Anche due clan coinvolti nel mercato dei voti. I fascicoli ora sono 16

fonte: Angela Balenzano – bari.corrieredelmezzogiorno.corriere.it

BARI –  Ci sono gli indagati e le inchieste sono più di una. Almeno sedici, secondo indiscrezioni investigative. E intanto la procura di Bari conferma le notizie pubblicate nei giorni scorsi dal Corriere del Mezzogiorno relative alle indagini sul voto di scambio alle ultime elezioni amministrative a Bari. Nei giorni scorsi nel registro degli indagati sono state iscritte le prime quattro persone (sia di centrodestra che di centrosinistra e pare che tre di loro siano donne) nei confronti delle quali è stato ipotizzato il reato di corruzione elettorale: è possibile che nel frattempo ci siano state altre iscrizioni. Anche perché è stata aperta un’indagine per ogni tipologia di denuncia e sono suddivise sulla base dei nomi dei candidati. Per questo i fascicoli sarebbero sedici (un numero giustificato dal fatto che le denunce sono state fatte ai vari organi di polizia) ed è possibile che, nel corso degli accertamenti, vengano unificate per confluire in una inchiesta unica. Le indagini in atto sono coordinate dal capo della procura di Bari, Giuseppe Volpe e al lavoro c’è un pool di magistrati specializzati in reati contro la pubblica amministrazione. Le persone sospettate di brogli elettorali — secondo quanto emerso fino a questo momento— avrebbero offerto denaro, buoni benzina, buste cariche di spesa in cambio di un voto. Gli investigatori ipotizzano anche l’esistenza di un sistema collaudato per pilotare i voti di alcuni candidati da far sedere al consiglio comunale e da utilizzare in un momento successivo per chiedere favori. Secondo indiscrezioni, gli inquirenti sospettano il coinvolgimento della criminalità organizzata di Bari: due clan in particolare, i più temibili e infiltrati della città, sarebbero scesi in campo per ge- stire la compravendita garantendo un pacchetto di voti consistente al candidato in questione. Su questo aspetto sarebbero in atto ulteriori approfondimenti. Con la presenza di clan mafiosi a Bari resta infatti sempre alto il pericolo della loro infiltrazione nel tessuto economico e sociale della città e in passato a Bari non sono mancati casi di gravi brogli elettorali che hanno portato a bufere giudiziarie.

Le indagini sul presunto voto di scambio nelle ultime elezioni comunali sono state avviate dai poliziotti della Digos già durante la campagna elettorale, in seguito a segnalazioni e poi anche a denunce circostanziate. Nei fascicoli di indagine sono allegati le dichiarazioni delle persone ascoltate negli uffici della Questura, gli screenshot dei messaggi ricevuti, i post dei social network, tutti dal contenu- to più o meno esplicito sulla compravendita dei voti.

Dopo la pubblicazione della notizia dei primi quattro indagati il deputato barese del M5S e presidente della commissione Affari Costituzionali ha firmato una interrogazione urgente nella quale chiedeva di mettere in campo iniziative concrete contro la corruzione elettorale e alla quale ieri il Ministro dell’In- terno, Matteo Salvini ha risposto durante la question time alla Camera.

«Il Viminale conferma massima attenzione ai casi di corruzione elettorale — ha detto Brescia in una nota— da ieri è in vigore la nuova legge contro il voto di scambio politico-mafioso, uno strumento in più per spezzare il patto tra politica e criminalità organizzata».

La procura di Bari intanto non ha fornito alcuna informazione al ministro Salvini sulle indagini in corso a Bari perché «coperte dal segreto». La richiesta di informazioni arrivava dal Viminale perché il vicepremier doveva rispondere all’interrogazione parlamentare dei 5 Stelle.

 

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