di Gianni Avvantaggiato – www.ambienteambienti.com
C’è grande preoccupazione nella popolazione di Gioia Tauro e San Ferdinando, i due comuni in cui ricade il porto calabrese indicato dal governo per il trasbordo delle armi chimiche siriane dalla nave container alla nave che le deve distruggere. Mancano strutture sanitarie adeguate e un piano di evacuazione, protesta il sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore mentre il suo omologo di San Ferdinando, lamenta il fatto che a trenta metri dal porto ci sono le scuole medie ed elementari.
Anche il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti ha reclamato che “abbiamo preso atto che c’è stata una carenza di comunicazione e questa è la grande responsabilità che va addebitata al governo”.
Principio condiviso da Palazzo Chigi che discorda con la preoccupazione delle popolazioni interessate perché lo stesso esecutivo conferma “parzialmente frutto di una non esaustiva comunicazione che ha creato un allarmismo ingiustificato”, cui sarà cura del governo stesso porre riparo iniziando con la distribuzione di opuscoli che contengono le spiegazioni necessarie.
Quali spiegazioni noi lo abbiamo chiesto al professor Alberto Breccia Fratadocchi, che con il professor Ferruccio Trifirò è stato uno dei due esperti nel nostro Paese che hanno ricoperto la carica diconsigliere scientifico dell’OPAC, (Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, traduzione italiana dell’acronimo Chemical Weapons and Risk of War – ndr), l’organizzazione mondiale che ha potere sovrannazionale che collabora con l’ONU sia politicamente sia materialmente, che ha sovrainteso alle operazioni di disarmo chimico in Siria, con la quale è stato firmato un accordo.
Intanto non parliamo di armi chimiche, ma di sostanze chimiche, specifica il professor Breccia, perché agli ordigni è stato tolto l’innesco e quindi non sono più in grado di esplodere. Quindi le bombe adesso sono solo contenitori perfettamente ermetici di liquidi o di gas, nocivi, è vero ma innocue.
La nave norvegese ArK Futura che deve trasportare il materiale chimico (circa 60 container per un totale di 560 tonnellate, è ancorato al largo di Latakia o Laodicea la più importante città portuale della Siria, ancora in attesa che il carico di agenti chimici raggiunga il porto per essere caricato a bordo, mentre la nave USA Cape Ray che dovrà imbarcare le sostanze chimiche è partita oggi dagli Stati Uniti),«è sotto la responsabilità dell’OPAC – specifica Breccia -, le navi, quindi possono entrare nelle acque territoriali di qualsiasi nazione e possono entrare nei porti e possono fare il trasbordo delle armi da una nave all’altra, senza autorizzazione dei sindaci e senza autorizzazione del governo».
Lo stesso direttore generale dell’OPAC Ahmed Uzumcu, che nei giorni scorsi è stato a Bologna per ricevere il Sigillum Magnum dell’Università e la medaglia d’Onore dell’Accademia (i più alti riconoscimenti, che si danno ai Capi di Stato), ha spiegato ai media che «il trasbordo delle armi chimiche sarà breve e non comporterà nessun pericolo per la popolazione, neppure per chi abita nei pressi del porto. L’operazione – che in questo caso dovrebbe durare un tempo stimato dalle 10 alle 24 ore -, è abituale, non straordinaria», però le navi hanno bisogno di un attracco, il trasbordo dei container non si può fare in mare aperto; ecco perché hanno bisogno di un porto, insiste Breccia.
«La distruzione dei gas e dei liquidi avverrà, invece – chiarisce il professore -, in mare aperto, in acque internazionali. Questo materiale sarà distrutto poi completamente come prodotto chimico di scarto in Inghilterra e in Germania». Breccia dice convinto che «è molto più pericolosa una petroliera in Adriatico o nel Mediterraneo; è molto più facile che produca danni enormi all’ambiente se esplode, se affonda. Sono più pericolosi gli scarichi di prodotti chimici».
Il dubbio, però, lecito è un altro e riguarda gli arsenali di Assad che contenevano le armi chimiche. I depositi erano ventitré, alcuni dei quali in piena zona di battaglia durante la visita dei tecnici internazionali: Saranno stati tutti controllati e svuotati? È possibile che una certa quantità di quelle bombe sia stata occultata dall’esercito siriano per essere utilizzata in un secondo momento, oppure finita nelle mani dei ribelli per farne ricadere l’uso sulle spalle del tiranno?