Arresto ex gip di Bari De Benedictis, 
il Tar:«No alla restituzione dell’arsenale al figlio»

Rigettato il ricorso contro il divieto di detenzione di 1.300 armi (anche da guerra, intestate al figlio) presentato dall’ex giudice, condannato per corruzione in atti giudiziari – fonte:Cinzia Semeraro – corrieredelmezzogiorno.corriere.it

L’arsenale di 1300 armi (anche da guerra) di Giuseppe De Benedictis, ex gip di Bari condannato a 8 anni e 9 mesi per corruzione in atti giudiziari (e attualmente a processo a Lecce per la detenzione di un arsenale clandestino) non tornerà a suo figlio. A stabilirlo il Tar Puglia, che ha rigettato il ricorso presentato proprio dal figlio dall’ex giudice contro il decreto prefettizio di detenzione di armi, munizioni e materiale esplodente disposto a ottobre 2021. «Risulta legittima – si legge nel provvedimento del Tar – la scelta di prevenire che determinate situazioni di potenziale pericolo scaturente dalla disponibilità di armi possano eventualmente degenerare, proibendo la detenzione delle medesime a chi intrattiene rapporti di parentela e frequentazione con soggetti controindicati». Proprio al figlio dell’ex magistrato erano intestate le armi sotto sequestro.

Irrilevante il cambio di residenza del figlio

Il provvedimento della Prefettura faceva seguito ad una proposta fatta dai carabinieri di Bari nel maggio 2021, quando De Benedictis fu arrestato. Il fatto che padre e figlio non vivessero più insieme secondo i giudici del Tar è irrilevante, perché il cambio di residenza risale a quattro giorni dopo la perquisizione domiciliare subita dal giudice.

«Tenendo conto della approfondita conoscenza della materia penale da parte» del padre, «in quanto già appartenente all’ordine giudiziario – dice il Tar – , appare assai realistico ritenere che il mutamento di residenza del predetto sia stato orientato, tra l’altro, al precipuo fine di evitare provvedimenti ablativi nei confronti della propria nota collezione di armi». «Non appare fuori luogo rimarcare – continua il Tar – come le armi, le munizioni e gli esplosivi interessati dal decreto prefettizio gravato presentavano in concreto la non secondaria caratteristica dell’ingente quantità» e «la detenzione di un grande quantitativo di armi si atteggia come un pregnante indice di allarme sociale e di potenziale pericolo per l’ordine pubblico». Inoltre «una simile collezione di armi – concludono i giudici – deve inoltre essere circondata da garanzie di sicurezza nella custodia che non appare siano state predisposte in misura sufficiente ad evitare in modo congruo ad esempio il rischio di sottrazione o di commercializzazione indebita di un cosi? vasto arsenale, oltre milletrecento pezzi, la quasi totalità funzionanti e dotati del relativo munizionamento».

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