Arrestato Andrea Leonetti, il re delle maxi truffe dei bonus, e il suo commercialista: erano fuggiti a Santo Domingo e in Colombia

Quattrocentoquaranta milioni di euro sottratti allo Stato attraverso il commercio di falsi crediti di imposta riferiti alle misure intraprese dal governo per far fronte all’emergenza Covid: locazioni, sisma bonus e bonus facciate. Una truffa da capogiro quella smascherata a Rimini dalla Guardia di Finanza alla fine dello scorso gennaio con l’operazione Free Credit che aveva di fatto smantellato un sodalizio criminale (otto gli arrestati, 80 indagati) con due rami, uno riminese e l’altro pugliese. All’appello mancavano due figure di vertice del ramo pugliese, non ancora arrestati perché latitanti: si tratta di un commercialista, Roberto Amoruso, e di un imprenditore, Andrea Leonetti, di Barletta, ritenuto “il re dei bonus” che a gennaio nei giorni della maxi operazione in Italia si trovavano in vacanza rispettivamente in Colombia e a Santo Domingo (Repubblica Dominicana).

La fuga all’estero

Quando avevano appreso che in Italia la Guardia di Finanza stava di fatto smantellando l’impero che avevano contribuito a costruire si sono stabiliti nel Sud America per sfuggire alla cattura. Per cinque mesi, mandato di cattura internazionale alla mano e con la collaborazione del servizio di cooperazione internazionale di Polizia, la Guardia di Finanza di Rimini ha seguito ogni loro movimento: il “re dei bonus” è stato arrestato all’aeroporto di Fiumicino e si trova ora in carcere a Rimini, Amoruso è invece detenuto in carcere a Bogotà, in Colombia, dove le procedure di estradizione richiedono tempi più lunghi.

Il sodalizio

Al vertice del sodalizio figuravano tre commercialisti Matteo Banin originario di Rovigo, ritenuto la mente di tutto, Stefano Francioni di Rimini e Roberto Amoruso di Bisceglie, insieme a un imprenditore originario di Taranto ma da tempo attivo nel riminese, Nicola Bonfrate. Il secondo capitolo dell’operazione è andato in archivio il 13 aprile con il recupero del 97% della frode tra immobili, società, veicoli e disponibilità finanziarie e crediti che sono stati bloccati prima che venissero ceduti: di questi, oltre 80 milioni erano già stati immessi nel sistema di vendita e sarebbe bastato un click per farli sparire. Il totale dei crediti sequestrati e di cui è stata impedita la vendita ammonta a circa 305 milioni di euro.

I «meeting» dei criminali

Il sodalizio criminale aveva base a Rimini dove andavano in scena i “meeting” tra le persone coinvolte ma le ramificazioni raggiungevano molte altre aree del Paese. Rodato il meccanismo della truffa: tramite amicizie e commercialisti compiacenti venivano reclutate (o addirittura create dal nulla) società attive ma in grave difficoltà economica che però funzionavano come galline dalle uova d’oro. In tutto 116 società (sparse in tutta Italia) di cui, in sostanza, i reali dominus – ovvero gli artefici della truffa – si facevano consegnare dai legali rappresentanti – prestanome o persone compiacenti – le credenziali aziendali per entrare nell’area dedicata del sito dell’Agenzia delle Entrate. Non appena l’agenzia rilasciava l’attestazione, i crediti venivano legalizzati nel cassetto fiscale delle società beneficiarie. In particolare i bonus per le locazioni venivano “succhiati” illecitamente tramite società preesistenti ma che navigavano in acque poco tranquille mentre invece le nuove società venivano create ad hoc per intascare i soldi del bonus sisma e facciate.

Nuovi sequestri

Era il 31 gennaio quando la truffa veniva smascherata dalle Fiamme Gialle. Nelle settimane successive le indagini sono continuate per capire come gli indagati avessero impiegato i soldi tuffati cercando quindi le tracce delle movimentazioni verso l’estero nonché di acquisto di moneta virtuale. E sono scattati i sequestri, tra questi criptovalute, attualmente custodite in un wallet così da impedirne la movimentazione, oro e platino in lingotti e orologi di pregio conservati in una cassetta di sicurezza in Austria, perquisita e sequestrata con la collaborazione delle autorità austriache che hanno recepito un Ordine Investigativo Europeo della Procura di Rimini, e un Ordine di congelamento emesso dal G.I.P. di Rimini che ha disposto un secondo decreto di sequestro preventivo per 9,7 milioni di euro (immobili, quote societarie e veicoli), per il reato di riciclaggio. fonte: corrieredibologna.corriere.it

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