
E’ l’esito della perizia dell’esperto Serafino De Giorgi, a cui la Corte d’appello di Lecce aveva affidato l’incarico di effettuare una consulenza su eventuali disturbi psichici del magistrato, prima di decidere se confermare o meno la condanna a 12 anni e 8 mesi di reclusione inflitta in primo grado – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
L’ex giudice di Bari Giuseppe De Benedictis era capace di intendere e di volere quando ha acquistato e conservato in una masseria di armi centinaia di armi da guerra. E’ l’esito della perizia dell’esperto Serafino De Giorgi, a cui la Corte d’appello di Lecce aveva affidato l’incarico di effettuare una consulenza su eventuali disturbi psichici del magistrato, prima di decidere se confermare o meno la condanna a 12 anni e 8 mesi di reclusione inflitta in primo grado. La stessa pena era stata inflitta anche all’imprenditore andriese Antonio Tannoia, proprietario della villa nella cui depandance De Benedictis avrebbe custodito quello che la Procura di Lecce ha definito un vero e proprio arsenale.
La perizia di De Giorgi è stata depositata nei giorni scorsi e stamattina ne sarà chiarito il contenuto nel corso dell’udienza che si terrà davanti alla Corte d’appello di Lecce, che oggi stesso potrebbe emettere la sua sentenza. L’approfondimento sullo stato di salute mentale dell’ex magistrato era stato ritenuto necessario alla luce delle richieste degli avvocati difensori, che avevano portato all’attenzione della Corte l’esistenza di un presunto disturbo psichico riconducibile ad un «iper accumulo in un paziente mono maniacale con conseguente grave menomazione della capacità di auto determinarsi». Un disturbo certificato da una consulenza di parte, che però non era stata tenuta in considerazione dal giudice di primo grado.
Il processo era nato dalla prima inchiesta condotta dalla Squadra mobile di Bari su De Benedictis (a cui seguì quella per corruzione in atti giudiziari), in relazione a un traffico di armi nel barese, nell’ambito della quale era emersa la spasmodica passione del magistrato e l’esistenza di precisi canali di approvvigionamento. Grazie alle intercettazioni telefoniche, era stato individuato il nascondiglio di quel materiale, la masseria di Tannoia, nella quale erano stati trovati oltre 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette (tra cui due kalashnikov, due fucili d’assalto AR15, sei mitra pesanti Beretta MG 42, 10 MAB, 3 mitragliette UZI), armi antiche e storiche, pistole, esplosivi, bombe a mano e una mina anticarro, oltre a circa 100mila munizioni.
Sia De Benedictis che Tannoia sono finiti sotto processo per il possesso di quel materiale. L’avvocato dell’imprenditore, Mario Malcangi, ha chiesto l’assoluzione dall’accusa di porto in luogo pubblico in relazione alle armi trovate nella cucina della sua abitazione, derubricazione in favoreggiamento reale o ricettazione per il materiale trovato invece nella “cupa” e comunque, concessione delle attenuanti generiche e riduzione della pena. I difensori di De Benedictis hanno chiesto invece il riconoscimento delle attenuanti generiche e del disturbo psichico. Alla scorsa udienza il sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino ha sollecitato invece la conferma delle condanne per entrambi.