Armi tossiche e uranio usati dall’esercito nel poligono salentino? Ora spunta un video

LECCE – Sono state usate armi proibite nel poligono di Torre Veneri gestito dalla Scuola di Cavalleria e utilizzato per le esercitazioni delle Forze armate e di polizia? Il poligono che si trova sulla strada provinciale che collega Lecce alla Marina di Frigole, a ridosso di uno dei più bei tratti di mare del Salento, è da mesi al centro di una inchiesta della procura di Lecce, di una indagine di una commissione parlamentare e delle ricerche di varie investigazioni condotte da gruppi ambientalisti e dall’associazione Lecce Bene Comune che ha più volte sollecitato l’amministrazione comunale a chiarire se nel corso delle esercitazioni militari condotte nel poligono siano stati esplosi in particolare propriettili all’uranio impoverito.

La circostanza non è di poco conto poichè i colpi esplosi finiscono in mare, rischiando – qualora avessero contenuto tossico – di generare un pericolso inquinamento. Ed è proprio dal mare che per la prima volta giunge un documento video.

“Oltre cinquant’anni di esercitazioni militari e sembra che non sia mai stata fatta una bonifica – scrivono Andrea Gabelloine e Valentina Nicoli  per il sito L’inkiesta che ha diffuso anche il filmato – questo racconta il mare di fronte a Torre Veneri. Nelle acque antistanti la zona militare della Scuola di cavalleria “Caserma Floriani” giacciono infiniti scarti dei giochi di guerra italiani e non solo. A passeggiare nel poligono man mano che ci si avvicina alla spiaggia la presenza militare si avverte sempre di più. Accanto alle paludi frequentate da specie animali protette, scarti di ogni tipo che arrivano dal mare o residui delle esercitazioni. Nei terrapieni a ridosso della spiaggia si ritrovano conficcati numerosi bossoli. Le piccole dune che separano dal mare sono in realtà cumuli di sabbia e rifiuti. È soprattutto il fondale a raccontare una storia finora sconosciuta: proiettili, ogive, perforatori, sabot, bossolame vario. Nel video si mostra per la prima volta ciò che quel tratto di mare nasconde. In alcuni casi i residui si distinguono appena, mimetizzati tra le alghe e la vegetazione in una sorta di trasformazione marina”.

Ma dal mare giungono altre tracce di inquinamento?

«Prima andavo verso Torre Veneri e facevo strage di pesci» racconta un pescatore sempre a Linkieshta «adesso capita di fare la pescata buona, ma non con la stessa frequenza». Poi, i ricci: «Chissà perché, ma quelli di questa zona sono amari. Noi non li mangiamo. Ogni giorno vado fino a Otranto per pescare i ricci. Il riccio è un brucatore, e può darsi che si scelga un’alga che si è sviluppata con le casse d’acqua scaricate dalle navi, oppure una che si è sviluppata con qualcosa che la rende amara. Prima questo sapore amaro lo sentivi solo nella zona militare, ora si è esteso sempre più, fino a Torre Chianca». Anche altri animali stanno scomparendo: «Prima nelle ogive appoggiate ai fondali spesso ci facevano la tana i polpi, ora non più. Prendevamo tantissime conchiglie di Ciprea, adesso non se ne trovano. Così pure le stelle marine, sparite. Tra l’altro, la zona militare dovrebbe essere la più popolosa, visto che è la meno battuta, invece non è così».

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