionamento“. In cosa si siano concretizzati questi condizionamenti non è dato sapere, fintanto che la magistratura non avrà tratto le sue, di conclusioni.

Quel che è certo intanto è la lunga teoria di agguati subiti dal sindaco a capo di una coalizione di centrodestra. L’avvocato penalista, al quale l’ex sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano contestò apertamente di aver assunto la difesa di numerosi imputati per 416 bis, è stato vittima di ben cinque attentati in tre anni, fra ville di famiglia e auto bruciate. (lo stesso sindaco Cascione, l’assessore Gabriele Elia, entrambi di Forza Italia), e dipendenti comunali, e da una campagna di accuse anonime condotta con misteriosi volantini e manifesti. Stessi attacchi subiti dall’assessore ai Servizi sociali Gabriele Elia, residente nelle Tenute Carrisi di proprietà del cantante Al Bano, al quale sono state bruciate due auto. Attentati con appendice di volantini anonimi fatti circolare in paese carichi di minacce, insinuazioni e veleni indirizzati agli amministratori.  Tanto Cascione quanto Elia hanno personalmente e più volte sollecitato l’intervento del prefetto, ma nessuno dei due ha mai rinunciato al ruolo occupato a palazzo di città.

I lavori della commissione ministeriale composta da Maria Filomena Dabbicco della prefettura di Bari, dal dirigente del servizio economico-finanziario della prefettura di Brindisi Michele Albertini e da Giuseppe Lorenzo, tenente della Guardia di Finanza di Brindisi, sono cominciati qualche mese dopo il 4 febbraio 2013, quando i carabinieri acquisirono presso il Comune numerosi faldoni riguardanti gare d’appalto, nomine di consulenti esterni all’ente e non solo. La commissione istituita dal prefetto Prete ha lavorato in due tempi, prima da luglio a settembre, poi in proroga da ottobre a dicembre. Le conclusioni della commissione sono dunque state trasmesse al Viminale, e hanno evidentemente determinato la decisione del Governo in carica.

Il provvedimento che ha colpito il Comune di Cellino è il primo nella storia della provincia brindisina, l’ottavo in Puglia, preceduto da vicende gemelle nei Comuni di Gallipoli, Gioia del Colle, Modugno, MonopoliSurbo, Terlizzi e Trani. Per capire quali siano le attenzioni che hanno ingessato l’azione di governo a Cellino e con quali esiti, lo dirà la magistratura. Nel frattempo si attende l’arrivo del commissario prefettizio, che dovrebbe insediarsi in tempi rapidissimi, e dopo subito elezioni.

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