Ingaggiare una escort per fermare un magistrato che a Trani stava scoperchiando la pentola dei reati commessi dagli amministratori pubblici: era stato ipotizzato anche questo negli anni della gestione malata degli uffici inquirenti di Trani da parte di Carlo Maria Capristo – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
Lo ha denunciato a Potenza il sostituto procuratore Michele Ruggiero (oggi in servizio a Bari) e lo hanno confermato due impiegati della Procura tranese. A ventilare l’ipotesi di attaccare trasversalmente il magistrato sarebbe stato Domenico Cotugno, cancelliere in servizio nella segreteria di Capristo e collaboratore di uno studio legale che difendeva proprio gli amministratori indagati da Ruggiero. «Dicevano che Ruggiero era di famiglia ricca di Bitonto, per cui era incorruttibile, ma aveva un punto debole: le donne. Quindi l’unico modo per manipolarlo sarebbe stato mandargli una donna bella e disponibile», hanno riferito i due impiegati. Tranello di cui però il magistrato si accorse subito, dopo una strana richiesta di amicizia su Facebook da parte di una donna molto vistosa, così come nel 2015 si accorse delle fughe di notizie sulla sua indagine sul “Sistema Trani“, aprendo un fascicolo che poi il procuratore capo si autoassegnò e per il quale chiese l’archiviazione.
In merito ai comportamenti poco ortodossi di Capristo sono state raccolte le dichiarazioni di ex colleghi tranesi come il gip Roberto Oliveri del Castillo, che non archiviò un’inchiesta del pm Antonio Savasta in cui l’avvocato Giacomo Ragno era indagato per usura: «C’era materia per un procedimento a carico dell’avvocato, del quale Capristo mi disse che era un galantuomo e che il risentimento di colui che lo aveva denunciato era dovuto a questioni di donne». «Le pressioni finalizzate a farmi valutare positivamente la posizione di Ragno furono reiterate da Capristo — ha aggiunto il giudice — che mi fece anche un paio di telefonate, continuando a dirmi che dovevo archiviare velocemente». In relazione ai rapporti fra Capristo e Ragno sono risultate significative anche le parole del pm Fabio Buquicchio (oggi alla Dda di Bari): «L’assiduità dei rapporti tra i due creavano un contesto imbarazzante. È capitato che Capristo mi chiamasse nel suo ufficio e mi chiedesse informazioni riservate in ordine alle indagini da me condotte alla presenza dell’avvocato Ragno. Ricordo che gli dissi che non avrei risposto alla presenza di un estraneo e così fu».
Buquicchio ha anche evidenziato come «parallelamente a questi rapporti di particolare vicinanza, gli incarichi professionali di Ragno si moltiplicassero», spiegando che dopo qualche tempo di lavoro a Trani era «nauseato da quell’esperienza, in quanto era probabile già all’epoca che vi fossero rapporti ambigui attorno ad alcuni colleghi tra cui Savasta e Scimè». E non è stato un caso che Buquicchio ha chiesto il trasferimento a Bari. Così come accadde al collega Marco D’Agostino, che appena si liberò un posto scappò a Brindisi.
«Quella di Trani non è stata una bella esperienza — ha raccontato — Era un ufficio in cui giravano molti pettegolezzi e Savasta e Scimè erano chiacchierati. Ricordo l’assidua frequentazione dell’ufficio di Savasta da parte dell’avvocato Papeo, che era un suo parente». Anche per D’Agostino la presenza dell’avvocato Ragno nella stanza del procuratore era «costante e anomala».
