
Il solito raggiro per evitare di pagare l’Iva, ma solo a livelli elevatissimi, tanto da far diventare il gruppo di società che ruotano attorno alla famiglia Califano, uno dei maggiori gruppi del settore petrolifero in Italia per quanto riguarda le “pompe bianche”. Il sistema avrebbe danneggiato lo Stato e pesantemente i concorrenti nella vendita di carburanti. Un’indagine complessa quella dei militari della Guardia di Finanza di Salerno, al comando del tenente colonnello Claudio Molinari, coordinati dal procuratore capo Antonio Centore e dai sostituti Davide Palmieri e Angelo Rubano della Procura di Nocera Inferiore e che si inserisce nel solco delle grandi inchieste sul mondo dei petroli condotte dalle principali Procure italiane e che vedono molti indagati comuni.
Le misure cautelari
Il Gip del tribunale di Nocera Inferiore ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti del 36enne Romolo Califano, mentre ai domiciliari sono andati il 61enne padre Luigi e il 31enne fratello Bruno, tre noti imprenditori di Castel San Giorgio e punti di riferimento di alcune delle aziende di famiglia che operano nel mondo dei carburanti.
Ai domiciliari anche il 42enne commercialista Vittorio Del Bene di Nocera Inferiore e il 41enne Felice D’Agostino originario di Molfetta. Divieto di dimora nelle province di Salerno e Avellino e a Roma per il 59enne Marco Purgante di Nocera Superiore, la 52enne Giulia Del Regno di Fisciano, il 45enne Gianluigi Rapido e la 36enne Luisa Vaccaro di Castel San Giorgio. Indagati per associazione per delinquere con il ruolo di capi, promotori e organizzatori della gang i Califano e Del Bene. Collaboratori di Romolo Califano sarebbero stati Purgante, Del Regno e Rapido. La Vaccaro, invece, sarebbe stata riferimento di Romolo Califano nella gestione di una società.
I sequestri sono nell’ordini di 60 milioni di euro alla Califano Service, di circa 48 milioni di euro nei confronti della Innovation Fuel, di 3,2 milioni di euro della Califano Service di Rufino Anna, di 667mila euro alla Ab Service , di 7,6 milioni di euro alla My Oli Company, di 6,3 milioni di Euro alla Made Petrol Italia (in solido con Anna Bettozzi e Virginia Di Cesare), di 9,9 milioni di euro alla Vp Company per un totale che supera i 136 milioni di euro.
Sono 82 gli indagati in tutta Italia a vario titolo per associazione per delinquere, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ricettazione, riciclaggio e reimpiego di denaro provento di reato, omesso versamento d’imposta, sostituzione di persona, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.
Il raggiro
Secondo l’ipotesi accusatoria sarebbero state annotate, tra il 2017 e il 2020, nelle scritture contabili delle società coinvolte fatture per operazioni inesistenti, per un importo superiore ai 900 milioni di euro, con una sottrazione al pagamento dell’Iva di oltre 160 milioni di euro. Alcuni depositi fiscali di prodotti petroliferi, con sede a Roma, dopo aver versato le accise, vendevano ingenti quantitativi di carburante a quelle che in realtà erano società “cartiere” (di fatto non operative) che a loro volta li rivendevano alle imprese di distribuzione. L’Iva avrebbero dovuta pagarla queste società cartiere, per la Procura «scatole vuote» che dichiaravano di avere i requisiti di esportatore abituale, ma non lo facevano.
Le società di distribuzione acquistavano i prodotti petroliferi senza Iva e li vendevano in Campania, a prezzi inferiori a quelli di mercato, con enorme danni per i concorrenti e una voragine fiscale per lo Stato.
fonte: Salvatore De Napoli – www.lacittadisalerno.it
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