fonte: http://bari.repubblica.it
Il tenore di vita era decisamente alto, nonostante il reddito mensile – calcolato negli ultimi 15 anni – fosse di soli 345 euro. C’era qualcosa che non andava, nel patrimonio di Alberto Di Bari: in pochi anni aveva acquistato immobili per un valore di 145mila euro, e aveva comprato e rivenduto svariate automobili e moto, per un valore di 167mila euro. Insomma, un patrimonio da un milione di euro che è stato ora sottoposto a sequestro e affidato al custode giudiziario di Trani, poiché non è prevista la facoltà d’uso né per Di Bari né per la sua famiglia.
Il sequestro preventivo, cui seguirà la confisca, include anche una villa di lusso completa di piscina, arredi, impianti tecnologici, videosorveglianza e suppellettili di pregio, con annesso appezzamento di terreno e due veicoli.
Il 42enne, infatti, è indagato per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso. E’ un pluripregiudicato con precedenti penali per detenzione illegale di armi e munizioni, contrabbando e furto aggravato, e ora si trova in carcere. Su di lui i carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Bari hanno svolto una lunga indagine, che già il 18 marzo 2015 aveva portato all’arresto di 18 persone, proprio per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso.
Era una vera banda di narcotrafficanti, quella sgominata dalle forze dell’ordine: Di Bari ne faceva parte, e con gli altri era solito fare rapine con i kalashnikov nel Nord Barese, per ottenere droga. A capo del gruppo c’era Filippo Griner, 32enne di Andria, forte di un potere che si estendeva fino a Bisceglie e di un arsenale di armi da guerra. E lo stile mafioso della banda era evidente anche nei riti di affiliazione, nelle gerarchie da rispettare, negli incarichi precisi e nelle paghe settimanali per i ‘soldati’.
Si trattava ogni tipo di stupefacente, in particolare cocaina, eroina e hashish, per un volume d’affari di decine di migliaia di euro. E non mancavano le parole in codice: nelle intercettazioni si è notato come le dosi diventavano “bambini” da portare al parco. Chi non stava alle regole del clan subiva assalti e rapine: in un caso fu rapinato un corriere della droga concorrente, che stava portando un chilo di cocaina da spacciare sulla piazza di Bisceglie.